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Halloween Writing Contest - Tema: Polvere

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Halloween Writing ContestSvolgimentoHalloween Writing Contest - Tema: PolvereVilla Scabia non faceva bella mostra di sé, seminascosta tra le sterpaglie che l’avevano aggredita. Era disabitata da almeno venti anni.Il professor Rickett in verità era maestro elementare, lo chiamavano professore i suoi vicini di casa per rispetto e i suoi amici per sfottò. Villa Scabia era appartenuta alla zia di suo padre e adesso era sua. Un’eredità di cui avrebbe fatto a meno, lui, abituato alle comodità cittadine, ma visto che era l’unico erede, alla fine l’idea di possedere una villa con giardino lo aveva solleticato, dopo una risistemazione indispensabile dell’esterno e dell’interno, che non sembravano per niente abitabili.Entrò dal cancelletto cigolante e si fece strada lungo quello che doveva essere il vialetto d’accesso, prima che i rovi lo invadessero. Il silenzio lo circondava, insieme al grigio sporco di una vegetazione mummificata che a stento riusciva a mantenersi in vita incuneando le radici tra le pietre.Girò con qualche difficoltà la chiave di ferro pesante nella serratura e aprì in portone d’ingresso. La prima cosa fu un odore fortissimo di muffa, di una casa che non ha preso respiro da decenni, l’istinto fu di aprire le imposte delle finestre per lasciare entrare luce e ossigeno in quegli ambienti.Il giorno ebbe libero accesso e mise in evidenza il grande salotto in stile liberty con i mobili ancora tutti al loro posto, ricoperti da teli bianchi che ne rivelavano le forme, come se la zia si fosse allontanata da pochi giorni. Un divano a tre posti, due poltrone, un tavolino, e quella che sembrava una grande credenza con lo specchio, le sagome bianche di quella mobilia avevano l’aspetto di fantasmi imbalsamati. Il pavimento della stanza era ricoperto da uno strato soffice uniforme di lanugine, ogni passo produceva uno sbuffo di pulviscolo sottile, ma nessun rumore.
Là! dietro il divano qualcosa si mosse di scatto, un guizzo veloce e ovattato. Là! Il professor Rickett ebbe un sussulto e indietreggiò, urtando una piccola consolle che si afflosciò sul pavimento, al suo posto rimase un mucchietto di polvere coperto dal telo bianco. D’impeto sollevò allora il lenzuolo che ricopriva il grande divano e questo franò in una gran nuvola mentre l’aria diventava irrespirabile. Scoprì gli altri mobili, le poltrone il tavolino la credenza, i mobili non c’erano, erano soltanto costruzioni perfette di lanugine polverosa custodite sotto i teli, mummie di mobili che si sfarinavano al minimo urto.In pochi secondi di frenesia, la stanza fu ridotta a un ammasso di stracci e polvere. Il professore respirava a fatica, si spinse verso l’uscita per trovare aria pulita, sentì qualcosa che gli solleticava una caviglia, nella nebbia del pulviscolo tagliata dai raggi del sole, riuscì a intravederne uno due dieci, poi sempre di più, erano acari della polvere enormi, della grandezza di un coniglio, con i loro rostri e le loro zampette irte di peli, si arrampicavano sui suoi pantaloni, corazzati e determinati. Il professor Rickett, con la gola piena di polvere, agitava le braccia in modo sconnesso nel tentativo di scrollarseli di dosso, gli acari della polvere sono animali testardi.Quando a Villa Scabia trovarono il cadavere del professore, gli agenti di polizia cercarono di capire perché fosse composto e disteso sul pavimento che risultava ricoperto da una lanugine fitta, al centro di una stanza con i mobili nascosti da lenzuola bianche. Intorno non c’erano tracce, sembrava che la casa fosse disabitata da decenni, eppure il professore era sparito da soli tre giorni. Anche il corpo era coperto da un telo bianco. Il poliziotto più giovane ne sollevò un lembo e il professor Rickett si sfarinò sotto i suoi occhi, in una nuvola soffocante di polvere.Raimondo Quagliana

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