Vive tra Manhattan e Parigi, dove custodisce una personale collezione di centinaia di abiti d’epoca e d’haute-couture dal valore inestimabile, ma che di tanto in tanto presta a musei e galleria d’arte purché interessati a finanziare mostre sulla storia del costume sotto la sua attenta supervisione. Crede fortemente che la bellezza sia una questione d’interiorità, ma al tempo stesso, non scenderebbe (per nulla al mondo) a compromessi qualora gli si chiedesse di indossare una tuta da ginnastica. Il suo impeccabile stile dandy è solo un contorno ben strutturato pronto ad accrescere maggiormente i suoi modi di fare galanti e sofisticati.
E questo non solo perché ha deciso di dedicarmi, non conoscendomi, pochi ma preziosi minuti del suo tempo.
In un contesto poi, come quello della fashion week, così frenetico e turbolento.
Una perenne corsa da una location all’altra cadenzata da una noncuranza verso chi e cosa ci circonda.
Alla sfilata di Prada, tenutasi la scorsa settimana, mi sono fatto coraggio avvicinandomi a lui.
E’ successo subito dopo aver ascoltato Miuccia chiacchierare con un ristretto gruppo di giornalisti americani sul perché della scelta (alquanto bizzarra) di inserire importanti capi di pellicceria all’interno di una collezione estiva.
Lui era lì, reduce da una chiacchierata in privato con la padrona di casa.
Cosa si siano detti non c’è lecito sapere.
Dopo aver salutato Patrizio Bertelli e consorte s'avvia verso l’uscita d’ingresso, mentre io con fare lesto ma composto attiro la sua attenzione pronunciando il suo nome.
Si volta verso di me, ed io, in preda al panico per il mio inglese incerto, mi presento a lui come un suo grande ammiratore.
Poche battute, la sua riconoscenza.
Dunque accetta di esprimermi la sua personale opinione sulla moda italiana, sull’impero Prada innanzitutto e non solo, a seguito delle mie domande. Così -successivamente - chiedo di poter documentare il tutto in una video intervista che, se pur di pochi minuti, per me rappresenta qualcosa dall’inestimabile valore. Tanto preziosa, forse, da superare addirittura l’ipotetico valore monetario dei suoi abiti da collezione. Che ci crediate o meno, buona visione.