Cinema
Guillermo del Toro, eclettico regista dal tocco distintivo ha realizzato dal 1993 ad oggi dodici lungometraggi. Ripercorriamo un po' la sua filmografia.
Guillermo del Toro: i 5 migliori film del regista| Scritto il
Guillermo del Toro nasce il 9 ottobre del 1964 a Guadalajara in Messico, si avvicina al mondo del cinema sin da bambino, ma è il 1993 l'anno che segna l'inizio concreto della sua lunga carriera da regista.
Approda, proprio nel 1993 nel mondo del lungometraggio con , un film di produzione messicana che venne presentato nella Settimana internazionale della critica del 46º Festival di Cannes.
Qualche giorno fa, a distanza di ventinove anni dall'uscita di Cronos, è sbarcato su Netflix , film d'animazione in stop-motion, che segna la filmografia dell'eclettico regista, facendogli toccare la tappa di dodici lungometraggi realizzati.
Durante questi anni d'attività Guillermo Del Toro, rimbalzando tra fiabe d'autore dark e blockbuster, ha saputo regalarci un po' di tutto nelle sue pellicole, senza perdere mai la sua impronta distintiva e acquisendo una dimensione poetica sempre più personale e incisiva di film in film.
In questo articolo cercheremo di ripercorrere brevemente la filmografia del regista, riportando una personale classifica dei cinque film che consideriamo i migliori: quelli da non perdere.
5. Hellboy (2004)
Hellboy, uscito nelle sale nel 2004, segna la realizzazione di un sogno che Guillermo Del Toro coltivava da tempo, quello di realizzare un adattamento cinematografico del fumetto di Mike Mignola.
La sceneggiatura, curata da Guillermo del Toro è l'esempio perfetto di come un'opera molto specifica come un fumetto può essere trasposta sul grande schermo, effettuando i giusti cambiamenti ma senza essere snaturata. Per questo primo capitolo, il regista realizza un'origin story da manuale, senza rinunciare alle atmosfere gotiche che lo contraddistinguono e condendo tutto un pizzico di ironia, che rende la messa in scena del cinecomic ancor più convincente e coinvolgente.
Per interpretare il ruolo del protagonista il regista scelse Ron Perlman, attore che proprio grazie al supereroe rosso è entrato nell'immaginario collettivo della maggior parte della popolazione mondiale.
4. La spina del diavolo (2001)
La spina del diavolo, uscito nelle sale nel 2001 è il terzo film di Guillermo del Toro. Questo film che ormai ha più di vent'anni, è tutt'ora il manifesto della poetica dell'autore nonché precursore di alcune tendenze del cinema horror.
Ambientato all'interno di un orfanotrofio nel 1939 durante gli ultimi giorni della sanguinosa guerra civile spagnola, La spina del diavolo è una ghost story che nella narrazione delle dinamiche relazionali dei giovani protagonisti riproduce le conseguenze di quello scontro fratricida che stava piegando in due una nazione.
A ravvivare la pellicola sono le interpretazioni di Federico Luppi, Marisa Paredes e di Fernardo Tielve che con la sua performance restituisce allo spettatore tutte le emozioni e le difficoltà che si possono provare a dover affrontare situazioni così complesse e inspiegabili in giovanissima età.
Con La spina del diavolo Guillermo del Toro costruisce le fondamenta che daranno vita alla sua opera più incisiva, Il labirinto del Fauno.
3. La fiera delle illusioni - Nightmare Alley (2021)
La fiera delle illusioni - Nightmare Alley è la pellicola più giovane di Guillermo del Toro presente in questa classifica.
Uscito nelle sale statunitensi del dicembre dello scorso anno, è la trasposizione cinematografica dell'omonimo romanzo del 1946 di William Lindsay Gresham e narra la storia di Stanton "Stan", che partendo da un piccolo lavoro del circo di Clem, arriverà sfruttando la sua astuzia, alla fama, mettendo su uno spettacolo di mentalismo assieme alla donna che considera l'amore della sua vita, Molly. Ma presto il protagonista interpretato da un impeccabile e centratissimo Bradley Cooper, soggiogato dall'avidità perderà il controllo della sua vita distruggendo tutto ciò che aveva costruito.
In questo film di Guillermo del Toro non c'è nessun elemento fantastico, ma le atmosfere e la fotografia hanno un ruolo fondamentale perché riescono a trasportarci in un mondo che nonostante sia reale risulta pregno di una macabra magia.
Si tratta di una pellicola di forte impatto emotivo, contraddistinta dalla presenza di attori di grosso calibro, diretti con grande maestria, senza sbavature e dando prova di come la maturità artistica acquisita negli anni sappia dare i suoi ottimi frutti anche in un genere diverso di pellicole.
2. La forma dell'acqua - The Shape of Water (2017)
La forma dell'acqua - The Shape of Water è la pellicola che consacra Guillermo del Toro nell'olimpo dei registi di Hollywood.
Uscito negli Stati Uniti nel dicembre nel 2017, questo film vince una serie di importanti premi come Il Leone d'oro alla Mostra del cinema di Venezia e ben quattro statuine all'Academy Awards 2018, tra cui le due più ambite: Miglior film e Miglior regia.
La trama gira attorno alla complicata, se non impossibile storia d'amore tra un inserviente muta (Sally Hawkins), impiegata in un laboratorio di ricerca americano durante la guerra fredda, ed una strana creatura marina (Doug Jones), catturata nelle acque dell'Amazzonia e tenuta prigioniera.
Questo film però non è solo la semplice narrazione di un amore impossibile, è una potente denuncia sociale contro il razzismo e le discriminazioni. In un sottofondo fiabesco e incantato, che ci convince dell'esistenza di un posto dove l'amore puro può vincere contro ogni sopruso, vengono messe in evidenza delle grandi problematiche sociali che infestano ancora la società di oggi.
1. Il labirinto del fauno (2006)
Il labirinto del fauno è la pellicola al primo posto di questa classifica, un film uscito nelle sale nel 2006 che può essere considerato il film della vita di Guillermo del Toro, una sintesi perfetta della sua idea di cinema e di fare cinema.
Ambientato nella Spagna Franchista, Il labirinto del fauno narra la storia di una ragazzina: Ofelia (Ivana Baquero) che introdotta dal Fauno (Doug Jones ) si rifugia in un mondo magico, che pian piano si sovrappone alla realtà lasciando lo spettatore interdetto su ciò che sia reale e ciò che è frutto dell'immaginazione della protagonista.
Per poter realizzare questo film esattamente come desiderava, il regista decise di rinunciare ai propri compensi professionali, dato che la produzione che temeva il messaggio antifranchista e il tono di sinistra dell'opera.
Il film racchiude in sé moltissime simbologie e metafore di diverse culture e mitologie, e nonostante la dolcezza della regia e della messa in scena, Guillermo del Toro non manca di raccontare e includere la crudeltà a la drammaticità della guerra che è lo scenario di fondo della storia.