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H. Arendt M. Heidegger Lettere 1925-1975

Creato il 27 agosto 2013 da Beatricepesimena @beatricepesimen

tra i libri che devo ricordarmi di leggere…

turcoise woolf H. Arendt M. Heidegger  Lettere 1925-1975Copertina

Cara signorina Arendt!
questa sera devo tornare a farmi vivo con lei e a parlare al suo cuore. Tutto tra di noi deve essere schietto, limpido e puro. Soltanto così saremo degni di aver avuto la possibilità di incontrarci. Il fatto che lei sia stata mia allieva e io il suo insegnante è soltanto l’occasione esteriore di quello che ci è accaduto.
Io non potrò mai averla per me, ma lei apparterrà d’ora in poi alla mia vita, ed essa ne trarrà nuova linfa. Noi non sappiamo mai ciò che possiamo diventare per gli altri attraverso il nostro essere. Forse tuttavia una meditazione può chiarire quale azione di distruzione e ostacolo esercitiamo.
Non possiamo sapere quale via prenderà la sua giovane vita. Dobbiamo rassegnarci a questo. E la mia devozione nei suoi confronti deve soltanto aiutarla a rimanere fedele a se stessa. Che lei abbia perduto “l’inquietudine” significa che ha trovato il nucleo più intimo della sua essenza di pura fanciulla. E un giorno capirà e si sentirà riconoscente – non certo nei miei confronti- del fatto che la visita fatta durante “l’ora di ricevimento” sia stata il passo decisivo per andare oltre la via tracciata, riconducendola alla feconda solitudine della ricerca scientifica, che solo l’uomo sopporta – e solo colui che ha ricevuto insieme l’onere e il furore di essere creativo. “Gioisca!” questo è divenuto il mio saluto per lei. E soltanto se lei gioisce potrà diventare la donna capace di donare gioia, e intorno alla quale tutto è gioia, sicurezza, rilassamento, ammirazione e gratitudine verso la vita…

L’epistolario
Tra due persone accade che talvolta, assai raramente, nasca un mondo. Questo mondo è poi la loro patria, era comunque l’unica patria che noi eravamo disposti a riconoscere. Un minuscolo microcosmo, in cui ci si può sempre salvare dal mondo che crolla“. In queste parole di Hannah Arendt c’è tutta la forza e l’esclusività dell’amore che l’ha legata a Martin Heidegger. Si avverte nella sua dichiarazione il senso di un’appartenenza, la sicurezza di chi considera il loro incontro un inestimabile “dono”: “Non dimenticare - gli scriverà lei in uno dei momenti più difficili del loro rapporto - quanto sia forte e profonda in me la consapevolezza che il nostro amore è diventato la benedizione della mia vita“.
Dopo anni di “pettegolezzi letterari” e cronache più o meno romanzate, l’epistolario pubblicato dalle Edizioni Comunità chiarisce il legame tra la coppia filosofica più celebre del Novecento.
Attraverso le 119 lettere di Heidegger (da Hannah fedelmente conservate) e le 33 lettere di lei emerge non soltanto la cronaca di un amore che ha attraversato uno dei periodi più oscuri della storia contemporanea, ma un intenso ritratto della personalità di due protagonisti del pensiero contemporaneo. Quando si incontrano, nel 1925, Hannah ha solo diciannove anni. Segue le lezioni di Heidegger, astro emergente della filosofia che con le sue critiche ai grandi maestri mette scompiglio nel mondo accademico tedesco. L’attrazione è irresistibile e coinvolge insieme la sfera fisica e intellettuale. Lui, pur immerso nelle sue lezioni, rimane colpito dai suoi occhi “luminosi, splendenti, sognanti”. L’amore sboccia e li travolge, ma deve vivere di appuntamenti segreti, sotterfugi, lontananze: “Una forza demoniaca mi ha colpito- scrive lui - Non mi era mai accaduta una cosa del genere“. Più forte di tutto, in Heidegger, è comunque la paura dello scandalo, tanto che per mettere a tacere le voci sulla loro relazione le impone di lasciare i corsi a Marburgo. Lei, come sempre, obbedisce: “Avrei perso il mio diritto alla vita, se perdessi il mio amore per te” gli scrive quando lui la lascia. Ed è solo più tardi, dopo la delusione per le dichiarazioni antisemite e la compromissione con il regime nazista di Heidegger, che le loro lettere si interrompono per diciassette anni.
Quando Hannah riprenderà a scrivergli, le posizioni si sono ribaltate: lui è stato sospeso dall’insegnamento e vive sempre più isolato, lei è un’intellettuale famosa, che insegna nelle migliori università degli Stati Uniti. Eppure, subito dopo il nuovo incontro, nel 1950, Hannah scrive: “Questa serata è stata la conferma di tutta una vita. Quando il cameriere mi ha detto il tuo nome, il tempo si è fermato.” Le loro esistenze scorrono ormai lontane: Hannah, sempre più interessata a quanto di nuovo avviene nel mondo, è un’intellettuale impegnata e completamente inserita nel suo tempo. Heidegger rimane estraneo all’attività politica, che considera “fenomeno inquietante”, e trascorre in solitudine gli ultimi anni. Ma tra il grande filosofo e la sua allieva lo scambio epistolare prosegue, senza mai rinunciare alla reciproca tenerezza. E fino alla fine Heidegger ricorda gli anni trascorsi insieme come “i più eccitanti e i più intensi della loro vita”.


Tagged: Hannah Arendt, lettere, Martin Heidegger

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