(Harry Potter and the Philospher’s Stone)
Regia di Chris Columbus
con Daniel Radcliffe (Harry Potter), Rupert Grint (Ron Weasley), Emma Watson (Hermione Granger), Robbie Coltrane (Rubeus Hagrid), Richard Harris (Albus Silente), Maggie Smith (Minerva McGranitt), Alan Rickman (Severus Piton), Ian Hart (professor Raptor), Tom Felton (Draco Malfoy), Richard Griffiths (Vernon Dursley), Fiona Shaw (Petunia Dursley), Harry Melling (Dudley Dursley), David Bradley (Argus Gazza), John Hurt (Olivander), John Cleese (Nick quasi senza testa), Sean Biggerstaff (Oliver Baston).
PAESE: USA, Gran Bretagna 2001
GENERE: Fantastico
DURATA: 146′
Dal romanzo di J. K. Rowling. Il giorno del suo undicesimo compleanno, il giovane orfano Harry Potter – che vive un’esistenza grama nel sottoscala degli odiosi zii – scopre di essere figlio di due maghi, e per questo di poter entrare di diritto alla prestigiosa scuola di magia di Hogwarts. Nonostante l’amicizia dei coetanei e il supporto dei professori, Harry dovrà fare i conti col temibile Lord Voldemort, mago cattivo responsabile della morte dei suoi genitori…
Primo adattamento cinematografico di uno dei casi letterari più eclatanti del secolo: uscito in sordina nel 1997 e firmato da un’autrice fino a quel momento sconosciuta, Harry Potter e la pietra filosofale divenne uno dei libri più venduti della storia e generò ben sei seguiti, tutti repentinamente filmati dal 2001 al 2011. La sceneggiatura di Steven Kloves si mantiene più che fedele al romanzo, eliminando solo qualche episodio poco importante: una scelta che piace ai fan ma che finisce per rendere il film troppo lungo, sfiancante per gli spettatori più piccoli e noiosino per quelli grandicelli. Tuttavia, la lista delle “cose buone” è folta: il cast, azzeccato e ricchissimo fino allo spreco, in cui spiccano i tre piccoli protagonisti; gli effetti speciali, capaci di ricreare le meraviglie del mondo di Hogwarts; la regia di Columbus, attenta allo spirito giocoso e fiabesco della Rowling (ma l’atmosfera è molto “alla Tim Burton”) e abile nell’orchestrare l’azione; le musiche di John Williams, la fotografia di John Seale, le (mirabolanti) scenografie di Stuart Craig. Alla fine non mancano i buoni sentimenti che così poco piacciono ai recensori, ma 1) c’erano anche nel libro; 2) sono “sporcati” dalla certezza che Voldemort tornerà più forte che mai. Raro caso di film tratto da un romanzo in cui l’autrice ha pieni poteri non solo sugli aspetti narrativi ma anche su quelli produttivi: la Warner, pur di accaparrarsi i diritti, permise alla Rowling di mantenere carta bianca su ogni cosa (poteva visionare le sceneggiature per poi decidere se approvarle o meno, coordinare il marketing, addirittura scegliere i registi e gli attori – tutti inglesi o comunque britannici). Ne esiste una versione estesa da 159′.