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Hailé Selassié: scie chimiche ante litteram

Creato il 22 giugno 2012 da Straker

Hailé Selassié: scie chimiche ante litteram

Hailé Selassié (1892-1975) nel 1936 denunciò, in un discorso tenuto al cospetto della Lega delle Nazioni, l'aggressione italiana al suo popolo, attacco perpetrato attraverso l'inganno e l'uso di gas venefici. Le parole del negus dipingono una pagina particolarmente obbrobriosa nella lunga storia criminale dello stato italiano e - ab uno disce omnes- degli stati in quanto tali. La denuncia di Hailé Selassié è un j'accuse quanto mai attuale: da decenni la popolazione mondiale e l'ambiente sono avvelenati con armi chimiche e batteriologiche. Le chemtrails sono la più grave, anche se non l'unica, forma di contaminazione deliberata del pianeta, i cui effetti sono assimilabili a quelli descritti dall'imperatore etiope. Le irrorazioni chimico-biologiche assurgono a delitto contro l'umanità, tanto più sfacciato quanto pervicacemente negato. Oggi come allora trattati e convenzioni internazionali sono bellamente ignorati e conculcati; oggi come allora le denunce cadono nel vuoto; allora si levò la voce di un capo di stato, oggi regna un colpevole, complice silenzio.
Se già nel 1936 gli arsenali erano così distruttivi, possiamo immaginare quanto siano diventati disastrosi nei tempi che viviamo [1]

