Magazine Cinema
Onestamente, Harry Potter non mi è mai dispiaciuto.
Ho letto i primi cinque libri e visto tutti i film, e - con gli alti e bassi tipici di una saga così lunga - devo ammettere di essere sempre rimasto tutto sommato soddisfatto, considerato che, superati gli eighties ed escluso Il signore degli anelli, il grande schermo non è mai davvero stato capace, negli ultimi dieci/quindici anni, di proporre serie in grado di soddisfare il pubblico più giovane così come quello adulto che si incaricava di accompagnare figli, nipoti, fratelli e sorelle minori al Cinema.
Le vicende del mago creato dalla furbissima Rowling hanno senza dubbio il grande pregio di parlare a qualunque genere di spettatore mettendo in moto meccanismi d'immedesimazione in pieno stile fanciullesco "io sono questo e tu sei quell'altro, e ovviamente quello che sono io è molto migliore di quello che sei tu", un pò quello che accade a me e Cannibale quando non risparmiamo colpi bassi nelle nostre Blog wars.
A questo proposito, l'attesa per questo doppio ultimo capitolo era fervente sia da parte dei fan hardcore della saga, sia da parte di chi, pur avendola seguita solo cinematograficamente e magari senza averla apprezzata nella sua interezza si ritrova inchiodato alla poltrona mosso dalla curiosità del finale: il lavoro di Yates, già regista del cupissimo Il principe mezzosangue, è a mio parere senza infamia e senza lode, e se da un lato ha senz'altro il merito di risultare scorrevole ed accattivante, dall'altro paga il fatto di non essere altro che un raccordo tra il finale del succitato Il principe mezzosangue e la morte di Albus Silente e lo scontro finale tra Harry e Voldemort, fissato per la seconda parte di questo doppio ultimo capitolo.
In particolare, lo script pare funzionare a corrente alterna, e pur non risultando ostico per un non lettore del romanzo - e lo dico con coscienza, essendomi fermato al quinto dei libri - non riesce a generare la tensione che altri capitoli erano stati in grado di regalare all'audience - su tutti, il quarto, a mio parere ancora il migliore della serie, parlando sia dei romanzi che dei film -: l'atmosfera oppressiva e quasi dark della pellicola precedente viene addirittura resa più soffocante, ma appare più una questione di confezione che non di effettiva portata drammatica del lavoro di Yates, più preoccupato di seguire i suoi giovani divi nella loro corsa turbata dai tormenti adolescenziali e dalla presenza del malefico Voldemort che non di approfondire davvero l'intera galleria dei personaggi, quasi si volessero risparmiare i colpi migliori per la seconda parte.
Anche idee a loro modo coraggiose come la divertente scena dei molteplici Harry Potter o il racconto dei tre fratelli e i doni della morte - praticamente un corto d'animazione - finiscono per scomparire rispetto all'insistita attenzione posta dal regista sui suoi giovanissimi divi.
Una sorta di incompiuta, dunque, che probabilmente si rivelerà un successo o una delusione a seconda del risultato del finale che attende al varco in questi giorni i fan del giovane Harry e anche, probabilmente - ma non lo ammetteranno mai -, quelli che fingono che la cosa non li tocchi più di tanto, ma smaniano allo stesso modo di scoprire se, quando la polvere si sarà posata, Voldemort sarà sconfitto, e a quale prezzo.
Del resto, più o meno, poco importa.
Dimenticavo: io sono sicuramente un Serpeverde, ma Voldemort e soci li prenderei ugualmente a bottigliate.
In fondo, non vorrete mica che usi una bacchetta!
MrFord
"You brought it upon yourself
it's slow but final
with nothing to gain
you brought it upon yourself
it's slow but final
it starts today."
Dark tranquillity - "A closer end" -
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