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Guy Gavriel Kay: aspettando River of Stars

Creato il 17 febbraio 2013 da Martinaframmartino

Guy Gavriel Kay: aspettando River of StarsChe a me piacciano i romanzi del canadese Guy Gavriel Kay non è certo un mistero. Penso che mi piacciano così tanto perché mi piace lui, il suo modo di ragionare, di esporre le cose, di lavorare. Non dico che tutti gli scrittori debbano seguire il suo modo di lavorare, ma lui fa le cose che fa per un motivo ben preciso, e il risultato si vede nei suoi romanzi. Ormai sono tanti i romanzi, anche se molti scrittori hanno scritto più di lui. Kay è lento, non è certo tipo da un libro l’anno, e nemmeno da uno ogni due anni, ma se la loro qualità è quella che conosco ben venga aspettare.

Per chi non lo sapesse Kay è laureato in Legge, anche se non ha mai fatto l’avvocato. Invece ha sfruttato la sua conoscenza della legge e l’ha unita al talento per la scrittura per sceneggiare numerosi episodi di Scales of Justice, una serie prima radiofonica e poi televisiva dedicata alla drammatizzazione di processi realmente avvenuti in Canada.

L’inizio della sua carriera letteraria è stato come curatore, visto che ha aiutato Christopher Tolkien a mettere ordine nelle carte di suo padre, J.R.R. Tolkien, in modo da dare finalmente alle stampe Il Silmarillion. Il suo esordio come scrittore risale al 1984 e a The Summer Tree, arrivato in Italia come La strada dei re. Quella dell’esordio è l’unica trilogia che Kay abbia mai scritto, visto che di solito si concentra su opere autoconclusive. Chi l’ha detto che la fantasy debba essere per forza strutturata a trilogie o a serie infinite? E proprio per andare contro le convinzioni comuni e l’uso di cliché in modo rigido nella Trilogia di Fionavar Kay ha preso un’infinità di archetipi, di elementi mitologici e di episodi in qualche modo noti al lettore per ribaltarli o fonderli insieme in modi inaspettati. Il risultato è qualcosa di familiare ma allo stesso tempo sorprendente e mai scontato. In più è scritto benissimo. Potevo non innamorarmi di lui? Peccato che la maggior parte delle opere di Kay siano fuori catalogo o non siano mai state tradotte in italiano.

Questa la sua bibliografia:

La strada dei re, 1993 (The Summer Tree, 1984, The Fionavar Tapestry book 1);

La via del fuoco, 1993 (The Wandering Fire, 1986, The Fionavar Tapestry book 2);

Il sentiero della notte, 1994 (The Darkest Road, 1986, The Fionavar Tapestry book 3);

Il paese delle due lune, 1992 (Tigana, 1990);

A Song for Arbonne, 1992;

The Lions of Al-Rassan (1995);

Sailing to Sarantium, 1998 (The Sarantine Mosaic book 1);

Lord of Emperors, 2000 (The Sarantine Mosaic book 2)

Beyond this Dark House, 2003 (poetry);

The Last Light of the Sun, 2004;

Ysabel, 2007;

La rinascita di Shen Tai, 2012 (Under Heaven, 2010);

River of Stars, annunciato per aprile 2013.

Guy Gavriel Kay: aspettando River of StarsRiver of Stars sarà pubblicato a breve. Sarà tradotto anche in italiano? Non ne ho idea, anche se ovviamente spero di sì. La rinascita di Shen Tai, da quel che ho potuto vedere, ha venducchiato. Non un fiasco, ma nemmeno un successo. Bisogna vedere se Fanucci ha deciso di credere in quest’autore e quindi vuole provare almeno a pubblicare un altro titolo, o se c’è qualche altro editore in ascolto. Ehi, c’è nessuno?

Intanto io mi sono imbattuta (guarda che caso) in un’intervista a Kay. Ne riporto alcuni passaggi:

Le ricerche preliminari per ogni romanzo sono, per dirla nel modo più semplice, la mia parte preferita in ogni libro. Io imparo cose, leggo, a volte viaggio, faccio scambi si corrispondenza con esperti di determinati periodi e luoghi. E almeno nelle fasi preliminari non ho ancora doveri o responsabilità. Alla fine la voce assillante diventa davvero assertiva e io so che devo ingranare la marcia e iniziare a produrre qualcosa da quell’anno o due di preparativi. Ma adesso è chiaro (per me) che la mia creatività si esprime al meglio quando ha solide radici in una gran quantità di dettagli. Davvero, io credo che questo radicamento debba essere così solido da non consentire alla maggior parte delle ricerche di entrare nel libro tranne che a livello subliminale, o di farlo in modo molto lieve… altrimenti si ottiene quello che io odio come lettore, con un info dump inteso a mostrare che lo scrittore ha fatto una gran quantità di ricerche.

(…)

Onestamente io credo che noi scriviamo i libri che ci piacerebbe leggere se li avesse scritti qualcun altro. Visto che io tendo a essere annoiato dall’assenza di sottigliezze o di sfumature, suppongo di essere sempre impegnato a tentare di inserirle nelle mie opere. È compito del lettore, ovviamente, decidere se a) gli piace quest’idea e b) ho avuto successo. (…)

Io sono stato preso in giro per non aver mai presentato un personaggio marginale che non mi piaccia, e c’è del vero in questo. Spesso scopro che attraverso i personaggi secondari riesco a ottenere i miei effetti più forti, che si tratti di un personaggio, di un’emozione o del mostrare la profondità di un’ambientazione al lettore.

L’intervista completa: http://www.sfsignal.com/archives/2013/02/interview-guy-gavriel-kay-author-of-river-of-stars/



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