Harry a pezzi (di Woody Allen, 1997)

Creato il 04 novembre 2012 da Iltondi @iltondi

Nel suo ultimo libro autobiografico, Harry Block (Woody Allen) ha raccontato tutti i particolari della sua vita: dalle scappatelle con le clienti della moglie analista alla sua incapacità di amare, dalla relazione segreta con la cognata all’integralismo ebraico della sorella. In più, adesso ha il blocco dello scrittore ed è nel bel mezzo di una crisi depressiva. Il viaggio verso la sua vecchia università per ritirare un premio diventa l’occasione per ricordare episodi significativi del passato. 

Film frammentato, a scatti (anche nel montaggio), appunto “a pezzi”. Woody Allen spinge sul pedale del sesso, e si cuce addosso un personaggio infedele e confuso, eternamente ossessionato dalle donne («Io penso sempre a scopare ogni donna che incontro, ecco…»). Tra analisti ed ex mogli (due tormentoni del cinema alleniano) si sviluppa un percorso a episodi, un susseguirsi di storielle cariche di un divertito surrealismo (una su tutte quella interpretata da Robin Williams, attore fuori fuoco) e dell’immancabile umorismo ebraico. Anche senza una storia portante, sceneggiatura comunque geniale, che ricevette pure un nomination agli Oscar del 1998. Allen è il solito mattatore, personaggio disturbato al punto tale da essere in “bancarotta spirituale” e andare “in overdose di se stesso”; il suo Harry Block si compiace con il figlio che intende chiamare Dillinger il proprio pene, va con le puttane così non deve parlare di Proust e sforna addirittura una battuta sull’Olocausto («Non solo so che ne abbiamo persi sei milioni, ma quello che mi preoccupa è che i record sono fatti per essere battuti»). Niente male nemmeno il dialogo con la prostituta riguardo ai buchi neri, ma una delle battute più sagaci è senz’altro «Le due parole che uno desidera di più sentirsi dire… “Ti amo”? Assolutamente no. “È benigno!”» Si cita anche Kafka, e Bergman è in più di una sequenza (oltre alla presenza della morte, c’è il ritiro del premio che richiama Il posto delle fragole). Nell’interazione coi suoi personaggi, quando la realtà sfocia nella finzione della sua mente, c’è anche un viaggio all’inferno (con Billy Crystal, nei panni del diavolo, che rivela di non fidarsi dell’ambiente di Hollywood). Una nota sul ricchissimo cast: oltre a un giovane Tobey Maguire e al bravo Stanley Tucci, c’è un ventaglio di attrici che comprende Kirstie Alley, Demi Moore, Elisabeth Shue e interpreti già impiegate in altri suoi film (Judy Davis, Caroline Aaron, Mariel Hemingway, Julie Kavner, Julia Louis-Dreyfus). Da segnalare infine The girl from Ipanema di Stan Getz e la fedelissima Sing, sing, sing di Louis Prima (Allen l’ha già utilizzata in altre pellicole) all’interno della colonna sonora.



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