Venerdì 13 settembre 2013 si è tenuta la seconda tappa del festival itinerante “Hai Paura Del Buio?” nella splendida cornice dell’Auditorium Parco Della Musica a Roma; secondo appuntamento di una rassegna che ne prevede tre (la prima data si è svolta a Torino a fine agosto e la terza si svolgerà a Milano il 30 ottobre) la manifestazione ha lo scopo di scuotere l’ambiente culturale italiano, secondo gli organizzatori da troppo tempo in uno stato di torpore.
Gli organizzatori, per l’appunto: si tratta di Manuel Agnelli, frontman degli Afterhours, con una partnership di Repubblica XL, Rockol.it e La Feltrinelli. Come si può facilmente notare, sono tutti “pezzi grossi” dell’informazione e della cultura italiana: questo è già un primo incoraggiante segnale dell’interesse verso questo tipo di evento.
Forse è addirittura superfluo sottolineare la portata di collaborazioni di questo livello, basti dire che le migliaia di persone che hanno affollato la location nel pomeriggio e nella serata di venerdì sono la più bella espressione possibile di qualcosa di più alto, di più bello, di migliore.
Non sono state utilizzate tutte le sale dell’Auditorium: con una scelta a mio parere azzeccata si è scelto di tenere la maggior parte delle esibizioni nella Cavea centrale, l’auditorium in senso stretto, pensato da Renzo Piano sul modello di un anfiteatro greco. Così facendo è stato possibile per il pubblico essere a pochi metri (alcuni fortunati, come il sottoscritto, a diretto contatto) con gli artisti. Nella Sala Petrassi, al coperto, si sono tenuti l’atto iniziale e quello finale del programma, oltre che altre sparute esibizioni, anche per creare un flusso di persone da dentro a fuori la Sala.
Altrettanto azzeccata è stata l’idea di proporre i concerti dei due gruppi di punta dell’evento (Afterhours e Teatro Degli Orrori) come primo e ultimo atto rispettivamente, così da incentivare il pubblico ad arrivare nel primo pomeriggio (l’inizio era previsto per le 17.00) e andar via dopo aver visionato la grande maggioranza degli eventi, con il gruppo capitanato da Pierpaolo Capovilla che ha terminato ben oltre la mezzanotte.
Dal punto di vista logistico-organizzativo, quindi, secondo me la manifestazione è stata un pieno successo: si è riusciti a non far ricadere tutta l’attenzione del pubblico sui nomi noti e contemporaneamente a far risaltare al meglio realtà più sconosciute, almeno al grande pubblico; infatti c’è stata un’enorme varietà di esibizioni diverse: si è passato da un contest di poesia alla musica da camera, da un’orchestra di liscio alla world music, da interpretazioni teatrali a brevi saggi di danza: insomma, si è voluto dar voce a tantissime realtà che, purtroppo, voce non ne hanno minimamente. Il perché penso dobbiamo chiederlo proprio a noi stessi.
Quello che mi ha sorpreso negativamente è stata la mancanza di riferimenti al Manifesto pubblicato su XL, a cui l’evento si dovrebbe ispirare: nessuno, tranne per una breve apparizione di Vasco Brondi, ha parlato del motivo per cui migliaia di persone si erano riunite lì. E’ sembrato quasi che tutti dovessero sapere in anticipo scopi, mezzi e modi dell’agire di chi ha pensato questo evento. Ovviamente c’è stato un importante battage pubblicitario, quindi la maggior parte delle persone plausibilmente sapeva benissimo di cosa si stesse parlando e del perché lo si faceva, ma non fare nessun riferimento mi è sembrato un lasciare che gli eventi singoli, particolarmente i concerti, prendessero il sopravvento sullo spirito generale della manifestazione. Sembrava quasi che non ci fosse un fil rouge, una motivazione, un comune obiettivo da raggiungere.
L’obiezione che ho appena sollevato non ha impedito né a me né alla stragrande maggioranza dei presenti di godersi appieno un evento di rara bellezza, specialmente per quanto riguarda i concerti tenutisi in Cavea, semplicemente mozzafiato.
We’re not afraid of the dark.
Di Paolo Pugliese
Tag:afterhours, auditorium, buio, hai paura del buio, musica, paolo pugliese thefreak, teatro degli orrori