“Handmade Sweeties”

Da Ifioridisimona

Eccomi tornata,

stavolta con tante nuove golose novità…Sarà la primavera che tarda ad arrivare o questo freddo che mi fa desiderare ancora una bella tazza di cioccolata calda (magari con panna!) ma mi è tornata voglia di dolci!!! E quindi non posso mancare di presentarvi la mia nuova collezione di bijoux in pasta sintetica “Handmade Sweeties”, una nuova serie di collane e anelli tutti cioccolattosi da mangiare con gli occhi!

A questo vorrei unire un mio personale piacere accompagnando le immagini alla piacevolissima lettura di un brano tratto da  “A New England Nun”, di Mary E. Wilkins Freeman, da me tradotto un paio di anni fa per la mia tesi di master in traduzione…

sperando vi piaccia, non mi resta che augurarvi una buona lettura!

s.

“Louisa era lenta e silenziosa nei suoi movimenti. Vi impiegava parecchio tempo a preparare il suo the, ma, una volta pronto, lo sistemava con una tale grazia che sembrava quasi fosse ospite di se stessa. La tavola, piccola e quadrata, si trovava proprio al centro della cucina, coperta da una tovaglia di lino inamidata con i bordi dai motivi floreali luccicanti. Sul suo vassoio da the aveva messo un tovagliolo color rosso intenso e sopra vi aveva sistemato un bicchiere pieno di cucchiaini, un contenitore in argento per la panna, una ciotola in porcellana per lo zucchero, una tazza in porcellana rosa e un piattino.

Louisa usava ogni giorno le sue porcellane, cosa che nessuno dei suoi vicini faceva. E questo era un fatto abbastanza noto in paese. Loro, invece, ogni giorno preparavano la tavola con vasellame in terracotta e lasciavano nella credenza del salotto le loro porcellane migliori;

Louisa Ellis non era di certo più ricca né più educata di loro. Ciononostante avrebbe continuato a usare le porcellane.

Per cena mangiava un piatto pieno di ribes zuccherati, un piattino di tortine e un altro pieno di biscottini bianchi. Anche una foglia o due di lattuga, che tagliava delicatamente.

Louisa amava molto la lattuga e la coltivava con tanta cura nel suo piccolo orticello. La mangiava di buon gusto, sebbene in modo delicato, come fa l’uccellino con il suo cibo. Era davvero sorprendente il modo in cui riusciva a far scomparire considerevoli quantità di cibo…

Dopo il the, Louisa riempì un piattino di soffici tortine ai cereali finemente cucinate e le portò nel giardino dietro casa.

“Cesar!” chiamò “Cesar”! “Cesar!”

Ci fu un leggero rumore di catena e un enorme cane giallo e bianco apparve alla porta della sua casetta, mezzo nascosta tra i fiori e l’erba alta.”




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