Ovvero: un bel taglio di capelli vale più di cento buchi di cellulite in meno.
Sin da piccola, ho dovuto imparare ad a bituarmi ai cambiamenti.A causa del lavoro di mio padre, abbiamo girato l'Italia cambiando città una decina di volte (quelle che mi ricordo, per lo meno: se conto anche quelle in cui ero nella pancia della mia mamma, il numero sale).Dovendomi abituare al cambiamento per una questione di sopravvivenza, sforzandomi anche di farmelo piacere e di trovare dei lati positivi (in effetti "cambiare" non è mai stato un problema per me, e lati positivi ce ne sono per davvero), sono dovuta anche entrare nell'ottica di cambiare scuola, giro di amici, abitudini, gruppo scout, scuola d'inglese e quant'altro.Non l'ho mai trovato difficile.Solo una cosa non mi è mai riuscita, e ancora oggi mi mette in crisi:RIMPIAZZARE IL PARRUCCHIERE.
(Lui si che ci sapeva fare)
Trovare il parrucchiere perfetto, a mio avviso, è come scovare il famigerato paio di jeans che calza a pennello: non dico che sia impossibile (mi sforzo di non essere fatalista per non coinvolgere anche voi nell'aura di negatività che mi avvolge da due giorni a questa parte), ma è dura, molto dura, e se lo trovi non ti ci stacchi più. Solo che il jeans, se lo provi e non ti sta bene, lo rimetti a posto, saluti la commessa e ciao, il parrucchiere, per trovarlo, devi provarlo... e provare vuol dire tagliare, ZAC. E ZAC (non Efron, purtroppo) (pessima battuta per risollevare il tono da tragedia greca che sta prendendo il post) significa che si deve procedere ad un cambiamento semi - permanente.Sono sempre stata pseudo - diplomatica nei confronti dei parrucchieri e dell'hair style in generale. Da adolescente, del resto, ho avuto capelli improbabili, tinture più simili a secchiate di vernice che altro, tagli corti, lunghi, asimmetrici... insomma, ero una che coi capelli si divertiva. Un giorno litigai furiosamente col mio ex-ragazzo, uscii di casa e andai a tagliarmi i capelli cortissimi. Li avevo lunghissimi, avevo impiegato mesi per farmeli crescere, e nel giro di un'ora non c'erano più. Così, senza pensarci.
(Carey Mulligan - non che assomigliassi a lei, ci mancherebbe).
Con l'età che avanzava ho perso questo lato sperimentatore e ho optato per un look da Santa Maria Goretti condito, a intervalli, da frange più o meno corte.
(Rory - uguali proprio!!!!)
Una cosa ho sempre odiato, però.
I CAPELLI SCALATI.
Purtroppo i parrucchieri, stando alla mia esperienza, adorano scalare i capelli. Forse, e li capisco, la gioia della scalatura deriva dall'utilizzo di quella bellissima forbice dentata che si passa sulle ciocche arrotolate. Oppure odiano le noiose come me, che certo non li aiutano a tirare fuori il loro lato artistico (e i parrucchieri si sentono mooooolto artisti... in alcuni casi, per carità, lo sono di certo).
Insomma, qualche motivo deve pur esserci se i parrucchieri si inventano solo tagli scalati per i capelli medio - lunghi. A me, invece, i capelli piacciono pari. Se dico a un parrucchiere che voglio i capelli pari, puntualmente esco dal salone con la scalatura. Ci deve essere qualche problema di fondo se chiedo un taglio PARI, netto, con le lunghezze tutte uguali, e invece mi ritrovo in testa un taglio che mi fa assomigliare a un fungo porcino.
(Jennifer Aniston - regina indiscussa del taglio scalato ... ma a lei sta così bene perchè è mascellona!!!)
Fatto sta che l'ultima gita dal parrucchiere si è rivelata disastrosa, relegandomi nella disperazione più totale (non esagero: un taglio di capelli sbagliato, per una ragazza, è una piaga molto peggiore della cellulite... e la cellulite, una volta che fa la sua comparsa, è difficile da mandar via... i capelli, tutt'al più, ci mettono tempo per ricrescere).
Non me ne vogliano gli hair stylist che leggeranno questo post, se mai ce ne fossero, perchè io li rispetto. Nel profondo rispetto che nutro per loro, però, li temo. Li temo assai.
Morale della favola? Sai come entri, non sai come esci.
Che Cesare Ragazzi sia con voi,
Madame La Gruccia.