Hanno arrestato Ratko Mladić!

Da Arturo Robertazzi - @artnite @ArtNite

“Nel nome della Repubblica Serba annuncio che oggi abbiamo arrestato Ratko Mladić”, queste le parole di Tadić, attuale presidente serbo, sull’arresto del criminale di guerra più ricercato d’Europa, Mladić, generale delle forze militari della Repubblica Srpska, noto anche come il boia di Srebrenica.

Accolgo con soddisfazione la notizia come se io quelle guerre le avessi vissute davvero, come se io avessi davvero visto le violenze. E forse è un po’ così. Nello scrivere Zagreb, nell’inventare, io mi sono immerso in quelle vicende e sin dal principio il nome di Ratko Mladić mi ha affascinato e spaventato.

Ratko Mladić è colui che ha ordinato lo sterminio più grave in Europa dalla seconda guerra mondiale, colui che accarezza i bambini musulmani di Srebrenica, prima dei massacri, colui che dice “se vi arrendete e consegnate le armi, garantisco che non vi sarà fatto del male”, è colui che alla delegazione della società civile di Srebrenica dice “Allah non può aiutarvi, ma Mladić sì”. È sotto l’autorità di Mladić che si compiono i massacri di Srebrenica (le forze serbe festeggiano bevendo Heineken, prendendosi gioco ancora una volta dei soldati ONU olandesi, e cantando “I will survive”), è sotto la sua autorità che si organizza l’assedio di Sarajevo (l’assedio più lungo della storia bellica moderna, 44 mesi), ed è sotto la sua autorità che interi villaggi musulmani sono stati rivoltati e devastati.

La lista delle accuse di Mladić è lunghissima, terrorizza: genocidio, complicità in genocidio, persecuzione (per ragioni politiche, razziali o religiose), sterminio, omicidio, deportazione, atti inumani, crimini contro i civili, trattamento crudele, violenze su civili, detenzione di ostaggi.

Verrà probabilmente estradato già nei prossimi giorni e, tra le polemiche, processato.

Qui mi interessa poco raccontare delle discussioni sulla tempistica dell’arresto, della divisione della popolazione serba, della manifestazione degli ultranazionalisti serbi a favore del boia.

Qui io voglio ribadire l’importanza dell’arresto di Mladić. Di Mladić come di ogni criminale di guerra, nella ex-Jugoslavia, e ogni parte del mondo.

Perché, come scrive Guido Rampoldi in un articolo di Repubblica datato 2000, ‎”questa spaventosa ripetitività della storia non è obbligata da culture proclivi allo sterminio, come in genere ritiene l’ opinione pubblica europea, ma dal fatto che nell’ex-Jugoslavia lo sterminio in sé non è mai stato sanzionato, se non con uno sterminio opposto e simmetrico.”

Per questa ragione bisogna individuare, giudicare e condannare i criminali di guerra: per spezzare il circolo vizioso che troppo spesso diventa spirale di violenza.

E perché parlarne? Perché ricordare?

Perché se noi sapessimo chi è Mladić, di cosa si è reso colpevole, parole come quelle del nostro sig. europarlamentare dovrebbero indignare tutta l’Italia, manifestazioni a favore del boia di Srebrenica non potrebbero essere organizzate, perché se noi ne parlassimo, sapessimo, e ricordassimo, atrocità come quelle commesse da Mladić non potrebbero, forse, ripetersi più.



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