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Harold Pinter – Premio Nobel per la Letteratura 2005

Creato il 11 luglio 2014 da Bea23
harold pinter british theatre

Il Premio Nobel per la Letteratura non si assegna solo ad autori di narrativa. Abbiamo già incontrato, nella nostra rubrica, poeti e saggisti, e oggi conosciamo un drammaturgo inglese che io amo molto: Harold Pinter.

harold pinter british theatre

Insignito del riconoscimento svedese nel 2005, è colui «che nelle sue commedie scopre il baratro che sta sotto le chiacchiere di tutti i giorni e spinge ad entrare nelle stanze chiuse dell’oppressione». Pinter è considerato, dopo Beckett, il maggior scrittore di teatro del ‘900. Il suo linguaggio e le sue sceneggiature sono povere di indicazioni, ma estremamente ricche dal punto di vista emotivo. Lo spettatore si sente coinvolto se non addirittura direttamente partecipe della scena.

Tra le sue opere d’esordio la mia preferita è The Dumb Waiter (Il calapranzi), del 1957. Ben e Gus vivono in un seminterrato e dialogano tra loro di cose futili e vuote. Nel corso della commedia si scopre che i due sono dei sicari professionisti e il calapranzi è il modo con cui ricevono indicazioni sugli incarichi. L’opera è piena di momenti in cui non succede nulla, e l’attesa a tratti è insopportabile. Ti verrebbe da salire sul palco e scuoterli, quei due.

A consacrare Pinter al successo, invece, ci hanno pensato altri capolavori come The Caretaker (Il guardiano), a cui seguirono drammi radiofonici e televisivi e, nel 1964, il dramma The homecoming (Il ritorno a casa): scambi enigmatici, aggressioni verbali, silenzi e meditate evasività riempiono il palco, quando va in scena questo spettacolo, dove l’oggetto dell’analisi è la famiglia e i rapporti, spesso ipocriti e minati da passati screzi, tra parenti.

La lingua parlata dai suoi personaggi è convenzionale, fatta di stereotipi e quasi ingenua, ma allo stesso tempo estremamente ambigua. Situazioni all’apparenza innocue si rivelano assurde e addirittura minacciose, portando i personaggi a comportarsi in maniera assurda e inspiegabile; da qui l’aggettivo “pinteresque”.

Spero di avervi messo un po’ di curiosità, ma per fugare ogni dubbio ecco un piccolo estratto da The Dumb Waiter (rigorosamente in lingua originale) diretto da Harry Burton.



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