Angelo, bacia per me mia madre mio padre i miei fratelli anche Evelina e Adalgisa. Di’ a miei amici che si ricordino di me e dei miei figli salutami Walter. (Sbardella Guerrino, anni 28, operaio tipografo, partigiano delle bande di ”Bandiera Rossa”, fucilato nel febbraio 1944 a Roma).
CANZONE DEL PRIGIONIERO DI GUERRA
Che tristi giorni ho passato
Laggiù confinato nel campo lontano
Come ero sempre affamato,
e come aspettavo quel pezzo di pan,
di rancio ahimè, e quel caffè,
ho preso con volontà,
l’ho bevuto faceva pietà,
R i t o r n e l l o
Non ti potrò scordar,
o prigionier di guerra,
col pagliericcio di terra,
le scarpe rotte ai piè,
ricordi quelle sere,
la nel concentramento,
con i pidocchi a cento,
non mi lasciavan dormir.
Ragazzi orsù c’è l’appello,
formiamo il drappello,
ci voglion contar.
C’è la brodaglia nel secchio,
è sporca parecchio,
ma non ci badar,
il rancio ahimè,
e quel caffè,
ho preso con volontà,
l’ho bevuto faceva pietà,
R i t o r n e l l o
Non ti potrò scordar
o prigionier di guerra,
col pagliericcio di terra,
le scarpe rotte ai piè,
ricordi quelle sere,
la nel concentramento,
con i pidocchi a cento,
non mi lasciavan dormir.
F i n a l e
Ritornerò mammina,
ritornerà il sorriso,
sopra al tuo dolce viso,
che desiderio d’amor.
(Landoberg, 24 aprile 1945, dal Diario dell’artigliere Attilio Tarchi)
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