L’ogetto principale della ricerca di Fanasca è ovviamente la Natura. Ogni opera è un microcosmo, mano a mano che lo sguardo si avvicina alla scultura è come entrare in un mondo a parte, uno spazio intimo fatto di codici e simboli, elementi che caratterizzano l’anima dello stesso autore.
Un viaggio introspettivo dunque, dove i singoli elementi si uniscono insieme per creare un mondo ideale, un rifugio forse. Una maestria sopraffina nel trattare la pietra dando l’impressione come se i singoli soggetti fossero sempre stati li, fossero sempre appartenuti a quello spazio. L’artista percorre la strada dell’unità tra materia e natura preferendo forme lisce e perfettamente levigate che seguono la natura spontanea della pietra. Ogni forma, ogni elemento è carico di passione e sentimenti che obbliga l’osservatore a emozionanti introspezioni.
Forme delicate cariche di amore, di pathos, sono queste le caratteristiche che contraddistinguono le opere di Fanasca il più giovane artista italiano che nel 1939 conseguì il titolo di Littore dei marmisti.