Non deve essere facile, per Franco Smith, timonare Treviso mentre i rapporti tra il
club e la Fir tendono alla burrasca. Deve mettere in campo il XV migliore, senza schierare però più di uno straniero per reparto. Deve coordinarsi con lo staff della Nazionale, che sugli
stessi uomini fa affidamento. Da una parte l’esigenza del club, vincere. Dall’altra quella
della Fir, preparare gli azzurri. Un bel rebus, al quale si aggiunge la Heineken Cup. Oggi arrivano gli Ospreys, la franchigia gallese più forte. «Non è realistico pensare di vincere la Coppa — spiega —, ma vogliamo il rispetto di inglesi e francesi. Aspiriamo a passare il turno, partita dopo partita».
Il 42-17 con i Saracens è stato il primo rovescio stagionale.
«Oggi chi tiene la palla per più fasi, segna più punti. A Londra ne abbiamo perse troppe, tra in avanti, turnover e calci usciti. Ma non è stata una disfatta».
Quanto cambia, tra Celtic e Heineken?
«In Heineken hai sei finali, con due sconfitte sei fuori. In Celtic nuoi rischiare».
In Celtic gli Ospreys vi hanno battuto 27-32. Sarà una partita diversa?
«Sì. La vittoria dovrà essere più costruita, dovremo essere conservativi e precisi. Immagino una partita come contro il Leicester, l’anno scorso (29-34, meta inglese al 78′, ndr). Però dobbiamo ridurre le palle perse. Anche nella vittoria con i Dragons (50-24) ne abbiamo contate 15. Dobbiamo scendere a 8».
Durante il Mondiale avete schierato i «permit players», in prestito dall’Eccellenza.
«Per due mesi hanno fatto il lavoro fisico che noi avevamo affrontato l’anno scorso. “0 nuotano, o fuggono” ci siamo detti. Han capito la nostra etica del lavoro, con voglia e grinta».
Tra i convocati di Brunel c’è Luca Morisi, 20enne che a Treviso si è messo in luce.
«Sembrava timido, ma in campo ha mostrato qualità enormi. Calcia e passa bene, può fare
l’apertura o l’estremo. L’abbiamo usato centro per la capacità di leggere la difesa».
È tornato Antonio Pavanello, che Mallett non considerava.
«Un vero capitano, mostra la sua leadership nel gioco. Gli azzurri tornati dal Mondiale si sono subito messi in riga dietro di lui. Da 0 a 10, ti dà sempre almeno 7».
Come è andata con Brunel?
«Bene. Ha passione, ed è ciò che serve all’Italia. Voleva conoscere il mio modo di lavorare.
La prima cosa sulla quale ci siamo trovati d’accordo, è che l’Italia deve vincere più spesso, e
perché ciò accada serve che in Celtic e Heineken questi ragazzi si abituino alla vittoria, anche in trasferta».
Heineken, Celtic, Fir e Brunel: parla Franco Smith, il miglior coach d’Italia
Creato il 19 novembre 2011 da Ilgrillotalpa @IlGrillotalpaPossono interessarti anche questi articoli :
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