Il Range Rover di colore sabbia frena appena pochi metri distante dall’ingresso dell’ospedale.
Henning e Kurt scendono e s’avviano con passo sostenuto nella direzione giusta.
Come sempre la sala della reception è gremita di persone di ogni età.
Esse attendono di riuscire a poter espletare ciascuna la propria pratica, magari fosse pure nella tarda mattinata e poi, a cose fatte, essere ricevute dal sanitario o dall’ infermiere di turno.
Ed è cosa lunga. Non c’è dubbio.Come tutto e sempre a Dar es Salaam.
Qualcuno, quasi certamente, sarà costretto a ritornare l’indomani.
E costui, come tutti, accetterà di buon grado e santa pazienza la sorte.
Intanto Zoe compare improvvisa e scende la scala andando incontro all’amico Henning e invitandolo, con un cenno del capo, a seguirla con il suo ospite.
I tre s’immettono rapidi, quasi timorosi d’essere visti da qualcuno, in una stanza che è buia,con le imposte esterne delle finestre ancora chiuse.
Nell’aria si percepisce immediatamente un odore di formalina mista ad alcol.
La camera, infatti, è attigua all’obitorio dell’ospedale.
Ed è quanto frettolosamente ha avuto modo di leggere Kurt nell’attimo poco prima di seguire Henning e la sua amica nell’ambiente dove sono adesso.
Zoe si avvicina( ma prima ha fatto luce nello stanzone maleodorante) a una parete,che è tutta rivestita di piastrelle bianche, lungo la quale sono appoggiati degli enormi armadi-frigo metallici.
La donna, che ha bei muscoli, fa scorrere agevolmente uno sportello ed ecco che compaiono, nei cassetti interni, alcuni resti umani congelati.
Henning non riesce proprio a trattenere una smorfia di disgusto.
Peggio che al banco dei surgelati al supermercato- pensa tra sé e sé.
Kurt, invece, s’approssima a Zoe, ed è piuttosto incuriosito.
A chi appartengono presumibilmente questi resti umani ? – domanda perentorio il commissario.
Non lo sappiamo con esattezza- risponde Zoe.
E’ probabile che siano di povera gente, famiglie bisognose di qualche soldo, che svendono all’ospedale i cadaveri dei loro parenti - chiarisce.
Il problema- aggiunge Kurt – non è che sia venduti all’ospedale, che è già qualcosa contro legge.
Peggio- prosegue l’uomo – è la fine riservata a queste che un tempo erano persone.
Non possiamo ignorare e occorre informare le autorità- puntualizza Wallander.
Zoe si mostra infastidita dinanzi al parlare chiaro del commissario svedese.
Ha fatto un favore a Henning- dice a se stessa - ma non vuole grane con l’ospedale.
E questo commissario, non c’è dubbio, è intenzionato ad andare fino in fondo.
I tre escono dalla stanza, dopo avere fatto nuovamente buio nell’ambiente, e scendono al piano inferiore.
Zoe interroga Henning con lo sguardo di chi è decisamente preoccupato. Ma Henning è distratto dai suoi rovelli circa l’indagine di Wallander e non presta attenzione alla donna.
Anzi la invita alla solita birra di mezza mattinata insieme all’amico commissario.
Detto…fatto, entrano un minuto dopo nel locale attiguo all’ospedale, ordinano e si accomodano a un tavolino libero.
Non ci sono molti avventori. C’è molta gente, semmai, per via. E il chiacchiericcio perviene altisonante e fastidioso anche all’interno.
Kurt non ha intenzione di sbottonarsi platealmente in quello che è il suo piano anche perché ha intuito la diffidenza della donna. Tace e beve pensieroso.
E’ in attesa che Henning lo riaccompagni a Bagamoyo.
E di lì penserà poi da sé a come muovere i propri passi.
Ci vuole prudenza. Deve sapere di chi si può fidare al commissariato locale. E quanti dollari deve sborsare per scucire certe bocche.
Stessa cosa che gli toccherà quando farà ritorno in ospedale e tenterà un approccio con il chirurgo cinese, che tiene lezioni di anatomia agli studenti del luogo.
Zoe e Henning nel mentre stanno prendendo accordi per una cenetta serale a casa di lui e su innominabili possibili fantasie, tutte incluse nel pacchetto "notti mozza-fiato".
Un rapido saluto, dopo aver pagato le birre scolate (la tedesca ha sempre il vizietto di esagerare), e via di corsa ciascuno al proprio da fare.
Se sarà realisticamente possibile.
Intanto, all’aperto, il caldo umido non dà tregua. E Zoe, in tutta fretta, passo dopo passo, fa rientro a piedi in ospedale.
Sulla soglia, proprio mentre sta per varcarla e spegnere con la punta del piede l’immancabile sigaretta, la sagoma minuta del dottor Wung si para contro quella del donnone tedesco.
E lui saluta con il suo abituale melenso sorriso.
Un sorriso che, a detta di parecchi (e non sono pochi), mette i brividi.

(Continua…)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)