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Trama semiseriaLa protagonista è una ragazza cresciuta dal padre come una spietata killer. No, non sto parlando di Hit Girl e Big Daddy di Kick-Ass e nemmeno della famiglia Misseri, bensì di Hanna, una ragazzina albina decisamente cazzuta. Finito l’addestramento, Hanna è pronta per scorazzare libera per il mondo, ma qualcuno sarà sulle sue tracce… le telecamere di Quarto Grado che vogliono realizzare uno speciale su di lei?
Recensione cannibale“Ti ho mancato il cuore,” dice Hanna a inizio film, quando a caccia cerca di uccidere un animale. La vita di questa ragazzina non è certo come quella della gran parte delle coetanee: per lei niente iPhone, niente Facebook (niente Faceboooook??? che ssfigata!), niente film di vampiri vegetariani… insomma, una vita piacevole e normale se fossimo ancora nel Medioevo. Hanna vive con il padre che la allena in maniera rigorosa, con un addestramento stile Pai Mei di Kill Bill e ripeto: niente tv, iPod, computer, così come niente Facebook, ma nemmeno Netlog o Twitter. Come fa a vivere una ragazza così nel mondo di oggi? In compenso ha delle altre doti, tipo una forza quasi sovrumana e capacità balistiche mica da ridere, più una notevole cultura fornitale dal padre che le legge vari libri approfonditi, altroché Wikipedia.
Fatto sta che a un certo punto, quando ormai è diventata più forte e capace di lui, il padre la mette davanti alla libera scelta di potersene andare e lei tempo pochi istanti e si dilegua… da qui inizia un’avventura on the road che tocca varie location tra Polo Nord, Marocco, Spagna e Berlino, con quest’ultima città sfruttata ottimamente come invece non era riuscito a fare il thriller Unknown di cui vi avevo parlato pochi giorni fa.Se il trailer della pellicola mi aveva già creato delle aspettative notevoli, il film non solo le ripaga in pieno ma va persino oltre. La storia può ricordare infatti un mix tra la serie tv Dark Angel con Jessica “stragnocca” Alba e i bessoniani Leon e Nikita, ma per fortuna il tocco che si è scelto di dare al film va in una direzione assai personale: direi che Hanna sta ai film di spionaggio/CIA come Unbreakable di M. Night Shyamalan sta alle pellicole sui supereroi. Insomma, una storia nota raccontata con un tono inconsueto e non logoro. L’arma principale usata è poi la capacità di muoversi con destrezza su registri del tutto differenti: ci sono infatti scene di una violenza estrema unite ad altre di una dolcezza infinita. Hanna (il film) ti colpisce con una mazza, ma poi ti accarezza e ti rincuora. Hanna (la ragazza protagonista) ti colpisce e basta.
Strepitosamente in forma il cast: Saoirse Ronan è l’attrice migliore (o almeno la mia preferita) della nuova generazione e qui si presenta in un ruolo parecchio distante dai precedenti di Espiazione e Amabili resti. E ancora una volta sa convincere in pieno. Eric Bana e Cate Blanchett sono invece due attori che di solito non mi convincono, non del tutto almeno, e qua invece fanno la magia di rendermi del tutto soddisfatto e senza nessuna parola maligna da gettare alle loro spalle; in più in un piccolo ruolo c’è anche Olivia Williams, attrice inglese vista in L’uomo nell’ombra e nella serie tv Dollhouse, ormai garanzia assoluta di recitazione mostruosa (adesso non è ancora molto nota, ma quando le daranno un Oscar ricordatevi chi ve l’ha segnalata).
Spettacolare la colonna sonora dei Chemical Brothers; questa non è certo una sorpresa, visto che il dischetto con le musiche del film è già da un po’ che me lo gusto e che mi gusta, però vederla applicata alle immagini fa tutto un altro effetto ed è un bell’effetto. Dopo i Daft Punk di Tron Legacy, i fratellini chimici per Hanna hanno fatto persino meglio dei cuginetti francesi e il tema musicale da loro creato viene fischiettato nel corso del film dai “cattivoni”, in una maniera analoga alla Daryl Hannah infermiera bendata del già citato Kill Bill. D’altra parte non si scappa, quando c’è da parlare di donne con i controcazzi la mente non può che tornare al doppio cheeseburger tarantiniano, anche se qui più che di una vendetta (tema ormai un po’ abusato) la storia è quella di una fuga, ma soprattutto di un’iniziazione alla vita e ai suoi piccoli e grandi piaceri, dalla scoperta della musica (“No magic, no music,” dice uno dei personaggi) al primo appuntamento con l’altro sesso, alla scoperta dell’amicizia importante con una ragazzina molto divertente interpretata dalla promettentissima Jessica Barden, già rivelazione della piacevole british comedy Tamara Drewe. Sono tutte queste cose a rendere diverso e speciale il film, oltre a una regia notevole del sempre più sorprendente Joe Wright, uno che già con Espiazione era andato ben al di là dei canoni tradizionali del genere storico e qui alle prese con le scene d’azione più esaltanti che mi sia capitato di vedere di recente.Hanna è una pellicola incredibilmente figa nonostante non si sforzi disperatamente di esserlo come tanti altri suoi “colleghi” là fuori e soprattutto è un film che non ha mancato di colpire il mio cuore. In pieno centro.(voto 8,5)
P.S. Quei basterdi di distributori italiani faranno uscire di casa Hanna il 22 luglio, proprio come ultimo saldo di fine stagione, quando in realtà è una delle pellicole più interessanti dell’anno. Ormai non ci sono più parole, se non: viva Internet!
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