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Haters sui social network. Intanto ti odio e poi ti denigro un po’. Vd Spielberg l’assassino

Creato il 13 luglio 2014 da Letiziapalmisano

Gli haters nei social network sono coloro che manifestano il loro odio all’interno dei diversi social. Chi non sia pratico di Facebook, Twitter ecc., potrebbe pensare a qualcuno che ha un odio specifico verso qualcun altro o qualcosa e li cerchi un po’ ovunque per tirare del fango (rectius m___a), denigrare ed inveire. Quale social media expert sono anni che lavoro a fianco di aziende e persone un po’ su tutti i principali social. Mi sono resa conto che il popolo degli haters – i cui componenti non sanno nemmeno di appartenervi, né di avere così tanto in comune con tanta altra gente – cresce costantemente e si auto alimenta specie quando si scontrano tra “concittadini”. Insomma, la mamma degli haters è sempre incinta.

Hater viene dall’inglese. Verbo To hate. Odiare. A che mi riferisco?

Andiamo a degli esempi pratici. Per lavoro e per passione seguo pagine di numerosi politici. A prescindere da quel che loro facciano, in Parlamento e fuori, l’elenco degli insulti che ricevono sulle pagine social è spaventoso. Il classico. “vai a lavorare”, “c’è gente che campa con 500 euro al mese” (che poi se a quelle persone abbassassi la retribuzione a 500 euro al mese con lo stesso ragionamento…) fino a insulti ben pesanti. Ci sono anche messaggi più costruttivi misti però sempre a odio, risentimento. In pochi rispondono nel merito al contenuto specifico messo dal politico, in pochissimi vogliono dar vita a una discussione con cognizione di causa (con gli altri utenti perché è difficile che il politico in sé risponda ai commenti, sebbene non manchino esempi virtuosi). E rimango fortemente perplessa perché trovo lo stesso sdegno e stesse parole sia in politici che in effetti le sparano grosse (o il cui impegno è centellinato) sia in chi (che la pensi o meno come noi/voi) lavora 23 ore al giorno in maniera del tutto onesta (ah si, esistono, mi spiace per chi odia i politici a prescindere come “categoria” come se fossero altro da noi). Basti pensare che se esce una notizia di un problema risolto o di qualcosa che è stato ulteriormente migliorato, gli insulti si spostano sulle restanti carenze. Apre un nido? Non basta, è stata riparata una strada? E le altre? Che son raccomandati gli abitanti di quella via? Si allunga il percorso di un bus per servire un quartiere. E quindi? Peggiora il servizio per gli altri? Chi se ne frega del quartiere nuovo. Ecc…

Un altro elenco di casi riguarda l’alimentazione vegana. Io per prima, avendo pubblicato una volta una ricetta di un frullato di frutta fresco (o yogurt? non ricordo bene) 100% bio e fatto in casa (e vegetariano), mi son sentita rispondere che dovevo sostituire il latte – con proteine animali – con quello vegetale. E da lì una discussione infinita. Soia si o no, perché OGM. Quella discussione ebbe toni assolutamente contenuti – anche perché per me finì lì. Ma dopo aver assistito ad attacchi di persone a cui erano state messe nei commenti o in bacheca immagini molto cruente, con grida di “assassin*” e via dicendo, ho capito come sia opportuno evitare anche discussioni sullo yogurt, per quieto vivere.

Un sito oggi ha pubblicato la notizia di un bambino che sarebbe stato morso da un cane. Tutto relativamente bene, ma ferite alla schiena e qualche punto. Un padre (giustamente) spaventato. A commento della notizia – a cui si poteva replicare con il proprio profilo FB – decine di messaggi di chi ce l’aveva col cane (E la museruola??), chi col padrone, chi con il bambino che chissà che avrà fatto al cane e con la società che non insegnerebbe ai bambini a non stuzzicare i cani (non sapendo neanche come siano andati i fatti) e chi più ne ha più ne metta (tanto i commenti solitamente si ripetono).

E potrei snocciolare un’altra decina di argomenti che danno benzina sul fuoco e tirano fuori il peggio delle persone (anzi solo degli haters. Giustamente, gli altri che c’entrano) anche solo condividendo immagini spesso bufala (ma questo sarà un altro post) contro qualcuno.

In questi giorni poi si è avuto un altro esempio evergreen: attenti all’ironia! Potrete essere presi per seri e sarà la vostra fine. Il caso di Spielberg, che ha anche mostrato quanto sia sceso il livello medio culturale. Come avete fatto a non aver visto Jurrasic Park? A parte gli scherzi, ogni tanto vedetevi super Quark o National Geographic ! Almeno fate una breve ricerca su google scrivendo “dove vivono i triceratopi?” Così da scoprire che la risposta sarebbe stata un “quando”. Ma oltre a ciò, la violenza di alcuni messaggi è ciò che continua a colpirmi di più.

L’ironia, come dice il quinto teorema sui Social Network di Rudy Bandiera, non viene percepita. Tanto da esserci “cascato” anche lui una volta.

Tutto ciò è frutto della “maschera” pc, della distanza. Se le stesse persone si trovano faccia a faccia, normalmente per quieto vivere o si evitano gli argomenti spinosi o vengono trattati in maniera assolutamente soft (immaginate la discussione tra 2 persone che non si conoscono, sulla bacheca di un amico comune, poi invitate entrambe ad una cena). Ricordarsi che dall’altra parte c’è una persona (e sì, anche i politici hanno un cuore!), potrebbe aiutare almeno nei toni. Secondo: documentarsi un po’ su quel che si sta commentando. Non si fa una bella figura di fronte agli altri che leggono e, tranquilli, il Grande Fratello vi guarda. Ci sarà sempre un cliente o un vostro superiore che – per la legge di Murphy – incrocerà quanto avete scritto e non avrà un bel giudizio di voi.

Queste cose le spiego nelle mie lezioni nelle quali dedico ampio spazio a “come si risponde a un commento negativo” (e quando è opportuno non rispondere). Spero di sfruttare l’estate per condividerle anche sul mio blog.

Ultima cosa, se non credete che il triceratopo fosse solo un robot, ecco la prova.

 

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