Magazine Racconti
E così torno, dicevo, ad A. Infatti, io, è come se vivessi ad un capo di un tunnel.E mi spostassi solo per raggiungerne l'altro. E sempre come se mi decidessi di lasciarne uno per ritornare all'altro... comunque accompagnato sempre dall'idea - profonda, nascosta - di trovare un'uscita a mezza via. Mai con quella, reale, poi, di rimbalzare.Odio rimbalzare.A volte, riguardo ai tunnel, mi prende una strana fantasia, mi torna spesso alla mente una cosa. Un'immagine. E' questa: sto seduto sulla cima di una montagna attraversata da una galleria. Guardo, da quassù, le auto entrare. Poi mi giro di 180° e vedo le auto uscire. Sembrano sempre identiche a come erano quando sono entrate: gli stessi colori, la stessa andatura. A volte ne scorgo i guidatori. Non mi sembrano cambiati. Le facce sembrano le stesse. Eppure ritengo che qualcosa avrebbe potuto... dovuto cambiarli. Sono passati da un punto all'altro di un tunnel, al buio, sono entrati ed usciti. Sono solo invecchiati.Non capiterà mai loro di dover percorrere un tunnel così lungo, che, giunti a metà strada si rendano conto che non ricordano più da dove vengono e dove vanno? E che molti decidano così di fermarsi, lì dove si trovano, per la troppa paura di riscoprirsi in un luogo peggiore, alla fine, nella luce? Quest'immagine mi lascia sempre con questo sapore di irrisolutezza, di incompiutezza. E non mi piace.Abito in A con le da tutta la vita, anzi, di più, forse. Difatti, laggiù, sul mobile vecchio, si accumulano gli oggetti di tutti quelli che mi hanno preceduto, o che io sono stato prima d'essere chi ora sono. Sono. E non mi piace. Affatto. Eppure devo.Io sono Mercurio.