Halloween Writing Contest - Tema: La Figlia

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Halloween Writing ContestSvolgimentoGracile lo era sempre stata. Sedeva davanti all'ingresso di casa e guardava gli altri giocare. La strada per lei era pericolosa le ripeteva ogni giorno sua madre. Poteva guardare, ecco. Doveva bastarle quello. Non sapeva leggere. I medici interpellati avevano riso in faccia a sua madre. Cosa mai voleva? Doveva accontentarsi che aprisse gli occhi al mattino e stesse con lei per tutto il giorno. Che l'indomani avrebbe avuto solo da ringraziare il cielo se quel corpicino magro e ridotto alla conta delle ossa riusciva ancora ad uscire dalle coperte. E infine scuotevano la testa.Che croce le aveva dato il buon Dio, pensava allora la donna. Una figlia così è un secondo lavoro. Il primo riusciva a sfamarle appena e di ritorno a casa non poteva sperare in un sorriso. Mai che le corresse incontro, abbracciandola, e facendola sentire felice seppur di quel poco calore che poteva produrre quella figliola così minuta. Era tuttavia una donna forte per quanto sola. Il marito se ne era andato, come in quei fotoromanzi, che leggeva a volte per distrarsi. L'aveva abbandonata senza dare spiegazioni, a lei o a quella figlia mai amata. Ingombrante per casa, anche se silenziosa e spesso immobile su qualche poltrona. Si era decisa tuttavia a non abbattersi. Non avrebbe fatto mancare nulla a sua figlia, anche se la missione avrebbe richiesto sacrifici: molte ore in più al lavoro, niente vita sociale, niente parrucchiera. I capelli se li faceva a casa. Era un piccolo rito quello, e in fondo non le dispiaceva se poi venivano tutti strani o più lunghi da una parte. Sedeva in bagno, davanti al lavandino, con la figlia come compagnia. In fondo le pareva di stare lo stesso nel negozio di una parrucchiera, anche se parlava solo lei. E si rispondeva. Oh che grandi chiacchierate mentre aspettava che si asciugassero i capelli, per poi passarci il balsamo che si faceva da sola con l'aceto di mele. I giorni non le pesavano. I mesi si chiudevano sempre in pari coi conti. Lo scorrere del tempo le lasciava però solo un unico pensiero: che ne sarebbe stato di sua figlia una volta morta lei? Questo pensiero la tormentava. Chi si sarebbe preso cura di quelle gambe secche incapaci di correre? Chi avrebbe potuto intuire da quegli occhi spenti i bisogni che andavano soddisfatti senza chiedere? Cinquant'anni da sola con quella bambina da accudire le sembrarono troppi dopo l'ennesimo sorriso di compassione sfuggito al suo medico, un giorno che era in visita per accertarsi che la bronchite non fosse così grave. 
Un mattino di vento si decise per l'unica soluzione che le parve accettabile. Nell’attimo in cui la concepì vide tutto con occhi diversi. Anche il passato. Vide il marito sbattere la porta urlando che era una pazza. Vide i medici, i vicini, le donne del paese che la compativano e si davano di gomito, mentre passeggiava col quel burattino che chiamava “figlia”. Rassegnata e muta prese dalla legnaia l'ascia con la quale ancora adesso, nonostante l'età, si procurava da sola la legna per il camino. Prese delicatamente la figlia dalla solita poltrona e la adagiò a terra. Calò su di lei una serie di colpi, precisi e secchi. Piangendo. Nella sua mente sentiva le urla strazianti della piccola. Vedeva il sangue schizzare per la stanza e sentiva il rumore delle ossa rompersi. Ma si ripeteva caparbia che erano solo fantasie. Prese infine i resti, di quell’unica figlia che era riuscita ad avere, di quel’unica compagnia che ha accolto i giorni con lei per oltre cinquantenni, e li mise nel camino. Quella vecchia legna, seppur accuratamente dipinta con colori a olio, spesso ravvivati nel tempo, bruciò in fretta. La donna rimase seduta davanti al camino finché l'ultimo tizzone non fu spento, finché non si convinse che i gemiti di dolore della piccola non fossero finiti. Immerse le mani nella cenere che andava raffreddandosi e se ne sparse un po' tra i capelli e sulle guance. Salì al secondo piano della casa e da quello, attraverso una scaletta esterna, raggiunse il tetto. Guardò il vento ripulirle le mani dalla cenere che volava via anche dai suoi capelli, formando piccole nubi nere ben visibili nel grigio del cielo. E le raggiunse in volo.Gianluca Meis

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