La mostra dedicata a Hayez è imperdibile non solo perché per la prima volta sono accostate le tre versioni de Il Bacio ma anche perché è la più ampia monografica dedicata al pittore veneto con alcuni quadri esposti per la prima volta.
Anche la sede è davvero prestigiosa: le Gallerie d'Italia occupano il palazzo storico sede della Banca Commerciale Italiana ed è un piacere girare nei lussuosi ambienti che ora ospitano la collezione del Novecento di Intesa San Paolo e notare la cura degli sportelli o scendere al piano inferiore e sbirciare nel caveau: in epoca di profonda crisi economica questo guardo sulla solidità economica del passato è quasi commovente.
La mostra dedicata a Francesco Hayez ha un andamento cronologico: com'è noto il pittore nacque da una modesta famiglia veneziana il 10 febbraio 1791, studiò all'accademia delle Belle Arti di Venezia, a Brera e poi fu a Roma dove Antonio Canova fu suo mentore e dello scultore trevigiano sono esposte in mostra alcune sculture che dimostrano lo stretto legame tra i due artisti.
La Maddalena Penitente del #Canova è a Milano fino a domenica 21/2 per la mostra di #Hayez
Una foto pubblicata da Eva (@avadesordre) in data: 16 Feb 2016 alle ore 15:45 PST
Eccelso nella pittura del nudo, Hayez procurò più volte scandalo con le sue Maddalene discinte ritenute poco adatte al soggetto religioso a cui rimediò col castissimo Crocifisso con la Maddalena ma lo scandalo più grande lo suscitò con Venere che scherza con due colombe (ritratto della ballerina Carlotta Chabert).
Oltre all'abilità nel nudo, nell'opera del pittore romantico per eccellenza, simbolo dell'Italia risorgimentale, possiamo scorgere altri due talenti fondamentali: la maestria nel ritratto che lo portava a realizzare quadri molto realistici che cercavano di indagare la natura del modello e nella lunga serie di nobildonne ">italiane ricorre spesso una certa fierezza o malizia nello sguardo che culmina nel ritratto di Cristina Trivulzio Belgiojoso.
Allo sguardo intimista e profondo del ritratto, Hayez unisce anche una grande capacità nella composizione di gusto teatrale: amico e ritrattista dei grandi compositori dell'opera lirica, Hayez adombra nelle scene tratte da I Due foscari, I vespri siciliani e in molti altri soggetti la situazione italiana. Tra tutte queste grandi tele mi ha veramente impressionato Maria Stuarda al momento in cui sale al patibolo, opera visibile per la prima volta al grande pubblico.
Il bacio, quadro iconico su cui non c'è nulla da aggiungere era presente per la prima volta nelle sue tre versioni e richiama sempre una piccola coda per poter entrare nella sala dov'erano esposti i tre dipinti, personalmente preferisco l'ultima versione, quella realizzata per l'esposizione di Parigi perché mi piace l'abbandono maggiore della figura femminile che nelle precedenti versione trovo un po' rigida.
Che Il bacio sia stato riproposto da Luchino Visconti in Senso è cosa risaputa ma l'influenza di Hayez sul nostro cinema ha una lunga storia: in mostra oltre al celebre spezzone di Visconti, sono presenti i frammenti di Noi credevamo dove Francesca Inaudi riprende fedelmente i tratti della contessa di Belgiojoso del ritratto in mostra, mentre in Malombra 1942, di Mario Soldati, il dipinto dell'antenata in cui crede di identificarsi la marchesina Marina è un ritratto di Hayez, come scritto nel romanzo stesso di Fogazzaro.
dal 7 novembre 2015 al 21 febbraio 2016
Gallerie d'Italia
Piazza Scala
Milano