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Gyakuten saiban (逆転裁判, Ace Attorney). Regia: Miike Takashi. Sceneggiatura: Miike Takashi, Sakurai Takeharu, Ōguchi Sachiko. Fotografia: Oka Masakazu. Montaggio: Yamashita Kenji. Musica: Endō Kōji. Suono: Shibazaki Kenji. Interpreti: Narimiya Hiroki [Naruhodo Ryuichi (Phoenix Wright)], Saito Takumi [Mitsurugi Reiji (Miles Edgeworth)], Kiritani Mirei [Ayasato Mayoi (Maya Fey)], Nakao Akiyoshi (Yahari Masashi), Daito Shusuke (Itonokogiri Keisuke), Emoto Akira (giudice Saibancho), Hira Takehiro (Mitsurugi Shin), Sasai Eisuke (Nakamura Yukio), Ayukawa Makoto (Konaka Masaru), Yo Kimiko (Ayasato Maiko), Ishibashi Ryo (Karma Von), Kohinata Fumiyo (Haine Kotaro). Produttore: Miyazaki Hiroshi per Capcom Company, Dream Partners, Nippon Television Network Corporation, OLM, Sony Music Entertainment, Toho Company, VAP, YTV. Durata: 135’. Uscita nelle sale giapponesi: 11 Febbraio 2012.
Links: Sito ufficiale - Trailer (Youtube) - Hollywood Reporter - Japacinema.net - Twitch Film
Punteggio ★★★
In un non ben precisato futuro prossimo il crimine è cresciuto a tal punto da rendere i tribunali e le leggi ad essi legate pressoché inutili. È così che pubblici ministeri ed avvocati hanno deciso di istituire la “Turnabout law” (legge ad inversione di rotta), che consiste nel confronto diretto tra accusa e difesa, da concludersi e risolversi in non più di tre giorni di processo, davanti ad un vero e proprio pubblico.
Il novello avvocato Phoenix Wright, appena uscito vittorioso dal suo primo processo, si ritrova subito tra le mani un caso molto importante quando la sua mentore viene uccisa nel suo studio e la sorella minore della vittima (Maya Fey) viene accusata dell’omicidio. Dalla parte dell’accusa troviamo il giovane brillante avvocato Miles Edgeworth, amico d’infanzia di Phoenix. La ragazza viene scagionata, ma lo stesso Edgeworth verrà subito dopo accusato del delitto. L’ avvocato protagonista, si tufferà allora in questo nuovo intricatissimo caso per difendere il suo amico, portando alla luce vecchie crepe del sistema giudiziario che risalgono ad un fantomatico processo di quindici anni prima (il DL-6). Questa causa nasconde uno sconvolgente segreto che qualche fantomatico personaggio farà di tutto per far rimanere tale.
Dopo il buon Ryū ga gotoku- Gekijō-ban (Yakuza Like a Dragon) del 2007, Miike Takashi torna a confrontarsi con il delicato compito di una trasposizione cinematografica di un noto videogioco di successo per la Nintendo DS. Spesso, infatti, questi riadattamenti si mostrano deboli nel mantenere vive tutte le qualità che possono decretare il successo di un gioco d’intrattenimento, che è ideato, realizzato e confezionato con lo scopo di durare nel tempo per mesi, o addirittura anni, e non solo per un paio d’ore. Da questo punto di vista, il sempre più privo di idee cinema hollywoodiano ha sovente mancato il bersaglio con i vari Resident Evil, Super Mario Bros, Doom, Mortal Kombat, Final Fantasy, per citarne solo alcuni.
Miike, invece, centra sicuramente l’obbiettivo nel ricalcare e trasporre su pellicola i tantissimi aspetti del gioco Nintendo: innanzitutto i personaggi con le loro pettinature, le posture e l’abbigliamento; poi le inquadrature, gli scenari ed alcuni accompagnamenti musicali. Un lavoro, insomma, di una meticolosità unica se si pensa alla quantità di particolari racchiusa in un qualunque supporto video ludico e già, di per sé, ammirevole. Aggiungiamo anche che il regista riesce a metterci del suo in questo complicato calderone visivo, inserendovi particolari che, in realtà, nel videogioco non sono presenti: durante i vari processi in tribunale degli speciali monitor ad ologramma compaiono maestosi sopra le teste di tutti i presenti per mostrare, in modo palesemente amplificato, le varie prove portate in aula dalle opposte fazioni.
La sfida del rendere il film appetibile sia per i fan dei giochi della Capcom, che per gli inconsapevoli spettatori dei festival europei, americani ed asiatici si è basata sulla necessità, dunque, di aggiungere nello script un minimo di tensione e pathos, soprattutto nei momenti fuori dall’aula in cui il nostro Phoenix è in cerca di prove nei vari luoghi dei delitti. Ma sono proprio questi momenti a mostrare parzialmente il fianco ad uno svolgersi degli eventi che rallenta ogni volta che si esce dal tribunale. Nell’aula, invece, il film da il meglio di sé e c’è da dire che raggiunge anche momenti di buon coinvolgimento, con le varie trovate di Miike, le ottime interpretazioni degli attori (su tutti un Ishibashi Ryo molto ispirato) ed il pubblico che assiste alle varie cause e che davvero rappresenta, col passare dei minuti, una moltitudine continua di espressioni, smorfie, posture sempre differenti: una sorta di mutevole creatura che non tralascia di far sentire il suo punto di vista in alcuni momenti con applausi, risate e mormorii.
Su tutti, il momento in cui lo stesso Wright, dopo un’esternazione non propriamente felice, provoca una caduta all’indietro simultanea di tutta la platea. Questa tipologia di reazione, rientra nelle più utilizzate e tipiche peculiarità espressive di svariati manga ed anime degli ultimi decenni. Ma è tipicamente giapponese e in quanto tale potrebbe risultare di difficile comprensione per un pubblico poco smaliziato nei confronti dell’espressività tipica nipponica. Sebbene il film punti palesemente ad una fruibilità internazionale (i vari capitoli del videogioco hanno venduto moltissimo non solo in Giappone, ma in tutto il mondo), c'è perciò il rischio che questa diversa sensibilità comica sia un ostacolo al suo successo in Occidente. [Fabio Rainelli]
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