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Harum scarum

Creato il 13 marzo 2012 da Rob77
HARUM SCARUM
HARUM SCARUM
Pubblicato dalla Rca: Ottobre 1965
Classifica Usa: 8
Classifica Uk: 11
LATO 1
HAREM HOLIDAY
MY DESERT SERENADE
GO EAST, YOUNG MAN
MIRAGE
KISMET
SHAKE THAT TAMBOURINE
LATO 2
HEY LITTLE GIRL
GOLDEN COINS
SO CLOSE YET SO FAR (FROM PARADISE)
ANIMAL INSTINCT
WISDOM OF THE AGES
Per quanto si voglia criticare la produzione discografica legata alla parentesi Hollywoodiana di Elvis, non si può certo negare che molti 33 giri scaturiti da quella lunga esperienza fossero squisitamente a tema. Tali dischi rispecchiavano l'ambientazione della pellicola omonima tanto nell'artwork quanto nella musica, che veniva realizzata utilizzando una strumentazione e un approccio consoni allo scopo da raggiungere, adattandosi perfettamente al soggetto dal quale traeva origine. Inciso nel febbraio del 1965 e pubblicato alla fine dello stesso anno, Harum Scarum non sfugge a questa regola, e anzi ne rappresenta l'esempio più radicale. In virtù della fedeltà alle tematiche cinematografiche, le sonorità sembrano allontanarsi irrimediabilmente dal mondo del rock, laddove con il precedente Girl Happy si fosse tentato un modestissimo e mal riuscito contatto con la nuova cultura musicale, in grande fermento creativo. Date le sue spiccate peculiarità, Harum Scarum corre quindi il rischio di risultare poco vendibile, e questo rappresenta un curioso paradosso considerando la strategia che lo aveva generato. Le undici canzoni presenti sull'album, due delle quali inserite in qualità di "bonus songs", sono caratterizzate da scarso spessore compositivo e stereotipati testi dal sapore fiabesco, che contribuiscono ad aumentare il distacco dalla realtà. Fra i musicisti chiamati in studio per creare il tipico sound "orientaleggiante" che permea la colonna sonora, spiccano senz'altro Kenneth Buttrey (batteria) e Charlie McCoy (chitarra), al lavoro su Blonde on Blonde di Bob Dylan più o meno nello stesso periodo.
A dispetto della debolezza del materiale a disposizione, Elvis da l'impressione di essere sufficientemente interessato. Peccato che il suo moderato coinvolgimento nel progetto venga vanificato dai mixaggi effettuati, talmente scadenti da far gridare allo scandalo. Aver costretto Elvis Presley ad allontanarsi dai suoi reali percorsi artistici è di per se grave, che si sia lesinato anche sulla qualità del suono delle sue incisioni è imperdonabile e fa apparire, in tutta la sua drammatica evidenza, quanto a metà degli anni sessanta il cantante più famoso del mondo fosse gestito in maniera dilettantesca. E' sopratutto sulla base di questa amara constatazione che Harum Scarum può essere considerato uno dei punti più bassi della carriera di Elvis.
Apre le danze Harem Holiday, durante la quale Elvis fa i salti mortali, nel tentativo di infondere una parvenza di credibilità e consumabilità commerciale a una confusa linea melodica. Non male, in un'opera avarissima di spunti di rilievo, la brevissima e veloce cavalcata notturna di My Desert Serenade. Tre ballads consecutive, Go East Young Man, Mirage e Kismet, oltre a condurci nell'incantato Lunarkand, manifestano pur nei loro evidenti limiti l'impegno di Elvis, forse affascinato dal suo ruolo nel film e incuriosito dall'inusuale trattamento riservato alle sue esternazioni amorose. Shake That Tambourine chiude con ritmo il primo lato del long playing, nulla di trascendentale ma il cantante da l'impressione di divertirsi. Diametralmente opposta l'atmosfera in apertura di secondo lato, dove nessun incantesimo potrebbe salvare dall'oblio Hey Little Girl, inconcludente canzoncina arrangiata in modo approssimativo e priva della coloritura fatata delle sue compagne di viaggio. Altre due love songs in sequenza, Golden Coins e So Close Yet So Far (From Paradise), ristabiliscono in qualche modo la situazione, grazie a un Elvis ottimamente calato nella parte, anche se in perenne lotta con qualche sciagurato tecnico del suono. Animal Instinct, che vede sugli scudi Rufus Long al flauto è stranissima e difficilmente inquadrabile, ma dando un'occhiata al testo si può sorridere scorrendo la lista degli animali con i quali Elvis si immedesima, nel tentativo di impressionare la lei di turno! L'apoteosi dell'alchimia sonora che alimenta Harum Scarum è raggiunta con la conclusiva Wisdom Of The Ages, dove i temi cari all'amore lasciano il posto a una sorta di solenne morale che ovviamente non può essere presa sul serio.
Se nel biennio 1964/65 fosse stata data ad Elvis la possibilità di realizzare musica lontana dal rigido contesto Hollywoodiano, probabilmente Harum Scarum sarebbe stato archiviato come una poco riuscita operazione di commistione di generi, apparentemente in antitesi fra loro. Qualcosa di infinitamente trascurabile a beneficio di canzoni più consistenti e rappresentative del suo talento. Sfortunatamente le cose non andarono in questo modo. Come prigioniero dell'immaginaria dimensione dalla quale era misteriosamente giunto a noi, l'album sarebbe rimasto un episodio a se stante, slegato dal resto della produzione Elvisiana. Ancora oggi trova fissa dimora nel Lunarkand, trasformato per sempre in una favola da raccontare a bambini troppo cresciuti e disincantati.

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