Magazine Cinema
Origine: USA
Anno: 1986
Durata: 130'
La trama (con parole mie): Tom Highway è un marine pluridecorato non proprio incline a seguire le regole, da sempre in conflitto con i superiori e veterano di non si sa neppure più quante battaglie. Quando, a fronte delle sue pressanti richieste di trasferimento, viene riassegnato al plotone degli Esploratori come sergente istruttore, Gunny - questo il soprannome dell'uomo - dovrà prendere un gruppo di pivelli che pensano di essere dei duri e trasformarli in macchine da guerra come lui, sperando che, dovessero essere chiamati alle armi, tutti possano riportare la pelle a casa.Impostosi sui suoi uomini e sempre pronto a polemizzare con il rigido maggiore Powers, quando scoppierà una crisi su una piccola isola del Centro America Gunny troverà il banco di prova che cercava per la sua squadra e per se stesso.
Considerata la carriera ormai decisamente importante - a livello numerico così come qualitativo - del mio adorato Clint Eastwood, i suoi successi di critica e pubblico, il suo status di regista, ormai anche più consolidato di quello da attore, si potrebbe quasi definire Gunny come uno dei suoi lavori "minori", un divertissement che solleticò il lato più ironico, cameratesco e repubblicano del John Ford dei nostri giorni nel pieno degli anni ottanta, un pò come accadde con Assassinio sull'Eiger nei settanta e sarebbe accaduto con La recluta nei novanta.Eppure, oltre a trovarlo assolutamente ben realizzato ed incredibilmente divertente - il campionario di battute e scene cult sfoderate da Gunny è praticamente inesauribile nel corso delle due ore piene di visione, e tutte assurgono immediatamente allo status di cult -, ho sempre voluto un gran bene a questo film, tanto da avergli regalato un numero di visioni tra i lavori di Eastwood forse inferiore soltanto a Gli spietati: dalla rissa in carcere all'arrivo nel dormitorio degli Esploratori, dallo scontro con lo svedese ai battibecchi con il Maggiore Powers, probabilmente non esiste un altro titolo ufficialmente "di guerra" così scanzonato e divertente.Ma Eastwood, che oltre all'ironia - splendida l'idea di rendere il granitico Gunny un appassionato lettore di riviste femminili, alla ricerca dei segreti per poter gestire un rapporto non conflittuale con il gentil sesso - ha sempre mostrato una vena in qualche modo malinconica, riserva anche numerose parentesi al ruolo del combattente solitario che, per colpa o per destino, finisce per ritrovarsi sempre in un letto vuoto o in uno che non avrebbe voluto - e in questo caso, non si sa cosa potrebbe essere peggio tra la prigione e quello di una conquista casuale -.Non manca, in tutto questo, il consueto lavoro sul rapporto tra padri e figli, intesi come il Paese e Gunny - che incarna tutti i valori americani "arrembanti" senza apparire uno squilibrato o un guerrafondaio - e Gunny con gli Esploratori, ben rappresentati dallo Stitch di Mario Van Peebles, musicista poco incline alla fatica e all'inquadramento pronto a divenire, un giorno dopo l'altro, l'erede effettivo di Highway all'interno del corpo dei Marines.A prescindere, comunque, da tutto quello che può essere una recensione effettiva e critica di questo film, non posso non pensare che passerei ore a citare le frasi del suo inossidabile protagonista - tra le altre cose, a cinquantasei anni suonati Clint sfoggiava una forma fisica assolutamente invidiabile -, a recitare con gli amici più stretti ed Expendables le scene per filo e per segno, a ricordare la curiosità nel vedere questo "nonno d'acciaio" prendere a calci in culo qualsiasi suo presunto castigatore quando lo vidi per la prima volta, più o meno nel periodo delle medie, e ripensarlo ora, mentre indico Gunny al Fordino dicendo che quello che vede è come un altro nonno.Come un testimone che passa di generazione in generazione, portato dalla mano salda di uno dei pilastri del Cinema USA degli ultimi cinquant'anni: film come Gunny non saranno perfetti, eppure finiscono per tenere sulle spalle il peso del Tempo, e dare l'impressione di poter essere praticamente invincibili, anche quando, inevitabilmente, la corsa giunge al termine e si deve cominciare a pensare a quello che accadrà dopo.E il bello di aver costruito qualcosa, anche attraverso il sudore e la fatica, o la rigidità comunque sempre paterna di charachters di questo stampo, è che si ha comunque l'impressione che non sia andato tutto perduto, che ci sia una continuità: Gunny che incoraggia Stitch con quel "Tanto ora hanno te" prima di incamminarsi sul viale del tramonto è un'immagine che mi scalda come un whisky mandato giù in un sorso, perchè vedo già quando sarà il Fordino a dire a suo figlio che quell'uomo segnato sul volto e con gli occhi di ghiaccio è un pò come un nonno.E sarà un vero piacere condividere il ruolo con lui.
MrFord
"The sea of heartbreak.
lost love and loneliness,
memories of your caress.
So divine how I wish
you were mine again my dear.
I'm on this sea of tears,
sea of heartbreak."Johnny Cash - "Sea of heartbreak" -
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