Non so se anch’io sono stato anestetizzato dalle tv di Silvio, se ho perso la voglia di lottare perché mi sento scarsamente rappresentato dal partito a cui sono iscritto, o se la mia latente pigrizia ha definitivamente preso il sopravvento, ma giuro di non percepire niente dentro di me che mi spinga, da studente, a partecipare alle manifestazioni contro la riforma Gelmini. Non che la trovi giusta, per carità, credo soltanto che mai come stavolta scendere in piazza sia davvero superfluo (mio padre, leggesse questo post, si incazzerebbe a morte; per lui, crescuito negli anni delle opposte fazioni e delle rivendicazioni operaie, manifestare non è mai inutile). So che il mio è un pensiero grave, forse anche un tantino codardo e piccolo borghese, come si diceva una volta, ma rischiare di prendere una cascata in viso, o una manganellata sulla nuca in questo momento non fa proprio per me. Per cosa poi? Anche se la riforma Gelmini venisse cancellata grazie ad un intervento divino, l’università italiana migliorerebbe? Vista la situazione in cui giace, non credo proprio. Molti mi rimproverano, dicendomi che questo mio atteggiamento è proprio ciò che vuole chi comanda. Può essere, ma non posso farci nulla. Anzi, se è così, con me hanno raggiunto perfettamente il loro scopo.
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