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E' particolare come le nostre sensazioni si rapportino all'ambiente che ci circonda, sentire le relazioni che intessono per costruire, ricostruire, mantenere, anticipare, curare quello stato che si chiama "equilibrio", sia fisico che emotivo.
Così mi capita spesso che mentre guido, magari in modo sostenuto, aggredendo i limiti di velocità, tenendomi al limite di essi, con attenzione, ritmo, forza, per essere puntuale, di ritrovarmi con i miei sensi che si miscelano con la strada, il paesaggio, gli altri elementi in movimento, ma anche quelli statici.
Ieri ho percorso, risalendola, la val d'Era, seguendo il tracciato della SR 439.
Percorrendo strade urbane ed extraurbane, la sensazione che spesso mi avvolge, è quella di ritrovarmi nel gorgo di un imbuto, sempre in bilico, come in un imbuto separatore, l'urlo della giunzione tra coppa e gambo, nel vortice che lo circonda, davanti ad un gambo lungo, lunghissimo e sinuoso.
Auto, segnali, elementi che entrano ed escono dall'imbuto.
Stormi d'uccelli che entrano anch'essi nel vortice, e ne escono.
La luce del giorno che muta.
La pioggia che sembra lubrificare gli elementi.
Dentro a scrosci impetuosi che si alternano a pioviggine.
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