L’ambasciatore di Pechino in Africa occidentale, Wang Hua, e il ministro dell’Agricoltura della Guinea Bissau, Nicolau dos Santos, hanno sottoscritto , che è poco, nella capitale del piccolo Stato, un accordo per la fornitura di millequattrocento tonnellate di riso cinese al Paese africano, che è vittima di un raccolto, quest’anno, decisamente inferiore alla media.
Si tratta di un aiuto particolarmente ben accetto specie da parte della popolazione in quanto anche la produzione di anacardi,che costituisce l’80% dell’esportazioni della Guinea Bissau, stavolta non è andata affatto come nelle annate precedenti.
Le cause delle scarse rese sono attribuibili in buona parte a un clima piuttosto instabile, e quindi imprevedibile, come accade ormai in gran parte del pianeta.
Da sottolineare, nell’ex-colonia portoghese, per altro attualmente ancora uno dei Paesi più poveri del continente oltre che politicamente instabile, la presenza massiccia di Pechino che ha lavorato e lavora con proprie imprese edilizie all’ampliamento dello stadio e delle sedi rispettivamente del parlamento e del governo nonché alla costruzione, ex nihilo, di diversi ospedali tanto nella capitale che in altre cittadine.
Discutibile per quanto possa essere l’aiuto cinese (nulla si fa senza una contropartita nel mondo degli affari), chi è in difficoltà sappiamo che non può permettersi troppi distinguo.
E ancora, a dirla proprio tutta in materia di povertà e di bisogni della gente, la Guinea Bissau (governanti quasi sempre pronti a chiudere entrambi gli occhi) è anche il Paese di transito della droga proveniente dall’America latina.
Ecco ,allora, che ben venga l’aiuto di Pechino se esso equivale, magari, ad allontanare gradualmente il malaffare.
a cura di Marianna Miche luzzi (Ukundimana)
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