Quindici partite disputate, quattro miseri punti accumulati e cinque eliminazioni consecutive al primo turno. Questo il magro bottino con cui l'Ecuador si appresta ad affrontare per la venticinquesima volta la Copa America, manifestazione poco foriera di soddisfazioni per la Tri, che non ha superato lo scoglio del primo turno per ben ventidue volte. Un'habitué, verrebbe da dire, dell'eliminazione precoce, una nazionale diventata nota, calcisticamente parlando, solo negli ultimi quindici anni, ovvero dopo aver centrato, nel 2002, la prima storica qualificazione alla fase finale di un Mondiale di calcio. Stupisce, quindi, che nel momento di maggior splendore a livello internazionale, l' Ecuador abbia collezionato figure barbine in territorio continentale, capace di regalare gioie solo nelle due edizioni disputate fra le mura amiche ('59,'93), concluse con un onorevole quarto posto, miglior piazzamento di sempre.
La rappresentazione massima del calcio ecuadoregno, ben superiore a quella mostrata durante Germania '06 (storica qualificazione agli ottavi di finale, dove perse onorevolmente contro lo squadrone inglese di Sven Goran Eriksson), andò in scena nel 1997, nella famosa Copa America dell'altura, fattore che aiutò - oltre che i padroni di casa boliviani (sorprendentemente secondi) - la squadra all'epoca allenata da Maturana, considerato tutt'oggi un guru nella piccola nazione sudamericana. Vinto il girone davanti ai mostri sacri argentini, la Tri, che impressionò per il gioco esibito, non oltrepassò i quarti di finale dopo aver perso ai calci di rigore contro il Mexico, affrontato per la prima volta coi favori del pronostico. E come a chiudere un cerchio magico con quell'indimenticabile 1997, l'Ecuador - in questa edizione - affronterà la Bolivia (allora padrona di casa), il Cile (organizzatore dell'evento quest'anno) e proprio quel Mexico che interruppe il sogno della Tri diciotto anni fa.
ANALISI TECNICO-TATTICADopo l'ottimo lavoro di Rueda, che ha proseguito la tradizione favorevole dei tecnici colombiani sulla panchina della Tri, iniziata con Maturana e proseguita con Gomez ( Giappone & Corea 2002) e Suarez ( Germania 2006), la federazione ecuadoregna si è affidata al boliviano Quinteros, capace in patria di fare incetta di trofei con l' Emelec. Una scelta giunta un po' a sorpresa dopo l'interregno di Vizuete, che non s'era fatto disprezzare nelle quattro partite alla guida della selezione del suo paese e attualmente sulla panchina del sorprendente Mushuc Runa nella Serie A ecuadoregna. Ma tant'è. I dissapori fra la Federazione e lo stesso Vizuete hanno portato al divorzio. E così si è giunti a Quinteros, che, a differenza del predecessore, pare intenzionato a proseguire sul solco tracciato dai predecessori colombiani, che negli scorsi anni innestarono il DNA del 4-4-2 nelle vene del calcio ecuadoregno.
In porta pochi dubbi: sarà ancora Dominguez ad indossare i guantoni da titolare. Una novità, e qualche dubbio, per quanto riguarda la linea a quattro difensiva: a destra, salvo improbabili stravolgimenti, giocherà Paredes, esterno destro del Watford, reduce da dodici mesi assai positivi fra Mondiale e promozione in Premier League - da protagonista - con gli Hornets; a sinistra il ballottaggio fra gli esperti Ayovi (monumento della Tri e capitano in pectore) e Bagüí dovrebbe essere vinto dal primo, mentre in mezzo, a causa dell'addio - dopo tredici anni di onorata militanza - di Guagua, Quinteros deve sciogliere ancora le riserve su chi sarà - fra l'esperto Achilier (favorito anche per essere stato alle dipendenze del tecnico boliviano all'Emelec) e il più verde Mina - il compagno di reparto dell'inamovibile Erazo. A centrocampo peserà, e non poco, l'assenza a destra di Antonio Valencia, il calciatore ecuadoregno di maggior spessore internazionale, in grado di dare una preziosissima mano sia in fase offensiva che difensiva, quest'ultima migliorata ulteriormente nell'ultimo anno grazie alla sapiente guida tattica di Louis Van Gaal.
