Guida galattica alle comedy estive

Creato il 09 settembre 2014 da Nicola933
di Giulia Ferrari - 9 settembre 2014

Di Giulia Ferrari. D’estate i palinsesti si svuotano, fioccano le repliche e ci si ritrova a vedere dieci episodi scarsi a settimana contro i trenta che popolano i nostri calendari in autunno.
Si sa anche che c’è una sottile discriminazione verso le comedy e le sit-com. A parte fenomeni di massa come Big bang theory e How I met your mother, sono davvero poche le serie di questo tipo ad avere un largo seguito.
Abbiamo quindi deciso di fare una specie di guida ai pilot delle comedy che abbiamo visto quest’estate, anche se la verità è che non c’è molto da dire.

Partiamo con Garfunkel and Oates (IFC), con Kate Micucci (Scrubs, Big Bang Theory) e Riki Lindhome (Big Bang Theory, Pushing Daisies), nei panni di un duo comico/musicale che fra un locale di stand-up comedy e l’altro cercano di sfondare a Hollywood. Sulla carta è una specie di versione femminile di Flight of the conchords (HBO) in cui una band composta da due ragazzi cerca la fama a New York. Sulla carta, appunto. Il pilot in realtà è abbastanza assurdo, piuttosto al passo coi tempi ma è più irritante che divertente.

A proposito di irritante, c’è quell’orrore di Married (FX), classica comedy su una coppia sposata (Judy Greer e Nat Faxon) che non ha più un minuto di intimità a causa dei figli piccoli. Il marito è frustrato e la moglie si rifugia in fantasie adolescenziali in stile Twilight. Già le premesse non erano ottime, il pilot è anche peggio fra cliché, momenti a dir poco imbarazzanti e di nuovo il problema del non far ridere.

A tenere alta la bandiera del mockumentary c’è Almost Royal (BBC America). Girata in stile Borat, la serie segue le avventure di due ragazzi inglesi (Ed Gamble e Amy Hoggart), fratello e sorella, appartenenti ad una famiglia vagamente nobile (sono circa 47esimi in linea del trono).
I due sono a spasso per gli Stati Uniti, sono completamente ignoranti e non possiedono il filtro cervello-bocca, mettendo così in difficoltà gli americani con le loro domande fuori dal mondo. Se vi piace il genere, è trash quanto basta ed esilarante.

Sempre sull’argomento “persone che vanno all’estero e devono abituarsi” c’è il carinissimo Welcome to Sweden, ideato da Greg Poehler e prodotto dalla sorella Amy che fa anche un cameo nel pilot. Il protagonista è fidanzato con una ragazza svedese e andrà a vivere con lei nel vecchio continente, dovendo però fare i conti con le usanze del luogo (e con la famiglia di lei) che lo lasciano inizialmente spaesato. Ovviamente armatevi di sottotitoli perché lo show è praticamente per metà in svedese.

Ultima comedy, ma non meno importante, anche perché fra tutti è il migliore, You’re the worst (FX), con Chris Geere e Aya Cash. Due persone fondamentalmente instabili – lui uno scrittore inglese che ancora non ha sfondato, lei una publicist dei vip autodistruttiva e cinica – si rendono conto di non essere in grado di costruire una relazione sana con nessuno e decidono di provare a farlo uno con l’altro.

L’idea sembra un po’ cliché, ma i personaggi (anche quelli secondari) funzionano bene, le storyline sono piuttosto originali e fa parecchio ridere, anche se chiaramente non è la classica serie con le risate registrate che fa ridere perché c’è uno che fa le pernacchie con le ascelle, l’umorismo è abbastanza crudele e vagamente british.

Bonus: i preair

I pilot di queste serie non sono ancora andati in onda ma sono reperibili online per vie traverse. 

Selfie: nuovo progetto ABC con Karen Gillan (Doctor Who) e John Cho (Sleepy Hollow), un adattamento un po’ alla lontana di My Fair Lady, ovvero lei va da lui perché ha bisogno di un makeunder e di disintossicarsi dai social network. Tutto sommato abbastanza insipido e che non penso durerà più di dieci puntate, ma si lascia guardare perché Karen Gillan è come sempre l’amore, nonostante abbia abbandonato il suo accento scozzese.

A to Z: serie NBC prodotta da Rashida Jones (Parks and Recreation), con Cristin Milioti (How I met your mother) e Ben Feldman (Drop Dead Diva). La serie segue la storia d’amore fra Andrew e Zelda con un voiceover in stile Pushing Daisies (la voce è di Katey Sagal, la doppiatrice di Leela in Futurama, ma soprattutto è Gemma della serie cult Sons of Anarchy) e con i titoli degli episodi che seguiranno l’alfabeto. Il pilot per esempio si intitola Acquaintance, (perché Andrew e Zelda si conoscono), il secondo titolo inizierà per B e così via fino alla Z. Sì, è terribile.
Oltretutto i personaggi secondari sono caratterizzati col machete e fondamentalmente insopportabili. I protagonisti sarebbero anche carini se non avessimo già visto storie del genere qualche milione di volte. Il pilot comunque è pieno di rimandi a Ritorno al Futuro (c’è addirittura un cameo di Lea Thompson). Questo, e le sporadiche risate qua e là sono i motivi (non validissimi) per cui è salvabile, almeno fino al secondo episodio.


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