Magazine Cinema
Visto in Dvx.
Pinhead risulta intrappolato in una scultura (è la colonna delle torture dei primi due film, al cui interno, oltre a Pinhead è contenuta anche la scatola e alcune vittime); una volta venuto in contatto con del sangue prende vita e fa un accordo con un ricco balordo per avere delle vittime; una volta ottenuto il necessario torna in vita sulla terra; il suo progetto è distruggere la scatola per non dover tornare nel labirintico inferno e fare il bello ed il cattivo tempo sulla terra degli anni '90. A mettergli i bastoni fra le ruote sarà.. sè stesso. Il sè stesso umano infatti apparirà in sogno alla protagonista di turno per spiegarle come battere il mostro.
Sputtanate le credenziali dei cenobiti nel capitolo precedente, Barker (ancora una volta alla scrittura non più alla regia), decide che se deve mandare in vacca tanto vale farla grossa; violenta completamente l'idea originale (la seconda dimensione, il fatto che debbano essere chiamati, la loro sostanziale onestà nel perseguire solo chi ha penetrato i segreti della scatola) e decide di scrivere un horror consueto (se al posto di Pinhead ci fosse stato Freddy Kruger nessuno si sarebbe accorto della differenza).
La regia più funzionale e snella del solito non è così geniale (ed è troppo anni '90) per risolevvare da sola le sorti di una vaccata. paura zero, ritmo stentoreo, interesse ai minimi Introduzione degli effetti speciali al computer (pessimi, come anche sono pessimi, in questo caso, quelli fatti artigianalmente)
Forse vi ricorderete di me per scene come.... che poi Nightmare ne aveva sempre di interessanti... qui invece. Mah i nuovi cenobiti creati da Pinhead sono di un buffo fetish che si fa ricordare, ma non ha attinenza con l'horror. La donna uccisa dalla fellatio con il ghiaccio è un attimo di pessimo CGI che ricordo ancora...
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