Guida ai sistemi elettorali

Creato il 27 luglio 2012 da Idispacci @IDispacci

“Un sistema elettorale può concorrere a strutturare il sistema politico, e soprattutto a mantenerlo nelle condizioni in cui era fin dall’inizio strutturato”

In un sistema democratico non vi è fase più importante delle elezioni: è l’atto politico per eccellenza, che coinvolge attivamente i cittadini e che concretizza la volontà politica nazionale. E in democrazia rappresentativa ciò si traduce in quel meccanismo di libera competizione tra gli attori politici, una competizione che ha per oggetto il voto popolare. Se le elezioni sono dunque così importanti, allora è fondamentale conoscere e capire quelle regole con la quale i voti si trasformano in seggi parlamentari: le leggi elettorali.

Il linguaggio politichese è ancor più incerto ed elusivo in materia elettorale, e l’elettore fa sempre più fatica a seguire i dibattiti che porteranno alla formulazione di quelle norme che determineranno non solo le modalità di elezione ma anche – e soprattutto – il sistema politico!

Il processo di filtraggio dei voti dipende innanzitutto dalle peculiarità territoriali: l’utilizzo o meno di circoscrizioni, e la dimensione di queste, incide sulla diretta relazione tra elettorato attivo e quello passivo (più sono piccole e più saranno avvantaggiati i partiti radicati sul territorio); la scelta del collegio uninominale piuttosto che plurinominale stabilirà il numero dei vincitori e i relativi seggi; la presenza di correttivi (c.d. redistricting) capaci di distribuire omogeneamente i collegi per compensare gli effetti distorsivi, così i parametri per il conteggio e l’assegnazione dei seggi garantiscono il principio dell’uguaglianza del voto.

In secondo luogo, un buon sistema deve rispecchiare la volontà elettorale, allora, la traduzione dei voti può avvenire in tre formule: maggioritario assoluto (50% dei voti + 1), relativo o preferenziale (ordine di preferenze decrescente), con uno o due turni (i due candidati più votati concorrono al ballottaggio); proporzionale con voto di lista (bloccata o di preferenza) e la presenza di un quoziente elettorale capace di ripartire con formule matematiche il numero dei voti su i seggi; corretto (o misto) con elementi sia maggioritari che proporzionali.

Infine, oltre alla rappresentatività, bisogna guardare anche agli effetti sulla governabilità e quindi l’adozione di sbarramenti con percentuale minima (requisito di accesso) e di premi di maggioranza (incentivo di coalizione).

La complessità sistemica, gli opportunismi partitici e le ragioni storiche-sociali fanno si che un modello elettorale possa funzionare in un paese e non possa esser esportato con la facilità che vorrebbero alcuni commentatori e politici. E in una logica italiana prima proporzionale puro con un premio di maggioranza mai applicato (1946-93) e dopo misto con un maggioritario a collegio unico nazionale e un turno unico, un recupero del 25% dei seggi su base proporzionale, la presenza di liste bloccate e uno sbarramento al 4% (1993-05), oggi vantiamo un sistema misto complesso e caotico con l’eliminazione dei seggi uninominali, l’aggiunta di circoscrizioni estere, una diversificazione delle soglie di sbarramento e la denominazione di un capo di coalizione in prospettiva di governo.

Il porcellum – frutto di tatticismi politici – ha evidenziato rilevanti lacune, ed oggi – in parte anche alle pressioni del quirinale – (im)pone ai partiti ad un’ulteriore riforma elettorale. Con l’impossibilità di anticipare gli scenari italiani è comunque possibile ipotizzare i modelli più vantaggiosi per il sistema politico italiano – o più spregiudicatamente partitico.

Che il proporzionale equivalga unicamente alla democrazia è stato ampiamente smentito, perciò l’utilizzo di un sistema in parte maggioritario uninominale (un vincitore, un seggio), e, in parte proporzionale come compensatore (c.d. scorporo), non solo sarà democratico ma pure stabile (soprattutto in situazioni di crisi) e con un premio di maggioranza ai partiti, anziché alla coalizione, si avrà uno scenario più compatto – e qualora si pensi ad un sistema di natura presidenziale, il doppio turno sarà necessario per eliminare le forze antisistema ed attuare il passaggio al sistema bipolare –; ma è comunque possibile l’adozione di un proporzionale plurinominale con una restrizione delle circoscrizioni, soglie di sbarramento, che pur determinando effetti maggioritari escluderanno il voto utile. Il dilemma comunque permane: preferenze o liste bloccate?

BKS


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