Semplicità, chiarezza, operatività. Il tutto in un pratico libello di appena 94 pagine. Questa la Guida Operativa per l’alternanza scuola-lavoro che il MIUR ha emanato giovedì 8 ottobre e che dovrebbe rispondere in maniera chiara ed esaustiva a tutte le questioni che scuole, ma anche imprese, si troveranno ad affrontare nei prossimi mesi. Questa strategia didattica infatti è divenuta oramai obbligatoria per gli studenti dell’ultimo triennio di tutte le scuole secondarie superiori italiane in base a quanto stabilito da “La Buona Scuola”.
Mettendoci per un attimo nei panni di un qualsiasi Responsabile HR, già alle prese con le mille insidie dei cambiamenti normativi degli ultimi mesi, e preso di solito da un’operatività che ben poco tempo gli lascia per gli approfondimenti, proviamo a chiarire come fare per attivare percorsi di questo genere, che rappresentano un’opportunità davvero interessante.
Proviamo dunque a tirare le fila di quelli che saranno i prossimi step che le aziende dovranno fare per poter attivare percorsi di alternanza scuola lavoro.
STEP 1: IL CONTATTO CON LE SCUOLE
Il Preside è la figura deputata a contattare le aziende che ritiene maggiormente interessanti per i profili professionali che ha all’interno del proprio Istituto. Quanto prima dovrebbe essere operativo un registro presso le Camere di commercio, industria artigianato e agricoltura locali in cui saranno indicizzate tutte le aziende disposte ad attivare percorsi di alternanza. Le modalità con cui le imprese potranno iscriversi a questo registro non sono ancora chiare. Chi vivrà vedrà. Nel frattempo, le scuole potranno avvalersi delle collaborazioni già esistenti o attivarne di nuove anche sulla base dei Protocolli di Intesa sottoscritti dal MIUR.
STEP 2: LA SELEZIONE DEL TUTOR AZIENDALE
Figura particolarmente rilevante e non semplice da selezionare, ha il compito di collaborare con la scuola alle progettazione, organizzazione e valutazione dell’esperienza di alternanza. Sarà quindi il ponte tra l’impresa, l’istituto e lo studente.
STEP 3: LA PROGETTAZIONE
Parola d'ordine: condividere. Tutto: competenze, metodi, agende. Come ben ribadisce più volte la Guida Pratica del MIUR non c’è miglior percorso di formazione di quello co-progettato tra scuole ed aziende. L’impresa è per certi versi titanica, perché richiede la capacità da parte di entrambi gli attori di capire le esigenze dell’altro e di renderle compatibile con la propria struttura e cultura. Essendo la fase più importante e delicata, teoricamente, richiede mesi.
STEP 4: LA SOTTOSCRIZIONE DELLA CONVENZIONE E DEL PATTO FORMATIVO
La Buona Scuola affronta uno dei problemi più temuti, la burocrazia, spiegando nel dettaglio la modulistica. È il caso della convenzione da stipulare tra scuola ed azienda nella quale, oltre ai consueti dati anagrafici, bisognerà indicare le attività che il giovane svolgerà durante il periodo di alternanza e tutte le norme a cui dovrà attenersi durante la sua permanenza in impresa. Da allegare, il patto formativo, nel quale lo studente giura con un “patto di sangue” che eseguirà tutte le attività previste dalla convenzione sotto la supervisione del tutor aziendale e scolastico.
STEP 5: LA SICUREZZA SUL LUOGO DI LAVORO
Da sempre la “bestia nera” dei datori di lavoro, la Guida richiama espressamente l’articolo 2, comma 1, lettera a), del D. Lgs. 81/2008 per cui gli studenti in alternanza sono equiparati a lavoratori per tutto ciò che concerne la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro. Importante: la formazione sulla sicurezza generica può essere svolta interamente a scuola. Particolare attenzione alle imprese per cui sussistono rischi specifici in base al documento di valutazione dei rischi, le quali dovranno farsi carico degli accertamenti preliminari per verificare l’assenza di controindicazioni alle attività a cui gli studenti saranno destinati.
Nelle 94 pagine di operatività fornite dal Ministero questi sono i primi orientamenti che le imprese possono prendere a riferimento, in attesa delle prossime Circolari che definiranno meglio i dettagli dell’impianto delineato. Aziende, pronte a partire?
Carlotta Piovesan