Nozioni di base che un buon parrucchiere dovrebbe conoscere sui capelli:
Un buon parrucchiere non dovrebbe limitarsi a cercare la “bellezza” fine a se stessa ma dovrebbe raggiungere l’obiettivo nell’ambito della sua professione, di ottenere una “acconciatura” esteticamente valida e soddisfacente, garantendo e preservando anche la salute e la qualità del capello. A tutti i parrucchieri durante l’esercizio della loro attività lavorativa capita di dover affrontare situazioni difficili: capelli senza tono, molli, demineralizzati e senza elasticità, decheratinizzati, disidratati; situazioni queste, che obbligano a delle riflessioni e scelte precise, soprattutto nell’ambito della reazione inevitabile che le diverse tipologie di “capello” presentano al contatto con le sostanze chimiche utilizzate dall’acconciatore dall’inizio alla fine della pettinatura. Sostanze chimiche che andranno inevitabilmente sui capelli e sul cuoio capelluto.
Già da oggi ma ancor più nel prossimo futuro, la figura del parrucchiere sarà chiamata a rispondere a richieste sempre nuove da parte della clientela che sarà sempre più esigente e attenta al benessere e alla bellezza di cute e capelli.
Si presenterà dal proprio acconciatore desiderosa di ottenere trattamenti non solo estetici ma anche “curativi”, che le consentano e le garantiscano di conservare nelle condizioni ottimali capelli e cuoio capelluto.
Ecco perché un buon parrucchiere più che di “taglio e piega” parla di “curare” i capelli e a tal proposito ricorda che prima di “curare” bisogna soprattutto “aver cura” dei capelli e, va da se che per aver cura dei capelli bisogna conoscerli a fondo, quanto meno per evitare innanzi tutto di “maltrattarli”.
Alla luce di queste premesse un buon parrucchiere deve saper rispondere a queste domande:
I capelli svolgono una pluralità di funzioni: proteggono e difendono la volta cranica dai colpi, dalle radiazioni solari non sempre benefiche; esercitano una importante funzione di “preavviso” sollecitando l’istinto quando avvertono l’avvicinarsi di un ostacolo; inoltre svolgono un ruolo decisivo verso la nostra psiche nelle relazioni interpersonali e per la nostra autostima.
Quando il capello e il sistema follicolare attivo è sano, esercita una funzione protettiva naturale con le secrezioni sebacee e sudoripare che vanno a costituire un “rivestimento”:
Questo “rivestimento” protettivo naturale della cute, ha una funzione antibiotica dovuta alla sua naturale acidità. Infatti essendo a pH leggermente acido inibisce la proliferazione di diverse famiglie di microbi patogeni (portatori di malattie).
In buona sostanza la struttura dei capelli è costituita da due segmenti. La parte profonda si dilata nel bulbo pilifero alla cui estremità penetra una papilla connettivale:
Ogni capello è alloggiato all’interno di una rientranza che termina con una “sacca” costituita dal “follicolo pilifero”. Il fusto del capello osservato al microscopio presenta una superficie irregolare caratterizzata da una progressione di minute scaglie.
Il colore del capello è poi determinato dalla porzione periferica, più o meno ricca di melanina.
La parte centrale del capello è invece trasparente e povera di pigmento. Il fusto del capello è costituito da cellule epiteliali più o meno “corneificate” disposte in tre strati concentrici, dall’esterno verso l’interno individuiamo:
La cuticola: è la parte più esterna del capello, essa è rivestita da un sottile strato protettivo glicoproteico. Il compito della cuticola è quello di proteggere la corteccia sottostante.
La corteccia: costituisce la parte principale del capello, essa è striata in senso longitudinale e pigmentata. Se viene sottoposta a macerazione, possiamo notare che essa è composta da fibre formate da lunghe cellule fusiformi corneificate, con nuclei in necrosi. Tra le fibre sono presenti degli interstizi d’aria, le fibre contengono una proteina insolubile ricca di zolfo e granuli di pigmento melaninico. I granuli di pigmento melaninico nei soggetti bruni sono disposti longitudinalmente, mentre nei soggetti biondi o rossi risultano in ordine sparso. Con il progredire dell’età si ha la progressiva perdita di pigmento e l’aumento degli spazi d’aria tra le cellule determinando in questo modo il fenomeno dell’incanutimento.
