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HAPPY SCAMPIA | Libera in goal | Con i giovani in campo la camorra è fuori gioco

Creato il 03 ottobre 2014 da Amedit Magazine @Amedit_Sicilia

scampia_napoli_libera_in_gol (1)di Mauro Carosio

 

C’è chi fin là non giunge mai, è lì che muore il mondo,

e la città oltre non va, lì dove anche un cielo è di fango.

Figli ce n’è, ce n’è anche qui, tutti una faccia ed un nome,

figli del mai, piccoli eroi in lotta per un sorriso.

Renato Zero, Periferia, 1979

 

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Benvenuti a Scampia! Un quartiere di circa 70.000 abitanti a Nord di Napoli diventato in breve famoso in tutto il mondo per essere la sede principale della criminalità organizzata, per lo stato di degrado, per lo spaccio di droga a livello industriale e per tutto ciò che di negativo i mass media hanno sfoggiato. Su Scampia è stato scritto e detto di tutto, il luogo è stato marchiato a fuoco da fiumi di parole e immagini che non lasciano dubbi né possibilità di redenzione. La costruzione del quartiere ha inizio nel 1979 con una serie di lotti abitativi di edilizia popolare. I primi abitanti erano un nucleo di famiglie di estrazione proletaria e dedita alla microcriminalità. Dopo il terremoto dell’80 Scampia cresce per via della costruzione di nuovi lotti assegnati alle famiglie rimaste senza casa. L’urbanizzazione del territorio assume in breve caratteristiche abnormi e peculiari: le vele, i famosi palazzoni oggi in fase di dismissione, diventeranno un triste simbolo del degrado metropolitano. In un contesto del genere la malavita trova un terreno fertile per il reclutamento di personale da avviare al proprio servizio con le conseguenze conosciute.

È giunto il momento di presentare l’altra faccia di Scampia, quella che non abbiamo visto in Gomorra, quella che non demorde e che ha deciso di non lasciare lo scettro del potere alla parte marcia, viscida e delinquenziale che vorrebbe regnare sovrana tra le sue strade. A Scampia, dove non ci sono banche o esercizi commerciali, sono presenti circa settanta associazioni culturali, che si sono sviluppate principalmente negli ultimi dieci anni, recuperando infrastrutture in disuso e insediandosi sul territorio per proporre un’alternativa alla popolazione locale. Un modello fondato su un forte investimento sui giovani, ma non solo, dove il messaggio che viene veicolato è chiaro: si può vivere in un altro modo, la scelta viene lasciata all’individuo, ma la possibilità è concessa a tutti. Amedit, insieme alla cooperativa Minerva di Genova (vedi n. 19/2014) e al presidio genovese di Libera ha avuto la possibilità di conoscere da vicino questa realtà recandosi a Scampia per la terza edizione di “Libera In Goal”, un evento organizzato da Libera, l’associazione nazionale contro le mafie, insieme con altre due realtà associative: RIME (responsabilità, impegno, memoria, educazione) di Trieste e VoDiSca. Quest’ultima è l’acronimo dell’associazione di promozione culturale “Voci di Scampia” composta principalmente da giovani dai 15 ai 25 anni nata nel 2007, con l’intento di ridare onore e dignità a una vittima innocente di camorra: Antonio Landieri, ragazzo disabile ammazzato il 6 novembre del 2004 in un agguato ai “Sette Palazzi” di Scampia. Simbolo di VoDiSca è il gabbiano, un uccello capace di adattarsi alla spazzatura e nello stesso tempo volare in alto verso l’orizzonte e il sole. Il termine “Voci” nell’acronimo non è un caso. La voce è qualcosa che si propaga nell’aria, qualcosa che afferma l’esistenza delle persone. Ogni voce è diversa dall’altra, ogni voce è una pietra che rompe il silenzio: un insieme di voci possono far tanto.

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“Libera in goal”, ha avuto luogo all’interno dello splendido complesso sportivo dell’Arci Scampia che dal 2007 ospita la scuola di calcio più grande d’Italia. Ragazzi e ragazze provenienti da tutto il belpaese si sono sfidati in un vortice di partite a calcetto nel week end dal 5 al 7 settembre scorso, in uno spirito di allegria e socialità, come sottolineato negli interventi degli ospiti che hanno preso parte all’inaugurazione del torneo. La scuola di calcio di Scampia è stata fondata nel 1986 da Antonio Piccolo, il “mister”, che coniugando le sue idee politiche con la passione per lo sport decide di buttarsi in questa avventura rivelatasi ancora più faticosa per la mancanza delle istituzioni. Antonio racconta accorato con quanti sforzi e con quale impegno è riuscito nella sua impresa che sembrava fosse una battaglia persa. All’inizio i ragazzi che si sono presentati alla scuola erano sette. Oggi sono più di cinquecento. Ovviamente lo scopo non è quello di creare sul campo nuovi talenti calcistici, addirittura il “diritto a non essere campioni” è uno slogan che ricorre tra i manifesti delle varie attività delle associazioni. Qui il fascino che il calcio esercita sui ragazzi diventa un mezzo per educare e proporre ai giovani sportivi valori etici che per svariati motivi spesso sono assenti. Partite di calcio a parte, il programma di Libera in Goal è stato fittissimo e denso di eventi, che hanno avuto luogo nel quartiere e in giro per Napoli, per raccontare appunto l’altra faccia di Scampia nel ricordo di Antonio Landieri.  «Una manifestazione utile a livello nazionale per sfatare miti sul quartiere Scampia, per valorizzare realtà poco raccontate dai media. Decine di artisti in campo, associazioni, teatri, scuole calcio, catering, librerie, fattorie, una vera e propria festa per il quartiere», così spiega Rosario Esposito La Rossa dell’associazione VoDiSca e autore di Sotto le ali dell’airone, un libro pubblicato dalla casa editrice Cafiero & Marotta, che racconta venticinque anni di sport a Scampia. Durante i tre giorni infatti i partecipanti a Libera in Goal hanno avuto l’opportunità di conoscere la moltitudine di attività svolte dalle varie realtà locali. Nominarle tutte sarebbe un’impresa titanica, ma ricordarne qualcuna per dare un’idea complessiva è doveroso.

