Magazine Cultura

HEIMWEH Ragh Potato, Improvvisatore Involontario 2010

Creato il 21 maggio 2011 da Empedocle70
HEIMWEH Ragh Potato, Improvvisatore Involontario 2010

Alberto Popolla - clarinet & bass clarinet

Francesco Lo Cascio - vibraphone & percussions

Alessandro Salerno - baritone classical guitar

Mario Paliano - drums & percussions

Nulla da dire, nulla da eccepire. Improvvisatore Involontario ha da tempo fatto delle coerenza stilistica il suo inossidabile marchio di fabbrica, brand che rispetta e ribadisce con forza con questa nuova incisione a nome del quartetto Heimweh. Nome curioso per un ensemble, dagli echi più nordici che non latini, Heimweh infatti è il temine tedesco per “nostalgia” e l’omonimo titolo del film di Andrzej Tarkowski.

Per chi da queste premesse si aspettasse un jazz “nordico” o “atmosferico”, definizioni usate in passato per inquadrate le uscite discografiche della ECM, potrebbe rimanere deluso.

Il quartetto composto da Alberto Popolla – clarinetto e clarinetto basso, Francesco Lo Cascio - vibrafono e percussioni, Alessandro Salerno – chitarra classica baritone e Mario Paliano – batteria e percussioni, ricorda nella sua formazione quasi un ensemble di musica contemporanea che uno di jazz. L’attenzione per la timbrica sembra infatti essere la loro caratteristica peculiare, più ancora che il desiderio di ritmiche ossessive o passaggi di iperveloce virtuosismo.

Altra cosa interessante è il fatto che mi sono chiesto più volte ascoltando e riascoltando questo disco se si trattasse veramente di improvvisazioni. Gli “incastri” tra i musicisti sono perfetti, i dialoghi nitidi e puliti, l’interplay semplicemente perfetto.

O forse … forse la combinazione dei quattro strumenti opera a un livello più elevato e diverso, non sembra esistere un leader ma una società di eguali che si scambiano di volta in volta la direzione del percorso sonoro, dove finisce uno, l’altro immediatamente riprende il filo del discorso portando il quartetto verso una nuova direzione inesplorata e la capacità di interazione e la velocità di adattamento è tale da far sembrare all’ascoltatore tutto questo il normale sviluppo di una partitura.

Improvvisazione di altissimo livello quindi, ma anche musica di tale qualità da essere presa a modello anche da chi non mastica un idioma jazz.

Da parte mia voglio però approfondire e conoscere meglio la chitarra classica baritono di Alessandro Salerno.

http://feeds.feedburner.com/ChitarraEDintorni

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog