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Hangar 10 (2014)

Creato il 25 novembre 2014 da Silente
Un horror massacrato dalla critica con alieni affetti da strane malattie e grosse astronavi   Hangar 10 (2014)Dev’essere un periodo fertile per gli alieni, ultimamente atterranno parecchio nel cinema del terrore pur non disponendo di chissà quali astronavi o particolari mezzi militari: non sono pochi infatti i titoli che si sono recentemente passati il testimone (Alien Abduction, Skinwalker Ranch, Extraterrestrial), ma se pur qualche invasione possa avere qualche merito (il primo, di cui prima o poi parlerò) rimangono più impressi i limiti di una tecnica cinematografica che in alcun modo riesce a favorire omini verdi o grigi nei loro scorrerie a caccia di umani da vivisezionare.
Alieni. Io ne ho gran fobia (per quanto grossa credo sia proprio la parola giusta) e fatico a vederli in 16:9: per me non ci sono mai state bambole o clown a infestare sogni e angoli bui, non ho ricordi di paure legati a questo tipo di archetipi, ma l’ignoto di origine marziana fatto di abduction notturne e avvistamenti inconsistenti continua a torturarmi tutt’ora con uno strascico che, devo dire la verità, fatico a staccare. Al di là di qualsiasi discorso sull’interesse per la scena horror, mi piace la paura cinematografica e ne vado in cerca, di certo non sarei qui a parlarne se non avessi questo tipo di sete, ma ci sono pellicole che evito volentieri quando l’argomento ha più o meno a che fare con l’alieno inteso nella sua figura più realistica possibile, quell'indecifrabile e silenzioso osservatore alto mezzo metro: magari poi le guardo lo stesso e mi rimane addosso una brutta inquietudine, ma di solito no, le salto e se poi a leggerne scopro di aver risparmiato tempo e battiti cardiaci ancora meglio. La cosa peggiore capita però quando mi tradisco andando a colpo sicuro e ignorando determinate sinossi, o forse dimenticando di averle lette, sono sbadato di natura e tendo a fare più cose (male) contemporaneamente: una setacciata veloce su imdb per soddisfare una curiosità sempre affamata, poi è un buttarsi anche a occhi chiusi. Eh, noi coraggiosi che guardiamo l’horror…
Ennesimo found footage realizzato con budget misero, stavolta di marca inglese, Hangar10 è stato oggetto di brutte recensioni ed è stata questa la probabile molla che mi ha spinto a vederlo senza troppo indagare sulla sua natura anche sci-fi/aliena: notare come Dread Central, ma anche molti commentatori della domenica su imdb (che gli regalano un ingiusto 3,6), abbiano incensato un orrore derivativo e ingenuo oltre ogni limite come quello di The Houses October Built per poi spezzare le ginocchia a un prodotto come questo che, pur con i suoi molti difetti e varie scopiazzature sulle quali è difficile soprassedere, è comunque insolito e abbastanza personale per emergere dal miasma, mi allontana da una qualsiasi, per quanto vaga, comprensione di cosa chieda la scena horror e in cosa trovi piacere. È un interrogativo sempre più inconsistente e alla fine non resta che muoversi a tentoni, capita più spesso di beccare qualcosa di buono scontrandosi per caso che non ricercandolo con cura, no?
Hangar 10 (2014)
Per fortuna le mie fobie non vengono troppo attivatecon Hangar 10:il film è fortemente cintato dall’ingombrante presenza di un The Blair Witch Project, non c’è momento in cui il bosco e il vagabondare e il disorientamento dei tre protagonisti non rimandino al progressivo smarrirsi delle pedine della coppia Sanchez/Mayrick, eppure Daniel Simpson se ne riesce a staccare con una potenza che raramente si vede nei mockumentary, soprattutto di questo piccolo calibro. È qualcosa legato a una visività che il sottogenere stesso, prevalentemente per le striminzite possibilità, tende a nascondere e da questa sottrazione guadagnare in alterazioni di stato: l’ansia, l’inquietudine e la paura emergono laddove si può solo percepire ciò che non si vede, e a fare la differenza subentra chiaramente l’abilità di occultare e ingannare. Invece Simpson, pur non rinunciando ovviamente all’unica, vera prelibatezza che offre il found footage, si permette una manciata di visioni colossali che rimangono bene impresse: le sequenze con il cielo martoriato da fulmini non terrestri, la presenza di vere e proprie astronavi e le parentesi di anti-gravità sono momenti di grande fascino, innalzano il film al di sopra della pochezza esecutiva di tanti colleghi e ne aumentano la sensazione disturbante di un qualcosa di incombente, inspiegabile nel suo essere misteriosamente accennato.
Il resto è dato da cliché comunque funzionali, dal pozzo che porta a tunnel sotterranei a luoghi abbandonati e marcescenti, dal ritrovamento di reperti di indefinibile classificazione ai classici disturbi elettronici che aggravano il disorientamento dei personaggi, per finire con le inevitabili scene di raccordo che non trovano giustificabile rappresentazione scenica (perché uno dovrebbe riprendere gli altri due mentre litigano?) se non in alcune sequenze (telecamera appoggiata a terra prima di compiere qualche azione, oppure invertita nel caso di una caduta o di una corsa) che comunque non bastano per un’immersiva sospensione dell’incredulità.
Tuttavia Hangar 10 è strutturato con mano esperta, i personaggi pensano prima di parlare e quando non serve dare aria alla bocca stanno zitti, l’orrore è progressivo e, cosa delicata ma qui gestita discretamente, non fornisce alcuna risposta al pregevole intensificarsi di eventi inspiegabili. Quello che basta è un minimo filo conduttore che dia sollievo all’interrogativo principale, risolto con una semplice ma giustissima linearità, lasciando tutto ciò che lo circonda in un’asfissiante ambiguità che ricorderò con piacere.

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