Magazine Racconti
Stamattina ho sentito di dover alzare lo sguardo verso quel palazzo ed ho visto la donna. Va bene. Non faccio mai di queste cose, eppure stavolta mi è sembrato indispensabile. Per un motivo che non conosco e che non voglio cercare di capire, d'accordo, l'ho fatto. Odio fare le cose senza sapere il perché le faccio, ma... ormai. E così, ora, mi vien da pensare... se in tutti questi anni in cui non mi si è manifestato il bisogno di alzare lo sguardo, quella donna fosse sempre stata là? Se per tutti questi (quanti?) anni lei mi ha scrutato, studiato... senza che io potessi mai accorgermene, senza che io potessi mi potessi mai difendere in alcun modo... di modo che lei abbia un intero repertorio di immagini, atti, sguardi, smorfie, saluti, falsisorrisi miei ed io niente, niente che le appartenga se non quel volto visto di corsa, in corsa... Quella donna è sempre esistita, là, a quella finestra, ogni qualvolta mi muovevo da A a B, è sempre stata, anche se io non la vedevo, essa era. Essa c'era?La notte passata ho dormito. Lo so per certo, perché mi sono svegliato. E di soprassalto. Sudato. Reduce. Da un incubo. O forse non era neppure un incubo, ma sono queste, cose alle quali dovrei imparare a prenderci un po' la mano, forse questo è il mio primo sogno e non l'ho saputo riconoscere. Insomma ecco per farla breve cos'ho visto: c'è Fibonacci steso su di un fianco in mezzo ad una radura... si ode l'approssimarsi di un gruppo di cavalieri, sentiamo, ecco, arrivare dei cavalli - i cavalieri li presumiamo soltanto - si ode lo zoccolio, non so come si dica... beh ecco i cavalieri parcheggiano e vedo scendere da sella un uomo elegante, bello, nobile. Scopro - in sogno spesso queste cose non ce le dice nessuno ma noi sappiamo che sono proprio così chissà il perché - scopro, dicevo, che quell'uomo è Alessandro Magno. Si avvicina a grandi passi, con un'espressione molto umile in volto, umile ma determinata, verso Fibonacci. Giunto proprio lì davanti lo guarda e gli fa: Grande Fibonacci io sono Alessandro Magno beh adesso siamo proprio sicuri è proprio lui e per un decimo dei tuoi segreti io ti offro tutto quanto quanto vorrai chiedermi. Fibonacci si sporge con la testa, con lo sguardo passa sopra alla spalla del macedone. Passa qualche lungo momento... finalmente lo guarda negli occhi e, come se si svegliasse all'improvviso scoprendo d'avere il Re dei Re di fronte, gli fa: Sì, ecco, desidero che si levi, buon uomo, o io non riuscirò mai a finire di contare tutti i rami. Insomma, ecco, svegliato, sudato, forse spaventato, fuori dal letto. Lei era in cucina. Testa fra le mani, gomiti sul tavolo. Sveglia. L'ho mai vista dormire? Ovviamente non le ho potuto dire niente, neppure so se mi abbia notato. Forse no. No, no di certo. Così mi sono riavviato verso la camera da letto. Ma mi sono ricordato, stavolta, prima di coricarmi, di dare un'occhiata ad almeno un quadro su di una parete del corridoio. Ho scorto, nella semioscurità, due figure, in un angolo della tela. La figura femminile era leggermente sollevata da terra, circonfusa di una luce blu elettrica. L'espressione del suo volto era neutra, non sembrava minacciosa, ma puntava il dito verso la figura maschile, laggiù, in basso, un essere grigiastro, atterrito dalla paura, dalla schiena curva, in atto di allontanarsi schermandosi gli occhi con un braccio, tenendo l'altro verso la femmina volante, con la mano aperta, come a dire: ferma, basta! Questo io ho visto nell'angolo di quella tela. Poi sono tornato a letto, ma non ho dormito.