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habemus papam

Creato il 17 aprile 2011 da Albertogallo

HABEMUS PAPAM (Italia/Francia 2011)

locandina habemus papam

Il mondo di Nanni, che posto meraviglioso! Tutti quei dolciumi, quella passione per lo sport, quelle persone che nonostante i loro inevitabili difetti sono in fondo buone come il pane, quei balli estemporanei sul ritmo di canzoni romantiche e malinconiche… Sì, è un bel posto il mondo di Nanni, non sempre allegro e spensierato ovviamente, ma comunque un bel posto. Anche quando, come in questo caso, si trasferisce tra le stanze silenziose e solenni del Vaticano per un evento raro e importante: il conclave per l’elezione di un nuovo Papa. Solo che questa volta qualcosa va storto, e l’ultimo successore di Pietro, in preda al panico per l’immane responsabilità che gli è appena stata affidata, decide di scappare per le vie di Roma, mandando all’aria l’antico cerimoniale che prevede, dopo l’elezione, la prima apparizione pubblica in piazza San Pietro.

Atteso per cinque lunghi anni, Habemus Papam è un film di Nanni Moretti. Punto. Cosa che scrivo con tutto l’affetto per un regista senza paragoni in Italia e nel mondo, come lo sono, a modo loro, Woody Allen in America e Pedro Almodóvar in Spagna. I suoi film sono suoi e basta, lui è lui e basta, e ogni ulteriore commento potrebbe risultare superfluo, dal momento che, al netto delle inevitabili oscillazioni qualitative tra un film e l’altro, ognuno in cuor suo sa già, ancor prima di approcciarsi a un film di Moretti, se già gli piacerà oppure no. Perché il suo stile è di quelli da amare o odiare, e Habemus Papam non fa eccezione alcuna. Innanzitutto perché c’è lui, Nanni, con la sua recitazione che non è nemmeno una recitazione, e ti sembra di vedere il regista e l’attore che, a seconda dei casi, se la prende con gli altri interpreti del film, o fa loro domande invadenti, o impartisce loro lezioni di etica quotidiana, sportiva e professionale. Poi perché, qui come in molte altre opere del passato, c’è un’irresistibile tendenza a mettere in discussione ogni cosa, anche la più apparentemente intoccabile. Un tempo Nanni aveva usato la sua logica stringente, nevrotica e irritante per prendersela con la politica, con il concetto di amore, con i medici, con le convenzioni sociali, con i luoghi comuni e con tante altre cose. Qui i dubbi dell’autore si concentrano, in modo ironico ma assolutamente delicato e rispettoso, sulla fede e sull’istituzione per antonomasia, il papato. Siamo lontani dai tormenti del giovane prete di La messa è finita, capolavoro del 1985: qui, se si escludono un paio di scene, è tutto molto più leggero, distaccato, quasi senile mi verrebbe da dire – sebbene il regista abbia poi solo 58 anni. Prete un tempo, Papa ora: i turbamenti interiori del giovane Moretti, sei film e una Palma d’oro dopo, si sono trasformati, e un autore ormai maturo e affermato a livello internazionale ha deciso di confrontarsi con una figura ben più complessa e rischiosa. Un Pontefice. Un Pontefice francese, tra l’altro, perché questo film è stato pensato per essere mandato in concorso al Festival di Cannes, e il Nostro sa bene che ai francesi piace che si parli di loro e del loro cinema: Michel Piccoli nella parte pricipale, certo, un attore che già di suo parla del miglior cinema d’oltralpe, ma anche (Jean-Pierre) Melville, sommo regista parigino nonché nome secolare del Papa morettiano.

Un film che oscilla (alla maniera del dolceamaro Crimini e misfatti) tra il dramma di un uomo che si sente fuori posto, inadeguato e insoddisfatto (Melville, da giovane, avrebbe voluto fare l’attore, ma non aveva abbastanza talento) e la buffa figura dello psicanalista (ateo) chiamato a curarlo, quest’uomo, tra le mille anacronistiche difficoltà dell’ambiente vaticano. Sono molte le scene memorabili di Habemus Papam, divertenti e non, così come non mancano quelle più goffe e involute, ma, sebbene questo film personalmente mi sia piaciuto, non mi sento di dare alcun giudizio di valore. Posso solo consigliare ai morettiani di non perderselo per nulla al mondo (anche perché si tratta di uno dei pochi film di Nanni che andrebbe visto su grande schermo, tanta è la cura estetica per l’immagine e per i dettagli – splendidi gli ambienti e i costumi), e a tutti gli altri di pensarci magari due volte, ché chi non ama questo autore difficilmente con Habemus Papam cambierà idea.

Alberto Gallo



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