Handicappati di merda

Creato il 11 agosto 2014 da Marina Viola @marinaviola


Io e Luca entriamo da McDonalds e ordino per lui sempre la solita schifezza: panino con il pesce fritto, large fries, chocolate milk. In un minuto abbiamo il bottino e ci andiamo a sedere ad un tavolo in mezzo a due già occupati. Al tavolo di destra c’è un signore con i baffoni e gli occhiali da lettura a metà naso. Potrebbe essere un cugino di terzo grado di Babbo Natale. Ha finito di mangiare, ma sta leggendo qualcosa sul suo telefonino, che è in carica.

Il tavolo alla nostra sinistra è occupato da una signora e due bambini. La signora, di una trentina di chili troppo per essere considerata di stazza normale, sta pulendo il tavolo con delle salviette disinfettanti portate da casa. I bambini, uno con la maglietta della nazionale di calcio italiana e l’altro con quella del Portogallo, sono seri e silenziosi. La donna passa loro una salvietta ciascuno, che si disinfettino le mani prima di mangiare.

Luca si siede di fianco a me e accende il suo iPad, che gli dico immediatamente di abbassare. Sto per scartare il panino, perché glielo devo dare io visto che lui non è in grado di mangiarlo da solo, e sento la signora che dice: ‘bambini, cambiamo tavolo, questa è la zona riservata agli handicappati’. Si alza, mostrando un culo inaspettatamente enorme. Un culo flaccido, da cui partono due cosce inverosimili, avvolte a un paio di fuseaux ghepardati umiliati e ormai sformati. I bambini guardano Luca, poi si alzano e seguono la signora, che si volta e mi dice, ‘Hi’. Luca non nota nulla. Io rimango con il pesce fritto a mezz’aria.

Volevo dirle: siamo un po’ tutti handicappati, cara la mia signora. Prenda me, per esempio. Ho il terrore degli uccelli, e sembra una scemenza, ma non sono mai riuscita a passeggiare per le strade o le piazze piene di piccioni senza provare momenti di panico. A volte, quando sono con chi non mi conosce, cerco di far finta di niente, ma appena un piccione fa per muoversi faccio un sobbalzo quasi involontario e poi mi tocca stare a spiegare. È più forte di me.

Oppure, signora cara, stamattina, quando ero di sopra, Luca si è cagato addosso sul divano, sporcandosi da testa a piedi e sporcando anche, oltre al divano, il pavimento e una sedia in cucina, e io ho avuto un conato di vomito. È un handicap se si ha un figlio come il mio, che a novembre fa diciotto anni e ogni tanto si caga ancora addosso. Cerco in tutti i modi di stare calma, nella speranza che la colazione non venga su così veloce. Devo imparare, ma non è facile.Ma il mio handicap peggiore, quello che mi blocca il più delle volte, è la mia malinconia perenne, che inzuppa la mia anima come se fosse un paio di jeans buttati in un catino. Piango per un messaggio mai arrivato, per un tono scontroso, per una giornata passata da sola. Mi commuovo sempre, anche quando vedo il saggio di bambini che non conosco. Ho spesso il cuore gonfio di tristezza. Sa che è una cosa bruttissima? Un handicap che non auguro neanche al mio peggior nemico.

O prendiamo lei, per esempio. A parte i suoi tanti chili in più, e il suo gusto nel mostrarceli (fuseaux? Really?), il suo collo taurino che neanche un lottatore di sumo e i suoi capelli ossigenati male, mi sembra che uno dei suoi handicap sia l’ossessione alla pulizia: non si preoccupi, è comune. Ma le ricordo, se le interessa, che ci sono ottimi medicinali che possono aiutare sia lei che quei suoi due figli, che non dico siano handicappati, ma li hanno visti i Mondiali? Perché tengono a due delle squadre più scarse delle gare brasiliane di inizio estate. Poveri bambini, poi, che dalla loro mamma hanno l’esempio di scappare dalle persone diverse da loro.Ma ad occhio e croce si capisce immediatamente che il suo più grande handicap è la sua ignoranza nei confronti del mondo di mio figlio. Non è mai stata invitata a visitarlo. Mi creda, anch’io sono stata un’estranea a tutto per anni, ma poi sono stata trascinata dentro a una realtà, la sua, diversa anni luce dalla nostra, fatta di diciottenni che si cagano addosso, ma che sono felici e che con un abbraccio un po’ troppo stretto si fanno scusare tutto. Sono persone capaci di un affetto senza filtro, amano incondizionatamente, e se ne fregano se il loro amore non viene corrisposto, perché loro vogliono bene perché voler bene agli altri li fa stare felici. Molti dei colleghi di mio figlio, inoltre, non sono affatto imbarazzati di come sono, e se ne fregano degli sguardi incuriositi degli altri. Se ne fregano, in poche parole, di persone come lei, che cambia posto per non stargli vicino.

Quindi signora mia cara, a pensarci bene ha ragione lei, e questo è il posto degli handicappati, solo che lei non è stata invitata. Prego spostarsi: lei, il suo culo vergognoso e i suoi figli tristi, là in fondo, nel posto riservato agli stronzi.

Vada a pulire quel tavolo lì e mi faccia finire di imboccare mio figlio in pace.


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