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“Benvenuti a casa vostra!”, così ci accoglie Daniela, membro di “(R)esistenza Anticamorra”, una cooperativa attiva nella lotta all’illegalità che sta gestendo un fondo rustico, sequestrato alla camorra e coltivato a frutteto. Un bene confiscato è un bene che viene restituito alla collettività che viene coinvolta nella sua gestione. Non prendere in gestione un bene confiscato, accedendovi attraverso i bandi preposti, è una sconfitta per lo stato. «È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio» ci raccontano le donne del Centro Hurtado, un luogo nato per la formazione al lavoro di giovani del quartiere, aperto alla città e meta di gruppi provenienti da tutta Italia. Al centro Hurtado il lavoro è il punto di forza come modello di sviluppo della persona e della sua dignità. Da questo tessuto connettivo nascono iniziative tra cui La Roccia, un centro produttivo artigianale che realizza prodotti di sartoria e cartotecnica. Sempre presso Hurtado si trovano la biblioteca Le Nuvole, che organizza laboratori di lettura, il progetto Musica Libera Tutti, con sei classi di strumenti e una piccola ensemble ispirata al metodo Abreu sulla musica d’insieme, nonché “OffiCine di Nuvole” che organizza laboratori di cinema, fotografia e produzione di audiovisivi. Il centro Hurtado inoltre collabora attivamente con l’associazione “Dream Team”, nata per valorizzare e potenziare il capitale sociale femminile affinché le donne siano sempre più protagoniste del rilancio culturale, economico e sociale del proprio territorio. Un fiore all’occhiello, che non può essere tralasciato è l’associazione “Chi rom e…chi no” (un gioco di parole, “rom” significa dormire in dialetto napoletano) nata nel 2002 con lo scopo di condividere pratiche sociali con i vari campi Rom presenti a Scampia. Nel 2010 “Chi rom e…chi no” realizza il progetto “La Kumpania” che l’anno scorso diventa un’impresa sociale, la prima in Italia a coinvolgere donne rom e italiane in un percorso di contaminazione gastronomica. Nei giorni in cui ha avuto luogo “Libera in Goal”, “Chi rom e … chi no” insieme alla Kumpania hanno inaugurato CHIKU’: gastronomia, tempo libero e cultura. Al CHIKU’ i sapori napoletani e balcanici diventano lo strumento di emancipazione sociale e condivisione insieme a laboratori e attività culturali dedicati a tutte le fasce di età. Tutto questo e tanto altro accade a Scampia, alla faccia di una certa stampa che la vorrebbe immobile e cristallizzata nel degrado e nella violenza. La maggior parte della gente di Scampia vuole vivere liberamente nella propria terra. La madre di Antonio Landieri dice che non ha mai pensato di lasciare Scampia. Resta per dare il suo contributo di madre sopravvissuta al figlio innocente per costruire un futuro migliore. Un futuro che è già iniziato dal momento che sabato 6 settembre è stato inaugurato lo sportello anticamorra di Scampia, dove chiunque potrà sporgere denunce anonime, dedicato a Antonio alla presenza delle autorità comunali. «Questo – dice Lella Landieri con le lacrime agli occhi – è il giorno del vero funerale di Antonio».

«Il sociale è nascosto nella magia del gruppo, nel fischietto fatato del mister che mette insieme bambini di diversa estrazione sociale, bambini con passato e probabili futuri diversi. Quando in un rettangolo verde si è tutti uguali, non ci sono le maschere di bullismo e prepotenza viscida del quartiere, quando in quello spazio di polvere e pietre si suda insieme per un obiettivo comune, per me lì si consuma il comunismo magico. E quando ciò si manifesta, quelli che sembravano scalmanati, irrecuperabili, ragazzi difficili, ti seguono e vengono con te anche al museo, sul Vesuvio, ai cineforum.» (Rosario Esposito La Rossa, Sotto le ali dell’airone, Cafiero e Marotta Editori).

Mauro Carosio

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Cover Amedit n° 20 – Settembre 2014, “VE LO DO IO” by Iano

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