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Heart of Darkness

Creato il 18 giugno 2013 da Fbruscoli

Heart of Darkness Dopo aver letto un libro sulla colonizzazione africana che parlava della corsa tra l’avventuriero americano Stanley al servizio del re del Belgio e Brazza, l’italiano al servizio della Francia, mi trovo infine sulle rive del fiume Congo, nel Cuore di Tenebra.
Mi aspettavo che Brazzaville fosse una città disorganizzata e caotica, ed invece trovo strade asfaltate e una certa aria da città di provincia. Il casino, mi dicono, si trova dall’altra parte; ed indicano il fiume da cui fa capolino Kinshasa, già Leopoldville, una delle metropoli più grandi d’Africa.
Non essendoci ponte tra le due città per discordie politiche e battaglie commerciali, il passaggio si fa in barca. Visto che si tratta di due stati diversi, la procedura è piuttosto kafkiana e quindi costosa. Se si vuole passare in tempo ragionevole, conviene contattare un intermediario che si occupa delle procedure amministrative, comprare i biglietti e intrattenere rapporti d’amicizia interessata con il responsabile dell’immigrazione, oltre che ammassare una discreta quantità di documenti puramente decorativi. Il prezzo del servizio è un forfait che si basa principalmente sul potenziale economico del soggetto e soprattutto sul colore della sua pelle. Oggi si fa festa.
Aspettando seduto sotto un albero, osservo uno spaccato dell’economia informale africana. Il numero di persone che aspettano attira venditori di ogni tipo, vari lustrascarpe, oltre ai bambini che rovistano nell’immondizia alla ricerca di bottiglie di plastica. Quello che ha più successo di tutti è un ragazzo con una macchina fotografica digitale e una piccola stampante portatile. La foto costa 1000 franchi CFA (un euro e mezzo) e la si ha in un paio di minuti. Non c’è nessuno che riesce a resistere alla tentazione e il ragazzo fa grandi affari. Forse a causa di tanta abbondanza, non dà grande peso alla qualità, per cui il mio ginocchio appare in varie fotografie, oltre che lampioni, panchine, pezzi di edifici e macchine.
Quando chiamano il mio nome (il boarding è nominale), mi precipito nella barca lottando con il resto dei passeggeri (il concetto di coda non è proprio britannico). Poco dopo la lancia sfreccia sul largo fiume scuro, che più di un secolo addietro era percorso dai lenti battelli a vapore delle potenze coloniali e dei mercanti di olio di palma e caucciù. Manca solo il capitano Kurtz.


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