Due le opzioni a disposizione di Quinteros per sostituirlo: Renato Ibarra del Vitesse, favorito, e il giovanissimo Jonathan Gonzales, anche se non sono da scartare altre soluzioni, come lo spostamento di fascia di Montero o Fidel Martinez, giocatori in ballottaggio fra loro - col primo nettamente favorito - per la corsia di sinistra. In mezzo al campo, invece, pochi dubbi: la coppia centrale sarà costituita dai piedi buoni di Noboa e dalla grinta di Lastra, vera e propria novità della Tri targata Quinteros. In attacco, complice il discusso forfait di Caicedo, spazio all'accoppiata Bolaños-Valencia: il primo, trequartista/seconda punta di grande efficacia, si sta mettendo in mostra con la maglia dell'Emelec, trascinata a suon di goal (ben sei in nove partite) fino ad un inatteso quarto di finale in Copa Libertadores, mentre il secondo, reduce dalla prima stagione europea con la maglia del West Ham, potrebbe finalmente esplodere nel ruolo a lui più congeniale di prima punta.
LA STELLAAssenti Antonio Valencia e Caicedo, il ruolo di stella spetta, senza alcun dubbio, a Enner Valencia. Nonostante un'annata in chiaroscuro al West Ham, complice anche un Allardyce che non ha saputo esaltarne appieno le caratteristiche, l'ex attaccante del Pachuca torna a vestire la maglia della Tri, con la quale difficilmente fallisce. E gli undici gol realizzati (tre al Mondiale brasiliano) in appena diciannove incontri, ne sono la più fulgida testimonianza. L'assenza di Felipe Caicedo, oltretutto, potrebbe addirittura agevolarlo nonostante lo renda orfano delle preziose sponde dell'attaccante dell'Espanyol: giocare prima punta, avvalendosi della preziosa collaborazione di Bolaños, dovrebbe renderlo ulteriormente letale in fase realizzativa. Oltre all'aspetto squisitamente tattico, Valencia sarà mosso da grande spirito di rivalsa e vorrà mostrare al mondo intero che vale i quindici milioni spesi lo scorso anno dagli Hammers, pronti (forse) a cederlo alla Sampdoria in cambio di Obiang.
LA SORPRESADifficile definirlo potenziale sorpresa, visto lo straordinario rendimento offerto in Libertadores, ma Miller Bolaños può rappresentare davvero la chiave di volta della Tri. Calciatore in grado di fare la seconda punta o il trequartista con un'efficacia sotto porta da puntero, Bolaños, a venticinque anni suonati, è chiamato alla definitiva consacrazione in una manifestazione di grande respiro internazionale, straordinaria vetrina per poter sbarcare nel calcio europeo, dove diversi club lo stanno seguendo da tempo. I dubbi, vista la pessima esperienza nella MLS con i Chivas, restano e, secondo alcuni, sono anche di natura psicologica. In Cile, sotto la sapiente guida di chi, all'Emelec, l'ha reso grande, ha un'enorme chance per smentire gli scettici. Ora o mai più: ultima chiamata per il ragazzo di Duran.
PROSPETTIVENonostante le pesanti assenze di Felipe Caicedo e Antonio Valencia, l' Ecuador ha tutte le carte in regola per centrare la qualificazione ai quarti di finale. Inserito nel gruppo A con Cile, Mexico e Bolivia, la Tri potrebbe sfruttare il tono dimesso con cui i messicani affronteranno la manifestazione, imbottiti di seconde linee in vista della partecipazione - nel mese di luglio - alla Gold Cup, e centrare un secondo posto a cui la Bolivia, in tutta franchezza, pare non poter ambire. Il sorteggio, al di là dello scontro diretto contro i padroni di casa (gara inaugurale della Copa America 2015), ha arriso agli uomini di Quinteros, che possono spezzare l'incantesimo e, diciotto anni dopo, strappare il pass per i quarti di finale. Ma attenzione al Messico, già capace, in passato, di far piangere l'Ecuador contro i favori del pronostico: sarà così anche stavolta?
Guida Copa América 2015, Gruppo A: l'Ecuador ultima modifica: da