Hailé Selassié: scie chimiche ante litteram
Io, Hailé Selassié I, Imperatore d'Etiopia, sono qui oggi per reclamare quella giustizia che è dovuta al mio popolo e quell'assistenza ad esso promessa otto mesi or sono da cinquantadue nazioni, quando queste affermarono che un atto di aggressione era stato compiuto in violazione dei trattati internazionali.
Nessuno, all'infuori dell'Imperatore, può rivolgere l'appello del popolo etiopico a queste cinquantadue nazioni.
Non esiste forse alcun precedente di un capo di stato che prenda la parola di fronte a quest'Assemblea, ma è certo che non v'è alcun precedente di popoli che siano stati vittime di così grandi torti e, al tempo stesso, minacciati di abbandono ai loro aggressori. Mai, sinora, vi era stato l'esempio di un governo che procedesse allo sterminio di un popolo usando mezzi barbari, violando le più solenni promesse fatte a tutti i popoli della terra, che non si debba usare contro esseri umani la terribile arma dei gas venefici. È per difendere un popolo che lotta per la sua secolare indipendenza che il capo dell'Impero etiopico è venuto a Ginevra per adempiere a questo supremo dovere, dopo avere egli stesso combattuto alla testa dei suoi eserciti.
Prego Iddio onnipotente di risparmiare alle nazioni le terribili sofferenze che sono state inflitte negli ultimi tempi al mio popolo e delle quali i capi che sono qui al mio seguito sono stati inorriditi testimoni.
È' mio dovere informare i governi riuniti a Ginevra, in quanto responsabili della vita di milioni di uomini, donne e bambini, del mortale pericolo che li minaccia, descrivendo il destino che ha colpito l'Etiopia.
Il governo italiano non ha sferrato la guerra soltanto contro i combattenti: esso ha attaccato soprattutto popolazioni molto lontane dal fronte, al fine di sterminarle e di terrorizzarle.
Inoltre, verso la fine del 1935, aerei italiani hanno sganciato bombe lacrimogene sui miei eserciti. Esse ebbero però soltanto risultati limitati. I soldati appresero a sparpagliarsi, aspettando che il vento disperdesse rapidamente i gas velenosi.
L'aviazione italiana ricorse allora ad altri gas. Recipienti di liquido furono gettati su gruppi armati, ma anche questo mezzo fu inefficace: il liquido colpiva soltanto pochi soldati ed i recipienti, abbandonati al suolo, mettevano in guardia contro il pericolo i soldati e la popolazione.
Fu al tempo in cui si svolgevano le operazioni per accerchiare Makallè, che il Comando italiano, temendo una sconfitta, ricorse ai mezzi che io ho ora il dovere di denunciare al mondo.
Sugli aeroplani vennero installati degli irroratori, che potessero spargere su vasti territori una fine e mortale pioggia. Stormi di nove, quindici, diciotto aeroplani si susseguivano in modo che la nebbia che usciva da essi formasse un lenzuolo continuo. Fu così che, dalla fine del gennaio 1936, soldati, donne, bambini, armenti, fiumi, laghi e campi furono irrorati di questa mortale pioggia. Al fine di sterminare sistematicamente tutte le creature viventi, per avere la completa sicurezza di avvelenare le acque ed i pascoli, il Comando italiano fece passare i suoi aerei più e più volte. Questo fu il principale metodo di guerra.
Ma la vera raffinatezza nella barbarie consisté nel portare la devastazione ed il terrore nelle parti più densamente popolate del territorio, nei punti più lontani dalle località di combattimento. Il fine era quello di scatenare il terrore e la morte su una gran parte del territorio abissino.
Questa terribile tattica ebbe successo. Uomini ed animali soccombettero. La pioggia mortale che veniva dagli aerei faceva morire tutti quelli che toccava con grida di dolore. Anche coloro che bevvero le acque avvelenate o mangiarono i cibi infetti morirono con orribili sofferenze. Le vittime dei gas italiani caddero a decine di migliaia. È stato per denunciare al mondo civile le torture inflitte al popolo etiope che mi sono deciso a venire a Ginevra. Nessun altro all'infuori di me e dei miei coraggiosi compagni d'arme poteva portarne di fronte alle Nazioni l'incontestabile prova.
Gli appelli rivolti alla Lega dai miei delegati sono rimasti senza risposta; i miei delegati non sono stati testimoni oculari. Questo è il motivo per cui mi sono deciso a venire a testimoniare contro il crimine perpetrato sul mio popolo e a porre in guardia l'Europa per il destino che l'attende se non reagisce al fatto compiuto.
[1] Gli aggressivi biologici possono essere disseminati sotto forma di aerosol solido o liquido. La forma liquida si riferisce soprattutto alle sospensioni di microrganismi patogeni che traggono da esse gli elementi necessari alla loro sopravvivenza nell'ambiente (fattori nutritivi, umidità, ecc.). L'aerosol può essere rilasciato nell'ambiente direttamente o indirettamente. Nel primo caso vengono utilizzate adatte apparecchiature (aerosolizzatori) da posizioni ben definite sul terreno o a bordo di veicoli terrestri, natanti o aeromobili. Particolare importanza è rivestita dagli aeromobili che possono spargere agevolmente l'aggressivo volando anche a bassa quota (di norma, in senso perpendicolare alla direzione del vento) con possibilità di contaminare estensioni di terreno di centinaia di km2. [...]
La velocità di perdita di efficacia di un agente aerosolizzato è influenzata dai seguenti fattori:
- irraggiamento solare. La regione ultravioletta dello spettro solare esercita una azione germicida nei riguardi di tutti i microrganismi. Minore sensibilità a tale azione, rispetto alle cellule vegetative, hanno le spore batteriche e particolarmente quelle fungine. L'influenza negativa dell'irraggiamento solare diminuisce generalmente con l'aumentare del tasso di umidità relativa. Aerosol batterici in forma liquida appaiono più sensibili alle radiazioni di quelli in forma di polveri secche... [...]
Tratto da "Sistemi di guerra biologica - Le armi"
Nota: le allocuzioni di Hailé Selassié sono riportate all'interno del libro di L. Mazzoni, "Hailé Selassié I. Discorsi scelti 1930 -1973", 2011.
Fonte: polyarchy.org

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