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Haiku tra meridiani e paralleli

Creato il 25 agosto 2013 da Viadellebelledonne

               

Haiku a Nettuno

Haiku a Nettuno

 

Questa straordinaria, per certi versi quasi inedita – nelle sue agili e limpide modalità – iniziativa, che propone un’ampia e accurata scelta di nuovissimi haiku occidentali, pur nel rispetto di un rigore di base imprescindibile che ne caratterizza la valenza letteraria ed il necessario legame con l’originaria tradizione nipponica, ci fornisce l’opportunità di formulare alcune brevi considerazioni sull’attuale stato e tendenza di questo particolare genere poetico, entrato ormai, a pieno titolo,  anche nel nostro panorama letterario.

Come tutti sapranno, l’haiku è una brevissima composizione poetica strutturata in tre versi: un quinario, un settenario e, poi ancora, un quinario conclusivo. Nella tendenza classica, universalmente acquisita, parte essenziale dell’haiku è il “kigo”, elemento che collega il tema del componimento ad una stagione, più o meno esplicitamente. Tuttavia, questa rigida norma canonica, nel tempo, persino in Giappone, è stata piuttosto contrastata, dando origine a diversi movimenti antitradizionalisti di autori di haiku “mu-kigo”, ovvero “senza stagione”.

Qui, in questa serie di testi, secondo le indicazioni del Bando del Concorso, che ha dato origine a questo libro antologico di haijin italiani, sia specialisti che neofiti, a quanto sembrerebbe potersi intuire dalla differente “allure” dei versi, ci troviamo di fronte ad un ampio ventaglio di testi del tutto rispettosi sia della regola metrica, sia, a volte larvatamente, di quella del riferimento stagionale. Ed è singolare che ciò avvenga in autori tanto eterogenei, per retroterra e prospettive, sempre con estrema disinvoltura, agilità compositiva, ed autenticità di spunto poetico, senza quasi nessun dazio all’artificio, né alcuna rigidità formalistica di maniera o forzatura della scelta di campo del proprio obbiettivo poetico. Si parte quasi sempre dalla natura, certo, come è tipico dell’haiku tradizionale, ma questa è spesso trasfigurata attraverso elementi della propria particolare cultura, della propria schietta sensibilità, tesa al reale più immediato e quotidiano, esente dai prevedibili, abusati stereotipi di certa “accademia” ormai stantia e di tanti inespressivi e “calligrafici” pseudo-haiku degli ultimi anni, presenti nella produzione dell’Editoria, delle Riviste e dei Siti on-line specialistici; e riuscendo spesso a cogliere, nella dimensione spazio-temporale dei tre versi, quello “sfarfallio del logos” che un nostro grande poeta, Andrea Zanzotto, individuò, nell’avvicinarsi appassionatamente al genere, come sua formidabile peculiarità.
                                                                                                                                                                E come ebbe a scrivere un altro grande dello studio della cultura del nostro secolo, Roland Barthes, riconoscendo in esso l’estrema propensione ad evitare il vizio dell’arte occidentale di trasformare “l’impressione” in descrizione: “L’haiku non descrive mai. La sua arte è anti-descrittiva, nella misura in cui ogni stadio della cosa è immediatamente, caparbiamente,  vittoriosamente trasformato in una fragile essenza di apparizioni”, (L’impero dei segni).       Ed io direi anche di inesorabile “cattura” di non comuni elementi poetici di assoluta profondità di senso, quanto mai penetrante, spiazzante, a tratti fulminate.  In questa vivida panoramica di testi che il lettore si accinge a “gustare”, con estrema varietà di sensazioni, di colori, di odori, di sapori, che vanno ben oltre la deprecata descrittività manieristica degli autori meno avveduti, e con caratteristiche assai disparate, ora felicemente giocose, ora raffinatamente pittoriche, ora suadentemente melodiche, ora incisivamente drammatiche, ma sempre animate da plausibile urgenza di scrittura e impreziosite da un’elegante cifra stilistica, possiamo sicuramente rintracciare segnali confortanti della qualità del lavoro compiuto dai nostri haijin, il cui operoso “laboratorio” ci offre un prodotto letterario compiuto, di piacevolissima lettura e un’opportunità di verifica e studio delle recenti tendenze in corso d’evoluzione nell’haiku contemporaneo, genere ormai, assolutamente, non più di nicchia, come testimonia il numero dei partecipanti e dei prescelti di questa rigorosa e oculata selezione.                                                                               [...]

Francesco De Girolamo  (dalla prefazione all’antologia)



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