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Guido Cervo: i Cavallier, l’Arme, l’Audaci Imprese

Creato il 13 luglio 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Guido Cervo: i Cavallier, l’Arme, l’Audaci Imprese

Guido Cervo, dopo averci fatto sognare al seguito delle legioni romane e dei barbari che misero a ferro e fuoco quel che rimaneva di un Impero ormai in sfacelo, ci introduce in un’epoca diversa, il Medioevo, per regalarci nuovi temi e nuove atmosfere pubblicando il ciclo “Il Teutone” di cui “La croce perduta” (Piemme, 2010) è il primo libro. Nato nel 1952, Cervo è uno dei più acclamati e noti scrittori italiani, autore di vaglia nel genere del romanzo storico. Le situazioni descritte nei suoi lavori e le loro ambientazioni sono tutte frutto di approfondite ricerche, mentre i personaggi che si muovono nelle sue pagine sono in parte inventati, in parte corrispondenti a figure realmente esistite. In alcune interviste, Cervo, scherzosamente, ha affermato spesso di scrivere semplicemente ciò che vorrebbe leggere. I suoi punti di riferimento letterari sono i grandi romanzieri del passato, che raccontano la Storia come una vicenda corale, intrecciando sapientemente fantasia e realtà. La storia lo attrae da sempre, soprattutto quella antica, in cui affondano le radici etniche, culturali, politiche e religiose della civiltà europea. Con “La croce perduta” Cervo introduce una nuova figura forte, quella di Eustachius von Felben, un monaco guerriero, un teutone, che, di ritorno dalla Terrasanta, si ritrova alle prese con uno dei maggiori pericoli che l’occidente cristiano abbia mai corso: l’invasione delle orde tartare. Le vicende del volume si svolgono nel 1241, in Slesia, dove le forze cristiane, raccolte sotto la guida di Enrico il Pio, sono travolte nella catastrofica battaglia di Liegnitz, dando via libera alle devastazioni ed alla voglia di saccheggio delle forze tartare. Su questo sfondo drammatico si articolano dunque le vicende di Eustachius von Felben e del suo banner di cavalieri teutonici, che verranno a contatto con un’ambasceria veneziana, guidata dal giovane ed ardito Grimani, latore di una missiva e di una preziosa croce da consegnare al Gran Maestro dell’Ordine, e ad una pletora di personaggi, divisi nei due schieramenti, che contribuiranno a disegnare scenari intriganti ed appassionanti.

una immagine di Hermann von Salza quarto Gran Maestro dellOrdine Teutonico dal 1209 al 1239 su Guido Cervo: i Cavallier, lArme, lAudaci Imprese

Forse meno noto rispetto a quelli degli Ospitalieri e dei Templari, l’ordine teutonico nacque dall’esigenza, avvertita dai mercanti tedeschi in Palestina, di prestare cura e protezione ai loro conterranei in pellegrinaggio ai luoghi santi, e venne istituito nel 1199 da Papa Innocenzo III, caratterizzandosi per l’estrazione quasi esclusivamente germanica dei suoi appartenenti. Fin dagli inizi affiancò alle funzioni puramente assistenziali quelle militari prendendo parte attiva alla difesa della Terrasanta dai musulmani. Per effetto dell’invasione tartara l’Ordine prese la strada di casa partecipando attivamente alle guerre contro gli invasori provenienti dalle steppe e all’evangelizzazione forzata delle popolazioni pagane dell’Est Europa. In questa cornice, si muove ed emerge, come figura affascinante, esempio di un mondo lontano eppur così accattivante, Eustachius von Felben che incarna in pieno tutte le caratteristiche del guerriero (leale, senza paura, virtuoso ed assai valoroso) e del monaco (religioso, pio, moralmente ineccepibile e quasi senza macchia visto che, nel corso della narrazione, si scoprirà che anche Lui ha qualcosa di cui andare poco fiero). Ma è anche una storia di amicizia e di profondi valori in un contesto dominato dalla barbarie, dall’odio e dalla violenza, tant’è che il nostro gruppo di eroi si porrà come un’oasi di umanità e lealtà, lambita e minacciata d’ogni dove da popoli che conoscono solo la violenza, il saccheggio e lo spregio del valore della vita umana.

una immagine di Battaglia di Liegnitz 9 aprile 1241 su Guido Cervo: i Cavallier, lArme, lAudaci Imprese

Intorno alle vicende di questa preziosa croce assisteremo a duelli, battaglie, atti di eroismo e di viltà, che ci regaleranno tante figure da ricordare: quelle di eroi pronti a dare la propria vita per la cristianità ed i suoi valori, ma anche quelle di personaggi che, guidati da istinti animaleschi, conoscono solo la violenza e la morte. La visione di Cervo si può dunque definire manichea, da una parte ci sono i buoni, tra le cui file non mancano certo anche i meschini e gli abietti, dall’altra ci sono i cattivi che, a parte un loro personale concetto dell’onore, hanno ben poche caratteristiche per farsi apprezzare. Per i suoi estimatori, e io sono senz’altro tra i suoi più fedeli lettori, anche questa volta Guido Cervo ha fatto centro: la narrazione cattura già dopo le prime pagine e tiene avvinti ai personaggi fino alla conclusione, che poi in realtà è solo un arrivederci al prossimo episodio della saga, grazie al suo stile scorrevole e mai pedante, accattivante e storicamente inappuntabile, che poi è da sempre il suo marchio di fabbrica. Da leggere senz’altro per chi ama il romanzo storico, ma anche, e soprattutto, per conoscere qualcosa di più sui Teutonici.

una immagine di Copertina di La croce perduta Piemme 2010 su Guido Cervo: i Cavallier, lArme, lAudaci Imprese


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