Da dove trai la tua ispirazione?
«Da qualunque cosa: può essere dalle mie emozioni personali, da un barlume di scene che mi tornano alla memoria, dalle più svariate situazioni sociali e ambientali, dalla storia. Insomma, per dirla tutta, qualunque cosa può essermi fonte d’ispirazione.»
Quanto sono importanti le tue origini nel tuo lavoro?
«La società coreana è molto particolare sotto diversi punti di vista e, in qualche maniera, anche molto chiusa, specialmente per quanto riguarda la moda. Io sono cresciuta lì, quindi superare i limiti che sono stati costruiti dentro di me (e che sicuramente sono stati influenzati dalle mie origini) è la sfida più dura, per diventare una fashion designer di fama internazionale.»
Se ti dico «moda» a cosa pensi?
«Be’, ti direi che per me la moda è l’insieme di molte cose, come arte, cultura, società, emozioni… Ciascuno di questi aspetti è legato all’altro, serve a dare una definizione complessiva.»
Ti piacerebbe continuare a lavorare da sola o preferiresti iniziare una collaborazione con qualche brand o con un fashion designer noto in tutto il mondo?
«All’inizio sognavo di lavorare con grandi marchi, come Balenciaga – Nicolas Ghesquière, per imparare la sua capacità senza limiti di immaginare, Vivienne Westwood, per la sua passione, Jil Sander per il suo taglio impeccabile, Marni per i suoi bellissimi mix di colore, Prada per il senso dell’umorismo… Oddio, effettivamente ce ne sono troppi con i quali mi piacerebbe collaborare. Beh, comunque le cose sono cambiate da quando mi sono trasferita in Italia per amore: a causa della lingua, ho dovuto imparare a lavorare da sola, e ho scoperto che costruirsi un proprio brand è divertente. Certo, anche lavorare con la gente ha il suo perché: diciamo che sono aperta a qualunque possibilità, e che so adattarmi.»
Cosa ti piace del MADEINMEDI e perché hai scelto di partecipare?
«Innanzitutto, presentare le mie creazioni in città che non conoscevo è sempre molto eccitante, per me. Quando la proposta mi è arrivata dalla Sicilia ho pensato: “Perché no?”»
Qual è l’argomento della tua collezione?
Hai avuto un sacco di esperienze lavorative, anche molto importanti. Ce le racconti un po’?
«Sì, in effetti ne ho avute tante. Durante e dopo la scuola, ho lavorato per Alexander McQueen e Gareth Pugh, e lì ho imparato delle cose che tra i banchi non avrei mai potuto scoprire. Lo stesso quando ero nello staff di Browns, a Londra: ho visto moltissimi importanti brand all’opera, e ho capito qualcosa della mentalità imprenditoriale, oltre che creativa. Poi, l’anno scorso in Corea ho partecipato al programma televisivo “Project Runway“, che è stato molto divertente, oltre che una bella esperienza, che raccomando soltanto a chi è mentalmente preparato al possibile “incubo” del dopo-messa in onda.»
Che piani hai per il futuro?
«Al momento, sto lavorando su una linea di abbigliamento maschile, e ho diverse mostre dei miei lavori in giro per l’Italia e la Gran Bretagna. Voglio continuare a lavorare sodo come adesso, e spero di vedere, nei prossimi anni, tanta gente indossare i vestiti che creo, in tutto il mondo, però.»