Da quando si è un po’ intensificata la lotta all’evasione – e a un Presidente del Consiglio che la giustificava al punto di promuoverla ne è succeduto uno che chiama le cose con i loro nomi (pane al pane e ladro al ladro) - si moltiplicano a vista d’occhio quelli che, per carità, la lotta all’evasione è sacrosanta, e però… (c’è modo e modo, non se ne può fare un feticcio, no alla gogna mediatica, no alle delazioni, e via eccependo).
A me ricordano tanto quelli che, per carità, io non sono assolutamente razzista, ma… e giù ad elencare ragioni per cui i neri, o i rom, o le donne, o i terroni, ecc., sarebbero esseri umani di serie B.
L’ultimo esempio l’ho trovato il 24 agosto sul blog di Oscar Giannino, che pubblica – volentieri, si precisa– una lettera di Enrico Zanetti.
Zanetti eccepisce che l’evasione non può… diventare una fissazione, e se la prende con Monti perché il Presidente del Consiglio si è permesso di sottolineare, tra i tanti effetti negativi dell’evasione, la cattiva nomea che questa crea all’Italia in altri paesi che non conoscono il fenomeno nelle nostre proporzioni e cui, magari, un giorno potremmo doverci rivolgere per una assistenza finanziaria alla quale tali livelli di evasione non è che predispongano con entusiasmo.
Apriti Cielo! Questa sarebbe una bufala bella e buona, perché gli altri paesi non hanno nulla da rimproverare a un’Italia che ha raggiunto i livelli di pressione fiscale reale attuali, perché la questione dell’evasione è questione tutta e solo interna (della serie i panni sporchi che si lavano in famiglia?). Le vere cause delle diffidenza di stati e investitori esteri sono da individuare nella corruzione, nella burocratizzazione eccessiva, nei ritardi intollerabili della giustizia, e via elencando altri fattori: che, sia chiaro, hanno sicuramente una enorme incidenza. Ma non si capisce, e Zanetti non spiega, perché e come quell’incidenza dovrebbe annullare la concomitante rilevanza dell’evasione.
Ennesima riedizione, per dirla in breve, di quella colonna dell’argomentare nostrano che si erge sulla logica irrazionale quanto suggestiva del benaltrismo.
Afferma perentorio Zanetti:
le tasse che gli italiani pagano sono talmente più alte della media che gli altri Stati dovrebbero continuare a tacere anche se riuscissimo a ridurle di tre o quattro punti percentuali.
Infischiandosene delle statistiche internazionali dalle quali risulta che ci sono altri paesi europei in cui la pressione fiscale è elevata quanto ed anche più della nostra, Zanetti si colloca così tra coloro che, di fatto, rimuovono costantemente dal discorso il livello del nostro debito pubblico, assolutamente incomparabile con quello degli Stati invitati a tacere (e, per ironia della sorta, questa rimozione avviene proprio sulla pagina in cui il blog di Giannino ci ricorda costantemente il livello assoluto e pro-capite del debito da noi accumulato). Eppure dovrebbe essere lapalissiano comprendere che se abbiamo questi livelli di debito pubblico è perché ci siamo permessi, in passato, di non pagare tutte le imposte che sarebbero state necessarie per sostenere livelli di spesa finanziati poi con l’indebitamento.
E che in questo l’elevata evasione fiscale abbia avuto una sua parte rilevantissima gli Stati e gli investitori esteri sono in grado di capirlo perfettamente, senza bisogno dei promemoria di Monti: rivolti proprio a quelle anime belle nostrane che ritengono la questione di rilevanza esclusivamente interna al paese.
Nella foga del suo argomentare Zanetti si spinge perfino a sostenere che se le entrate derivanti dall’evasione fiscale fossero destinate solo ad aumentare le entrate dello Stato (ma perchè non potrebbero contribuire alla riduzione del debito?!) , anziché a diminuire il carico fiscale
otterremo soltanto di far gradualmente emergere la pressione fiscale “reale” che, sulla parte non sommersa del PIL, è già oggi intorno al 54-55% .
Qui siamo addirittura al sovvertimento della matematica più elementare: se si scova e si recupera l’evasione, vuol dire anche che si scova un prodotto non rilevato nel PIL; e da quando in qua aumentando il denominatore di una frazione se ne innalza il valore?!
Ma tant’è. Ciò che disturba profondamente sono
gli ormai celebri slogan sugli evasori che danno pane avvelenato ai figli; sugli evasori che mettono (loro non lo Stato) le mani in tasca agli italiani; sull’evasore parassita principe della società.
Affermazioni in parte vere, ammette Zanetti, ma che “decontestualizzate” intollerabilmente rispetto a uno “scenario Paese” caratterizzato da dissipatori di risorse pubbliche e pubblica amministrazione inefficiente, giustificano, nei confronti di chi li diffonde, una accusa di scarsa sobrietà.
Nessuno qua sta con gli evasori, ma certe intemerate a senso unico hanno proprio stufato.
Così tiene a precisare Zanetti, in una conclusione che evoca tanto l’excusatio non petita.
Be’, a me sembra che non sia certo il Presidente Monti a mancare di sobrietà, ma proprio tutti quelli che, un giorno sì e l’altro pure, sfoderano l’argomento “giusto contrastare l’evasione, ma…”: sono proprio loro a mancare di sobrietà, non avendo ancora smaltito i fumi dell’ubriacatura di una stagione in cui si spendeva e spandeva allegramente, confidando nell’intramontabile Stellone del bel Paese.
Sono proprio loro – e i loro simpatizzanti – ad aver stufato, con le loro disquisizioni e distinzioni bizantine. Quando invece in questo Paese sarebbe necessario ed urgente essere tutti concordi nell’assumere, nei confronti dell’evasione, atteggiamenti non troppo dissimili da quelli solitamente, e spesso veementemente manifestati, nei riguardi di furti, scippi, rapine, e persino di ladruncoli occasionali.