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Hai mai danzato con il diavolo in una notte di plenilunio?

Creato il 17 febbraio 2012 da Pim

Hai mai danzato con il diavolo in una notte di plenilunioMentre un gabbiano si levava sopra il verde e il fiume, lei avvertì il battito del cuore farsi frequente e sordo. << Hai mai danzato con il diavolo in una notte di plenilunio? >>. I suoi occhi si fecero grandi, più scuri. << Sì >>, proseguì, << ho danzato spesso con il diavolo e a volte, volente o no, ho sentito dentro i suoi passi. Se guardo la mia vita la vedo però bellissima, mi sento fortunata. E anzi, a volte credo di avere più della felicità normale concessa... Sono nella norma, anche se ogni norma poi è rapportata alla fibra di ciascuno… >>. Si stava tormentando le mani, come se da esse si potesse sprigionare la forza di raccontare.

<< Sono sempre stata molto irrequieta, e ho sofferto molto quando ho cambiato città. Mi sono trovata in una mentalità più ristretta di dove sono nata e cresciuta… No, non ho mai fatto le cose giuste al momento giusto. Non per pigrizia ma quasi perché, se sono troppo facili, non mi riescono. Le cose le devo sentire indispensabili, lottare con esse e con me per sentirle mie… Ad esempio, mi sto laureando solo adesso perché quando ero iscritta a Lingue non ci riuscivo. Ora che studio mentre lavoro… studio Lettere… ora sto finendo >>. Pronunciò queste parole con una nota di malcelato orgoglio. << Sono stata sempre così, un po' agitata, e soffro di sbalzi di umore. Sono fondamentalmente timida, insicura e quindi permalosa. Ma amo molto le persone. Ho letto tanto, non solo libri ma ogni cosa che meritasse almeno uno sguardo >>.

Passò il dorso della mano sul viso, ad asciugare una lacrima che nel frattempo stava scivolando giù. << Avevo un amico molto caro, poco più grande di me. Era un rapporto speciale, saldo. Parlavamo di cinema, di musica, di noi, di uomini e donne, di Dio. Imparammo a ballare, prendemmo insieme la patente. Con lui feci il primo viaggio all’estero, tantissimi chilometri sempre con la spia della benzina accesa, le prime vacanze sulla neve. Lo aiutavo anche a scrivere la tesi, faceva Medicina… Insomma, abbiamo trascorso dieci anni praticamente sempre attaccati. Piangevamo e ridevamo, come una cosa sola >>. Anticipò la mia domanda. << A volte pensavamo che ci fosse qualcosa di più della semplice amicizia, ma non siamo mai andati oltre. Lui era il mio specchio magico, la parte e la controparte di me. Mi sentivo perfetta, appagata, sotto tutti i punti di vista. La nostra era un'affinità elettiva >>.

Tacque, a lungo. Uno di quei silenzi di cui hai paura, perché sai già che cosa verrà dopo e non lo vorresti sentire. Sospirò. << Un giorno Stefano se ne è andato, rapidamente, senza rimedio. Leucemia acuta. Non ha visto nemmeno il frutto di ciò per cui si era impegnato tanto. Aveva trovato un posto, anche se si trattava di un posto sperduto, sui monti. Ma non ci è mai arrivato. La vita lo ha lasciato così, improvvisamente, dolorosamente… Per questo io a volte penso di sentirlo in quel che sono, in quel che faccio e credo che un po' di me resti sempre suo. Non è solo un ricordo, è presente nei miei gesti, e questo è il senso secondo me della memoria >>.

Ripetei a mente quelle parole, perché anch’io credo che le persone care che non ci sono più continuano a vivere nei pensieri e nei gesti di chi sopravvive. << Quando se n’è andato >>, continuò, << è andata via anche una parte di me. Mi sono chiusa in me stessa. Ho lasciato lo studio, lentamente, ho lasciato gli amici, velocemente. Mi sono nascosta per mesi. Mesi… Restavo chiusa in casa non solo per scelta, era una necessità. Non riuscivo a attraversare le strade, i ponti, non riuscivo nemmeno più a guidare. Ho smesso ogni cosa che prima mi appassionava: viaggiare, leggere, ballare, guardare film. Mi sono sbarrata l’uscita dal mio dolore >>.

Un lungo brivido le attraversò la schiena. Si strinse nel piumino, poi mi rivolse ancora lo sguardo. << Un giorno trovai il giornale sulla scrivania. Era febbraio. Stefano se n’era andato da quasi un anno. Vidi un articolo su una scuola di tango. Cominciai a leggere, prima quasi distrattamente, poi via via con maggiore interesse. Andai in rete, a cercare qualche informazione in più. Decisi di provare. Stavo tornando a schiudermi. Almeno un poco >>.

<< Ed è lì che ci siamo conosciuti >>, dissi allora con un sorriso.

<< Il tango era, in quel momento, un mezzo che mi permetteva di ritrovare il piacere della gente senza espormi troppo…. Capivo che era solo l’inizio dell’uscita. Mi sentivo molto imbranata e incantata. Era un anno che praticamente non mettevo piede fuori casa, e guardando le vetrine mi accorgevo del tempo perso... Da allora le cose si sono evolute, lentamente ma naturalmente. Ho trovato nuove amicizie, poi un lavoro. Mi sono immersa nella realtà da cui scappavo, certo, diversa da com’ero. Piano piano ho ricominciato a appassionarmi delle cose che facevo prima: andare al cinema, viaggiare, scrivere. Non mi rendevo conto quanto fosse terapeutico scrivere… No, non sono mancati momenti difficili, i pensieri negativi… Anzi, la paura di inciampare si è sempre fatta sentire. Dovevo però smetterla di perdermi. Ho imparato a dare un nome alle cose, a convivere con la persona che sono. Ho imparato anche a riconoscere i sintomi del mio corpo. L’ultimo grido di quel dolore è stato quando ho accusato una terribile emicrania durata molti mesi senza interruzione. E poi, il resto, son tutte cose recenti… >>.

La luce filtrava attraverso il graticcio in vimini e l’edera, posandosi sulle tazzine vuote e i bicchieri. Ogni tanto un cameriere passava a riordinare i tavolini di plastica e le sedie con i braccioli.

<< Non volevo che niente e nessuno prendesse totalmente il mio spazio, la mia vita, il mio tempo >>, riprese. << Ma le difese che avevo messo su non erano poi così insormontabili. Sono molto grata a Luca per questo. Dietro la sua prudenza c’era un uomo anche lui provato come me, ma autentico. Malgrado un'esperienza assurda, una moglie a cui era molto legato che aveva avuto problemi con la giustizia, il carcere… Una storia molto più grande di lui, insomma. Era un momento doloroso per entrambi e questo ha fatto sì che ci sentissimo più vicini. Ci siamo raccontati, abbiamo pianto e riso, penetrati nei sentimenti. Ho rivissuto allora una sensazione lontana che credevo perduta. E ho scoperto quella parte femminile di me che fino a quel momento non avevo mai risolto… Adesso so di avere abbastanza forza. Per me e per lui >>.

Si toccò il ventre, già leggermente prominente. Il vento aveva intanto reso l’aria lucida e scintillante, non si sarebbe potuto trovare un solo granello di polvere.


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