La midolla o sostanza midollare: essa manca nei peli più sottili, occupa la parte centrale del pelo (asse) e corrisponde mediamente a un quinto del suo diametro totale. La midolla si assottiglia lungo l’asse del capello sino a scomparire del tutto verso l’apice. La midolla è composta da cellule poliedriche (cellule midollari) sovrapposte e poco corneificate. Queste cellule contengono prevalentemente glicogeno e granuli acidofili di una proteina simile alla cheratoialina (tricoialina). Anche nella midolla tra gli spazi intercellulari sono presenti bollicine d’aria. Nella parte bassa la midolla si spinge fino al derma terminandovi con un ingrossamento di forma ovolare (bulbo), incavato alla base per ospitare una papilla dermica (papilla del capello).
I capelli fanno parte del sistema pilifero. Nel sistema pilifero distinguiamo:
il soggetto pelo
Il pelo non è altro che un “derivato epidermico corneificato” presente su quasi tutta la superficie corporea.
Il numero e le caratteristiche morfologiche dei peli variano in rapporto sia ai fattori individuali, sia al sesso, sia alla razza degli individui.
Mediamente sono presenti più numerosi nella razza caucasica, sono diritti e meno numerosi nei mongoli e si presentano di forma spiraliforme (ricci) nei neri.
I peli sono particolarmente folti in corrispondenza del cuoio capelluto, sia per quanto concerne il sesso maschile che per quanto concerne il sesso femminile.
I peli vengono più puntualmente denominati:
I capelli presentano notevoli variazioni di lunghezza e una densità media pari a trecento unità per centimetro quadrato.
Analizzando il loro decorso individuiamo i seguenti aspetti:
Proprietà fisiche del capello:
Il capello ha generalmente notevoli proprietà elastiche, è infatti in grado di allungarsi e di ritornare alla dimensione originale. Se la trazione esercitata supera le proprietà elastiche del capello, il suo comportamento diventa di tipo “plastico”, in questo caso il capello subisce una deformazione e non ritorna più alle dimensioni di partenza.
I capelli trattati con sostanze chimiche subiscono una diminuzione della proprietà fisica di “estensibilità”, con conseguente diminuzione del “campo elastico” e aumento del “campo plastico”.
Il capello ha una naturale capacità ad assorbire liquidi, questa capacità gli è conferita dalla sua struttura fibrosa. Anche in questo caso l’utilizzo indiscriminato di trattamenti chimici (colorazioni, decolorazioni, permanenti, contropermanenti) determina un’allentamento della coesione tra le fibre, con il rischio di ottenere un capello poroso.
Il capello ha il potere igroscopico, cioè la capacità di assorbire e trattenere una certa quantità d’acqua, che si lega con certi gruppi di amminoacidi presenti nei capelli.
Questo processo porta ad un rigonfiamento del capello con un incremento del 15-18% del suo diametro iniziale.
Questa capacità del capello di trasferire i liquidi da un punto ad un’altro, grazie al processo fisico di capillarità, può essere dimostrato con questo esperimento: se posizioniamo una ciocca di capelli in modo che le due estremità poggino sul bordo di due bacinelle adiacenti e riempiamo una sola delle due bacinelle con acqua sino al bordo in modo tale che una delle due estremità della ciocca sia a bagno, noteremo che anche nella bacinella vuota comincerà ben presto a comparire dell’acqua, che è evidentemente passata da una estremità all’altra della ciocca di capelli.
