<E’ l’ultima occasione per vedere se i governanti europei saranno all’altezza della Storia. E l’occasione per ognuno di noi di fare i conti con il senso ultimo dell’esistenza> recita la chiusa dell'articolo di Mario Calabresi "la spiaggia su cui muore l'Europa" e di qui mi permetto di fare due brevi considerazioni, con la premessa che non mi interessa la polemica sulla pubblicazione della foto, di fronte alle urgenze del 'cosa' succede il 'come' lo racconto, tutto sommato può passare in secondo piano (in secondo piano, sottolineo, non in ultimo). E le considerazioni sono personali. Essere all'altezza della Storia vuol dire che siamo tutti parte di un filo che unisce le nostre diversità, dov'è finito questo filo? Evidentemente si è sfilacciato nelle scelte di ampio respiro che governano i contesti quotidiani. Ogni punto di vista esiga il rispetto di sé senza dimenticare di non essere solo. Prima di essere cittadini, titolari di diritti di una comunità specifica, siamo esseri umani che imparano ( e si impara da qualcuno, con qualcuno e per qualcuno) ad essere umani. Fare i conti, ognuno, con il senso ultimo dell'esistenza, significa scoprire questa doppia appartenenza l'arduo compito di 'dare senso' ogni giorno. Non servono polemiche, né sottrarsi all'impegno di fronte al volto dell'altro. Non mi gratifica criticare chi ha un'opinione diversa dalla mia, facciamo un passettino indietro, alle origini delle nostre opinioni, alle domande che ci poniamo. A quali domande, a quali parole, a quali emozioni, ci scorrono nelle vene.