di Giovanni Agnoloni
Válečki o guida sentimentale alla Mitteleuropa, di Gabriele Merlini (Editrice Effequ)
Chissà perché, mi viene da pensare a Válečki in chiave felliniana. Forse perché l’opera di esordio di Gabriele Merlini è infarcita di ricordi. Ed è un viaggio – in gran parte – nella nebbia. Non perché ci sia nebbia, ma perché vi si riconosce distintamente quella foschia metafisica che è nel – o meglio, è il – paesaggio mitteleuropeo.
Guida sentimentale alla Mitteleuropa, un sottotitolo, o meglio un secondo pezzo del titolo, che mai avrebbe potuto essere più appropriato, per fotografare istantaneamente gli spiriti locorum che animano gli scenari designati dall’autore, in quello che si deve certo considerare un romanzo, e non un “diario di viaggio”.
Berlino, Praga e Bratislava diventano, nella narrazione, i vertici di un ideale triangolo di itinerari nel vuoto freddo-umido di queste regioni del cuore d’Europa, in mezzo a incontri tra varianti arricchite dello stesso, immutabile sogno di donna-musa (sia pur mediamente sfacciata e a tratti pure un po’ stronza) e il rimpianto/speranza di un’epoca, quella degli anni Novanta, in cui, in questi paesi, tutto sembrava – e in gran parte si è dimostrato – possibile. Con ricorrenti e corpose dosi di ironia battutara toscana, che chi conosce l’autore sa essere suo tratto distintivo, sia pur venato da una dose di malinconia e understatement, che le sue pagine riflettono fedelmente.
È proprio questo l’ingrediente giusto, in questo rullo (il significato letterale dell’espressione gergale ceca válečki) di eventi, per fare di questa storia di amore e strofinamenti umani e ambientali (válečki sono infatti anche delle coccole particolarmente energiche) una divertente peregrinazione in agrodolce, che oscilla – appunto – tra l’Amarcord felliniano e lo spirito guascone di un fiorentino fuori posto, un po’ alla, per così dire, non tanto “tre uomini”, quanto “un uomo con tre donne” in barca nel modo più assoluto.
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