E’ necessario non sottovalutare questa proprietà fisica dei capelli soprattutto quando si eseguono i trattamenti di colorazione, nelle decolorazioni e nelle permanenti. Ricordandosi che le sostanze chimiche applicate non si fermano nel punto in cui sono state poste. Infatti per effetto del fenomeno fisico della capillarità associato all’effetto della normale “attrazione gravitazionale” queste sostanze tendono a scendere ulteriormente sino a raggiungere il follicolo, danneggiandolo e talvolta, nei casi più gravi, determinando la caduta dei capelli.
Aspetto morfofunzionale del capello
Le ghiandole sebacee sono localizzate con una densità media di circa 100 unità per ogni centimetro quadrato di cuoio capelluto. Gli alveoli ghiandolari si aprono in un condotto escretore che attraversa il derma e sale verso l’epidermide raggiungendo il suo punto di sfogo all’altezza dei due terzi del follicolo pilifero (quasi in superficie).
Gli alveoli delle ghiandole sebacee sono sostanzialmente costituiti da cellule epiteliali che, dalla periferia al centro si fanno via via, più voluminose, caricandosi di goccioline lipidiche. Alla periferia dell’alveolo si trovano una o più strati di cellule appiattite che, con la loro proliferazione, vanno a rimpiazzare gli elementi emessi durante il processo secretivo.
Il processo secretivo è del tipo “olocrino”, il che significa che avviene grazie alla degenerazione completa dell’intera cellula che va in disfacimento nel “lume” del condotto entrando a far parte della secrezione stessa e generando una miscela composta. La produzione di sebo raggiunge la massima “divisione cellulare” e quindi la massima produzione di sebo, tra la mezzanotte e le quattro del mattino.
Le ghiandole sebacee comunque continuano ininterrottamente la loro funzione secretiva, spingendo il sebo dall’ostio follicolare e distribuendolo sulla cute. E’ lo stesso sebo a esercitare una funzione di rallentamento all’attività secretiva, in quanto dopo un certo periodo di tempo il sebo prodotto ostruisce gli stessi canali di fuoriuscita, rallentando le nuove emissioni.
Mediamente gli individui con produzione normale di sebo raggiungono il grado di saturazione nell’arco di sette, otto giorni, mentre le persone con cute grassa raggiungono la saturazione anche nell’arco della stessa giornata.
Il sebo è una miscela molto complessa e quando giunge alla superficie cutanea subisce una modifica ad opera di microorganismi che si cibano di lipidi.
I lipidi partecipano attivamente e con funzioni diverse alla formazione del sebo.
Le ghiandole sudoripare eccrine sono ghiandole tubolari semplici di tipo “glomerulare”, esse si estendono dall’ipoderma e attraverso il derma giungono all’epidermide. Comunicano con la superficie del cuoio capelluto attraverso un dotto secretore che si apre grazie a un orifizio in corrispondenza dell’epidermide. Gli orifizi dei condotti secretori sono mascherati da un sottile strato di cellule cornee.
Gli orifizi sono facilmente individuabili nella fase di sudorazione per la presenza di piccole gocce di secreto. Il sudore eccrino è una soluzione acquosa costituita per quasi il 99% da acqua e l’1% da una miscela di sostanze inorganiche e sostanze organiche (urea, acido urico, creatina, acido lattico).
Il sudore eccrino ha un pH che varia tra i valori 5 e 7,5 e la secrezione è di tipo discontinuo. In rapporto al calore si osserva sudorazione alla fronte, al collo, al petto e al dorso delle mani. Stimoli emotivi determinano un aumento della secrezione ai lati del tronco, alle ascelle, al palmo delle mani e alla pianta dei piedi.
A temperatura ambiente l’attività delle ghiandole si svolge in modo inapparente (perspiratio insensibilis), divenendo invece apparente (sudorazione vera e propria) in presenza di svariati fattori fisici, chimici, metabolici e soprattutto nervosi e di tipo psichico.
Tuttavia la principale funzione delle ghiandole eccrine (sudoripare) rimane quella di provvedere alla “termoregolazione” del corpo, attraverso l’evaporazione del sudore e, sottraendo quindi calore al corpo.