Magazine Diario personale

Halloween Writing Contest - Tema: Tu non devi sapere

Da Svolgimento @svolgimento
Halloween Writing Contest Svolgimento
Halloween Writing Contest - Tema: Tu non devi sapereRiccardo non riusciva a capire proprio dove potesse andare il bisnonno ogni sera tardi, quando lui invece doveva filare a dormire e zitto. - Potrei accompagnarlo qualche volta - diceva speranzoso a sua madre- Vai a letto, non ha bisogno di te, con lui ci sono i cani -Anche se era piccolo, Riccardo pensava dentro di sé che non fosse bene, mandare un vecchio di novanta anni in giro di notte da solo. Il fatto che avesse al guinzaglio due bastardini non era certo una sicurezza. E poi Riccardo voleva sapere dove andava. Cosa faceva in quelle passeggiate notturne? Incontrava qualcuno? Pietro non diceva mai niente di sé. Parlava poco e passava le giornate chiuso nella sua stanza. Qualche volta lo sentiva parlare in una strana lingua che non conosceva. Erano cantilene, specie di preghiere. Poi, la notte usciva.- E’ come se non ci fosse – diceva la mamma alle sue amiche, quasi a volersi giustificare, quando la compativano per quella presenza. Lei non se l’era sentita di mettere il vecchio in qualche istituto, quando tutti gli altri della famiglia se ne erano andati, e lui era restato solo. Erano morti tutti. A dispetto degli anni, Pietro invece resisteva.- Il bisnonno era forse un marinaio? – aveva chiesto Riccardo alla mamma, che lo aveva fulminato con lo sguardo. Lei quel giorno stava misurando la pressione a Pietro, e lo sguardo di Riccardo aveva indugiato sull’avambraccio. Il vecchio aveva fatto finto di non sentire la domanda. Riccardo avrebbe dato chissà cosa per sapere qualcosa del passato. Ma del passato in casa loro non si doveva parlare. Quella sera però il ragazzino aveva avuto un colpo di fortuna. La mamma era stata chiamata da un’amica che aveva avuto un incidente e non sapeva come fare, perché era restata a piedi sulla tangenziale. La mamma era entrata nella sua stanza, e lui aveva finto di dormire, girato verso la parete. 
Il bisnonno era già pronto sul pianerottolo, con i cani. - Nonno, uscite anche stasera? – aveva sussurrato lei- Devo farlo – era stata la risposta semplice di Pietro. Per Riccardo era stata una cosa da niente. Aveva infilato la tuta da ginnastica sopra al pigiama, e tirato la porta a sé solo quando aveva sentito lo scatto del portone di sotto. Si era poi messo sulle tracce del bisnonno, facendo bene attenzione a non farsi sentire dai cani. La notte era strana e senza rumori. Pietro aveva percorso con sicurezza i viali che separavano la loro casa dalla stazione. Era entrato e aveva cominciato a costeggiare i binari, poi si era fermato vicino a un cartello, su cui stava scritto Tiburtina. Riccardo ora aveva freddo e tremava. Non aveva trovato il coraggio di uscire da sotto la pensilina della stazione. La nebbia era scesa all’improvviso, così fitta che non era riuscito più a vedere il bisnonno, anche se si trovava a pochi passi da lui. Si era guardato intorno. Tutto era diverso da come aveva visto pochi istanti prima. Era sparito l’acciaio nella nuova stazione, e anche i suoi vetri brillanti. C’erano invece panche di legno e un orologio vecchio e tondo. La pavimentazione adesso era grigia e sconnessa. Cominciò a sentire dei passi. Si avvicinavano, sempre più forti. Si mise con le spalle contro il muro scrostato, mentre il cuore gli pulsava forte in gola. I passi diventarono una cadenza ben definita, quella di centinaia di scarponi. Allora li vide. Soldati in uniforme nera, armati. Davano ordini in una strana lingua. Dietro di loro, una lunga fila di persone con una stella gialla attaccata al petto. Avevano volti pallidi e stupiti. Qualcuno guardava in terra, molti invece avevano lo sguardo perso nel vuoto.In pochi minuti, con urla secche, le persone furono fatte salire su treni di legno, che ripartirono subito dopo. Poi la nebbia si alzò di colpo e Riccardo vide Pietro che piangeva, con i pugni alzati al cielo. Il ragazzo tornò correndo a casa e si infilò a letto vestito, mentre anche quel 16 ottobre finiva. Finiva ogni giorno, per Pietro, ormai da settanta anni.Roberta Lepri

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :